Recensione: In the House of Liv
‘Thrash n’ Fucking Roll’ è la citazione evidenziata sulla firma MySpace degli MG 66, interessante realtà trentina autrice di “In the House of Liv”, debutto discografico nato dall’unione tra un hard rock arcigno e i mid tempo che hanno fatto la fortuna del thrash metal, quello della seconda era, alla ‘Black Album’ dei Metallica piuttosto che “Youthanasia” dei Megadeth, per ben intenderci.
Un thrash/rock ricco di ruggiti aggressivi, di melodie e di tanto gusto, più o meno brillante che, all’epoca, ha diviso molto l’opinione critica di fans e addetti ai lavori.
Dicevamo, Thrash n’ Fucking Roll: mai affermazione fu più azzeccata!
Dopo aver ascoltato questo disco domandarsi perchè i nostri ragazzi non riescano a emergere dall’underground è lecito.
Tutti i brani suonano infatti esplosivi, hanno “groove” e sono potenti all’inverosimile senza per questo mancare di gusto. Sono taglienti e sanno di rock stradaiolo, bollente come l’asfalto, sofferente e aggressivo.
Gli MG66 hanno la principale fonte di sostentamento in quella doppietta che in canna ha due pallottole del nome di “Metallica” e “Load”, ma non mancano nemmeno i rimandi alla scena post-thrash dei Pantera. A voler forzare l’analisi, la voce graffiante e impetuosa di Robert Pixx a tratti richiama alla memoria l’inconfondibile timbrica di Tom Araya del periodo più maturo degli Slayer.
Le sezioni ritmiche sono martellanti e mettono in risalto, anche grazie alla brillante produzione adottata, un songwriting pregevole, ben sviluppato e sopratutto spontaneo.
I suoni risultano pesanti e valorizzano con discreti risultati le idee messe in musica. Tali accorgimenti stilistici sono mescolati sapientemente al tappeto ritmico hard rock costantemente presente, il cui sound individua in band come Black Label Society i maestri ispiratori.
In particolare sono i primi brani della tracklist a far intendere quanta carne al fuoco abbia messo il combo nostrano. La prima metà di “In the House of Liv”, è un’eccellente sintesi delle coordinate stilistiche identificate dai gruppi e dagli album sopra citati.
La title track e ”Living my Life” delineano le coordinate compostive principali e ne rappresentano la personalità.
La seconda metà è d’impatto e propone alcuni mid tempo davvero vincenti, sia a livello di ritmica, sia a livello di refrain. Le coinvolgenti soluzioni dei break e degli stacchi dei ritornelli, vero punto di forza del songwriting, sono da attribuirsi alle indubbie capacità tecniche dei singoli, nessuno escluso.
Oltre a questo va evidenziata una brillante personalità nell’interpretazione dei riffing autorevoli che caratterizzano questo massiccio studio album.
Unica pecca: la mancanza di un parco “soli” degno di nota, che non solo avrebbe dato quel quid in più alle canzoni, ma avrebbe completato un lavoro portandolo a livelli di qualità davvero ricercata, sia nel mercato della scena italiana, sia internazionale.
Un esordio davvero pregevole. Senza falsi giri di parole o svendute frasi fatte, questo è un album che merita grande attenzione. Potrà mancare d’originalità (non che il genere proposto ne permetta troppa) e di sezioni soliste degne di menzione, ma nulla si può eccepire sull’immediatezza di un sound riuscito ed energico.
Per la band un punto di partenza importante; per noi che ascoltiamo, l’antipasto a quello che potrebbe essere il prossimo piatto forte. Una scorpacciata di altro devastante ‘Thrash n’ Fucking Roll’.
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Tracklist:
01 My Strength
02 In the House of Liv
03 To the Core (Hate You…)
04 Nostalgia Kills
05 Living my Life
06 I Will, I Can
07 Shut Up!!
08 Double Minded
09 Dead end Railway
10 Fire