Recensione: In the Middle of Nowhere
Il secondo full-length dei romani Enemynside è un disco coraggioso, perché esce sul mercato in un momento storico caratterizzato dal revival di vecchia scuola che tanto piace a coloro che attendevano da tempo un ritorno alle origini del genere. Ne sono un esempio lampante i successi di Evile, Bonded by Blood, Pitiful Reign, Violator (solo per citarne alcuni). Qui invece si mastica un po’ di death, un po’ di thrash e tanta melodia. Per dirla in poche parole, i cinque suonano un neo-thrash melodico vario ed equilibrato. I dieci pezzi sono contraddistinti da ritmiche e melodie conformi a quanto definito dai grandi maestri della scena death di Goteborg (At the Gates su tutti); non mancano nemmeno rimandi continui al thrash statunitense di inizio anni Novanta, corrente nobilitata da una tecnica e una produzione di livello superiore alla media del genere. Il songwriting è infatti costantemente addolcito dalla presenza di un sottofondo melodico, che tanto sa di speed metal. Uno speed metal che riporta alla mente quanto di buono fecero gli Annihilator del post-Never Neverland; il tutto infarcito qua e là dalla magnificenza dei Nevermore di The Politics Of Ecstasy e, per rimanere sul suolo italiano, da stop & go e accelerazioni degne degli ultimi Extrema.
La Sleaszy Rider Records sembra dunque aver puntato sul cavallo vincente. Se l’intento era quello di investire in una band matura e dalle potenzialità consolidate, allora l’obiettivo è stato centrato alla grande perché Cremisini e compagni sono indubbiamente pronti a confrontarsi sul mercato internazionale. Ad ascolto ultimato, si ha la percezione di una band che è riuscita a far convergere tutte le proprie abilità in un lotto di canzoni godibili, ben arrangiate e contraddistinte da ritornelli capaci di immediata presa sull’ascoltatore. Presi singolarmente i cinque sembrano aver raggiunto un livello tecnico di tutto rispetto; tecnica che si traduce in sezioni ritmiche molto varie, scandite da raffiche di doppia cassa, riff incalzanti e cambi di tempo splendidamente intrecciati. Il tutto è perfettamente scandito dai tocchi furiosi del bassista Francesco Grieco.
Tutti i brani sono fedeli a quanto evidenziato finora. In particolare colpisce Unfold, mid-tempo intenso, davvero molto groovy: introdotto da una raffinata intro-ballad, in men che non si dica il pezzo acquista un’incredibile potenza. Ottime anche N.B.T. (No Blank Theory), le cui incursioni di doppia cassa e le parti sincopate – stile Meshuggah – rendono l’ascolto davvero interessante, e Solstice, piccola gemma di melodic death metal “hardcorizzato”, che ricorda lontanamente gli All That Remains di This Darkened Heart.
Più che discreta la produzione, buono l’artwork. Un briciolo di coraggio per dare il via a qualcosa di più personale e i risultati d’alto livello non tarderanno ad arrivare.
C’è da augurarsi che questo sia il punto di partenza di un percorso discografico ricco di altrettanti capitoli validi. Non resta che attendere la meritata conferma in sede live, magari in qualche importante festival, con la speranza che i fan della musica di qualità abbiano voglia di investire su In the Middle of Nowhere, perché ne vale davvero la pena.
Nicola Furlan
Discutine sul forum, nel topic relativo alla scena thrash italiana!
Tracklist:
01 Harmonic View
02 Lesson Learnt
03 Unfold
04 Burnt By The Sun
05 N.B.T. (No Blank Theory)
06 Get Lost
07 Freak Show
08 Devils Care
09 Solstice
10 The New One