Recensione: In Shadows Lost From The Brave
Le migliori favole cominciano con un “C’era una volta…”, ma In Shadows Lost From The Brave ha il forte sapore di una leggenda, non di una favola, quella del capitano S. Deamon e della sua ciurma ai confini del mondo a bordo di un vascello immortalato su un pezzo di cartone, là dove termina la cornice fiabesca delle terre nordiche e subentra la desolazione di un orizzonte macchiato dalle nuvole: non c’è terra in vista.
Lascio il piacere di scoprire da voi l’emozionante concept che supporta il disco degli esordienti Saint Deamon e passo di gran carriera alla parola “musica”, il linguaggio universale del gruppo scandinavo, a volte sistematico ma all’occorrenza capace di dilatarsi verso le più disparate sfumature. La rinascita del power metal melodico passa da qui?
Ronny Milianowicz (intervista) è un veterano della scena. Il noto batterista svedese ha collaborato attivamente per la riuscita di dischi stimati: Legacy Of Kings (Hammerfall), Sign Of Truth, Anima Mundi e Fairytales and Reality (Dionysus), Seven Seals e New Religion (Primal Fear) e New Protection (Ride The Sky). Un curriculum vitae sufficiente per credere, a scatola chiusa, nel suo nuovo progetto.
La line up attuale vanta il contributo al basso di Nobby Noberg (Dionysus, Chris Catena), di Toya Johansson alle chitarre (Sinner, Ride The Sky), e soprattutto di Jan-Thore Grefsatd al microfono (Highland Glory), grande intuizione e scommessa stravinta dallo stesso Milianowicz.
Stop con le presentazioni, avanti col disco.
La testimonianza della grande classe e della forza creativa dei Saint Deamon è documentata da un repertorio variopinto e di finissima qualità, nel quale le intense melodie sono ricamate da un cantante che butta il cuore oltre l’ostacolo: prepariamoci per l’arrembaggio.
The Exodus è l’introduzione cinematografica regolata dalle accese tonalità orientali e forgiata da una chitarra acustica a dodici corde, che accarezza dolcemente fino all’attacco di My Judas, brano oscuro e mistico. La melodia è il solo traguardo preposto, la maestosa title track non tradisce l’obiettivo dei Saint Deamon e racoglie il testimone degli ultimi Primal Fear, rilanciando l’up tempo orchestrale. Raggiungere My Heart è questione di pochi attimi, il brano più soft e il suo coro struggente, il pezzo sul quale gli svedesi hanno investito tempo e denaro supportandolo con un video clip.
Da My Heart a The Burden il cambio di passo è inequivocabile, netto, si torna a parlare di power metal spedito e una conferma: al microfono c’è l’alter ego di Jorn Lande, un ragazzo dalle grandi capacità interpretative e dalle straordinarie doti tecniche.
Il disco raggiunge lo snodo focale tra quinto e sesto brano perché, e sin qui non ve ne avevo parlato, la band ha deciso (saggiamente) di dividerlo in due tronconi: una prima parte tenebrosa e riflessiva, una seconda epica e “hollywoodiana”, la sintesi perfetta di classicismo neo-romantico e di escursioni melodrammatiche.
Gli inni alla Rhapsody Of Fire non tardano a comparire, e si manifestano sotto le spoglie di No Mans Land, concentrata sul ritornello anthemico, poi dirottata sull’assolo “gammarayano” e infine chiusa da un cembalo che sa di Legendary Tales, e di Deamons che pare estratta proprio dall’ultimo disco di Turilli & Co. In mezzo le cavalcate Hammerfall & Masterplan style di Ride Forever (il solo titolo è già indice dell’influenza riportata) e Black Symphony: estrose, ispirate, magnetiche.
Senza stravolgere le istanze precedenti e mantenendo uno stile impeccabile, chiudono la rassegna canora/sonora la veloce The Brave Never Bleeds (il cui motivo centrale è ispirato dalla soundtrack del film “La Passione di Cristo”), la ballata My Sorrow, adatta ai più sensibili, e Run For Your Life, mid tempo conclusivo che richiama le atmosfere egizie di inizio album. Lampi di classe cristallina.
Non sono solito sbilanciarmi sulle formazioni al debutto discografico (che poi un vero debutto non è se pensate ai precedenti di ognuno di loro), ma i Saint Deamon sono riusciti a sospingere i miei ricordi nel limbo del power metal anni novanta, e l’hanno concepito senza alcuna paura di esporsi alle correnti, ai confronti.
In Shadows Lost From The Brave è un disco che può mettere d’accordo tutti gli appassionati e, per rispondere alla domanda lasciata in sospeso beh… sì, la rinascita del power metal passa anche da qui.
Prendete e godetene tutti.
Gaetano Loffredo
Tracklist:
01.The exodus (Intro)
02.My Judas
03.In the shadows lost from the brave
04.My heart (video)
05.The burden
06.No mans land
07.Ride forever
08.Black symphony
09.Deamons
10.The brave never bleeds
11.My sorrow
12.Run for your life