Recensione: In The Wake Of The Storm
In tema di gruppi culto dediti alla causa del rock melodico, uno spazio di buon prestigio è senza dubbio riservato ai Losangelini Biloxi, band dalla discografia esigua, ricordata principalmente per ‘Let The Games Begin‘, ottimo disco d’esordio datato 1992.
Inesorabili, il tempo e gli avvenimenti hanno svolto il proprio corso, riservando al combo americano poche gioie e molti dolori (su tutto, la perdita del leader Clyde Holly) ed un unico seguito all’eccellente debutto, l’album ‘Right The Music‘ edito ad inizio millennio, che confermava ancora una volta la classe e le immutate capacità stilistiche del quartetto, alle prese con un rock elegantissimo e dal “taglio” energicamente melodico, sempre in bilico tra chitarre robuste e soluzioni raffinate al limite dell’AOR più morbido ed edulcorato.
‘In The Wake Of The Storm‘ è il terzo capitolo di una discografia, come rilevato in apertura, alquanto esigua e nasce dichiaratamente come duplice omaggio: all’amico e collega prematuramente scomparso, ed alle vittime dell’uragano Kathrina, calamità abbattutasi nell’estate del 2005 sulla Louisiana (di cui si rimembrano ancora oggi le imponenti devastazioni), coinvolgendo, tra le altre, anche Biloxi, cittadina da cui la band ha tratto spunto nel 1989 per la creazione del proprio monicker.
Nato con ben poche pretese, e riservato essenzialmente ad un circuito di appassionatissimi ed intimi, l’album rivela, sin dai primi ascolti, tutti i difetti e limiti del caso.
Una produzione molto approssimativa ed una qualità di songwriting davvero disomogenea, infatti, danno origine ad una serie di canzoni a volte godibili e d’interessante valore, a volte scarsamente ispirate e poco scorrevoli, indicando con inequivocabile efficacia la natura “dimessa” e prettamente episodica del disco.
Rimangono, ad ogni modo, intatte le doti ed il “mestiere” dei musicisti coinvolti, fattori utili per garantire al platter un discreto quantitativo d’idee riuscite, identificabili in un nucleo di melodie che si estendono dal blues più viscerale, all’eleganza dei Toto come “Here Alone”, “Fly Into The Sun”, “On The Otherside” e “Pray For Rain”.
Poco da aggiungere infine sulla prestazione vocale del pur volonteroso Mark Allen Lanoue, in origine chitarrista della band e per l’occasione singer e frontman: la differenza con il compianto Holly è più che evidente (rilevabile anche grazie alle due canzoni in cui era ancora lo stesso Holly ad occuparsi del microfono) e non lascia molto spazio ai dubbi sulla necessità, in una eventuale prospettiva futura, di un rimpiazzo adeguato per un ruolo tanto delicato.
Un come back per pochi, realizzato con il solo obiettivo di omaggiare la memoria di un compagno perduto ed un avvenimento tristemente catastrofico, che merita una valutazione di “stretta” sufficienza più per il carattere “romantico” e malinconico che per l’effettivo valore dei brani offerti, nella speranza che ‘In The Wake Of The Storm‘ non rappresenti esclusivamente un mesto commiato ma, possibilmente, un nuovo e più prolifico inizio.
Tracklist:
01. Here Alone
02. World
03. Broken
04. 15 Minutes
05. Saints & Angles
06. On The Otherside
07. Right The Music
08. Empty Road To Nowhere
09. The River
10. I Pray
11. Pray For Rain
12. Fly Into The Sun
13. Synchronicity II
14. Bonus Track
Line Up:
Clyde Holly – Voce e chitarra sulle tracce 3 e 13
Mark Allen Lanoue – Voce / Chitarra
Rob Gronkoski – Batteria
Dave Melton – Basso
Stephan Prescott – Tastiere