Recensione: In Tormentata Quiete
Come si fa a etichettare un gruppo come gli In Tormentata Quiete? Sinceramente non lo so. Là sopra potete leggere “folk”, e di folk c’è n’è in abbondanza in questo cd, ma di certo non è l’unica cosa che potrete trovare qui dentro. Tra black, gothic, doom, parti sinfoniche e liriche e il già citato folk, credo che questo album d’esordio sia una delle cose più originali che abbia mai sentito.
Gli In Tormentata Quiete nascono nel 1998 e ben presto giungono alla realizzazione di un demo nell’autunno del 2000. Il lavoro ottiene delle buone recensioni, passa qualche tempo, qualche cambio di line-up, e finalmente si giunge alla realizzazione dell’album d’esordio, cioè questo omonimo “In Tormentata Quiete”. Una delle cose che colpiscono subito all’occhio di questo gruppo è comunque il gran numero di musicisti che lo compongono, ben otto, con cui ben tre voci.
Tocca a “La Realtà” aprire questo cd. Come si capisce benissimo anche dai titoli dei brani di questo album, i testi degli In Tormentata Quiete, sono prevalentemente in italiano. Personalmente io poi apprezzo molto i gruppi che cantano nella nostra lingua, di conseguenza questo per me è subito un punto a loro favore. A questo però bisogna affiancare l’originalità e l’estrema eccletticità della proposta musicale della band.
Lungo le composizioni di questo cd troviamo molti passaggi folk ottenuti con chitarre acustiche, violini, cimbali e anche vari strumenti più “rustici”, ma troviamo anche momenti di doppia cassa e chitarre tiratissime di chiaro sapore black. Così come momenti atmosferici gothic, brani strumentali e sinfonici, cori epici accompagnati da arrangiamenti orchestrali, rallentamenti cupi e profondi quasi doom. E sicuramente mi sto dimenticando ancora qualcosa.
Estremamente varie sono anche le voci, si passa infatti da quella aggraziata e molto pulita di Sara Tenaglia, a brani di parlato molto profondi, quasi una sorta di voce narrante, il tutto inframmezzato dal growl e da uno scream al vetriolo che mi ha ricordato il Dani Filth dei tempi migliori.
Sinceramente, pur con le dovute differenze, dato che musicalmente sono estremamente diversi, il primo gruppo che mi è sovvenuto in mente per un paragone sono stati gli Asmegin. In quel caso i musicisti sono molti di più e si alternano tra loro ai vari strumenti, ma l’effetto finale è per certi versi molto simile. Quasi cacofonica in alcuni frangenti, probabilmente, ma sicuramente una proposta musicale che non può lasciare indifferenti e di sicura e indubbia originalità e perizia tecnica. Sicuramente infatti non è da tutti riuscire ad amalgamare e gestire elementi così differenti tra loro come quelli proposti dagli In Tormentata Quiete.
Per quanto riguarda le critiche, dal mio punto di vista sono ben poche. Come dicevo prima, in alcuni passaggi le composizioni sfiorano la cacofonia, ma ritengo sia una scelta voluta e ricercata. La produzione è più che discreta, riuscire a rendere bene un simile concentrato di suoni e strumenti diversi non era per niente facile, e infatti forse a volte alcune voci potevano essere gestite un pochino meglio, ma si tratta comunque di imperfezioni minime.
Per concludere, io vi inviterei sicuramente a prestare un orecchio a questo disco. Si tratta di una delle produzioni più interessanti ed eclettiche che a mio avviso sono state prodotte dal nostro paese negli ultimi anni. Di certo non piacerà a tutti, ma penso che sia un album che merita veramente di essere ascoltato. Dal canto mio, mi pongo in paziente attesa del loro prossimo lavoro, non vedo già l’ora che esca.
Tracklist:
01 La Realtà
02 Zeus (il segreto della creazione)
03 Phatovarva
04 Chiaro Scuro
05 Nel Regno dell’Evo
06 L’Albero
07 Rosso Sangue
08 Piccole Variazioni
09 Nell’Essere
Alex “Engash-Krul” Calvi