Recensione: In Your Face
Dopo il debutto “It Won’t Be Long” del 1988, gli Shout, gruppo statunitense Hard Rock-Hair Metal, incise nell’89 un secondo album: “In your Face”. Il disco ebbe fin dall’inizio un ottimo successo commerciale (40000 copie vendute in un mese) vincendo diversi premi in ambito metal.
La band, fondata dal chitarrista-cantante Ken Tamplin, per le incisioni ingaggiò il batterista Joseph Galletta al posto del co-fondatore Dennis Holt, senza subire altre modifiche alla formazione originale.
Inoltre, come nel precedente capitolo, fu chiamato come special guest il chitarrista Lanny Cordola militante negli House of Lords, ad impreziosire proprio la title track, insieme ad una crew di altri chitarristi: il velocissimo Michael Angelo Batio dei Nitro, il celebre Marty Friedman dei Megadeth (ex Cacophony) e Alex Masi, abilissimo virtuoso italiano dell’elettrica.
Il brano, favorito dalla presenza di questi grandi guitar-hero, vinse un premio come miglior canzone Heavy dell’anno.
Il disco presenta sonorità Hard-Rock ed allo stesso tempo Metal, il tutto incentrato su tonalità medio-alte. La chitarra solista di Chuck King, sfoggia assolo molto veloci mantenendo lo stile ricco di armonici artificiali tipico di Ken Tamplin, mentre batteria e basso (Loren Robinson) sono quasi sempre sovrapposti, marcando così la sezione ritmica.
Infine il tastierista Mark Hugonberger viene ad arricchire ed armonizzare maggiormente il tutto con tappeti (note mantenute in sottofondo per notevoli durate) di accordi. La prima traccia, “When The Love Is Gone“, presenta lente e marcate ritmiche di batteria che guidano una chitarra ritmica a dir poco acuta e dal suono tagliente. Tutto questo accompagnato da un cantato che esplode nel ritornello con cori decisamente Hair Metal e culmina in un assolo memorabile, completamente riempito da armonici artificiali e shredding in puro stile metal. Il pezzo ricorda molto lo stile di “Since You’ve Been Gone” dei Rainbow.
La seconda canzone, “Give Me An Answer“, nella ritmica è molto più rock, tanto che, con i suoi accordi aperti, sembra appartenere agli Ac-Dc: i ritornelli e vari assolo si mantengono tuttavia sul filone dell’Hair Metal. “Faith, Hope And Love” rimane sullo stile delle precedenti con relativi cori e ritmiche lente: è tuttavia l’intro in assolo di questa canzone che colpisce, pur nella sua semplicità tecnica e compositiva. “Gettin’ Ready” è una delle tracce più slow dell’album, tuttavia gode di un’incredibile potenza sonora dovuta forse all’uso più frequente di sonorità grevi nel ritornello. L’assolo si presenta più veloce dei precedenti ma forse meno culminante causa l’uso eccessivo di parti rapidissime. Il finale stupisce per davvero in quanto, anziché netto e deciso, o con progressivo abbassamento del volume, accellera sempre di più fino all’udire il nastro di una cassetta che si rompe. Molto divertente!
“In Your Face” è il brano in cui sono presenti tutte le special-guest dell’album. L’intro di 30 secondi con pioggia e rombi di tuono prepara ben poco l’ascoltatore ad un pezzo in cui non vi è una parte culminante: ogni singolo secondo lo è. Ogni strofa e ritornello sono intrisi di interventi solisti dei vari guest-guitarists, con l’assolo principale eseguito alternativamente da tutti, in rapida successione. Un vero capolavoro virtuosistico.
Qui, ritmica, cantato e solo non hanno più niente a vedere con lo stile Rock-Metal precedente: la traccia può, infatti, trovare classificazione solo nello Speed Metal più estremo e tecnico.
La successiva “Getting On With Life”, somiglia molto (come stile) al primo episodio nella ritmica chitarristica e della batteria, mentre si differenzia dalle altre per un radicale cambio nel ritornello e per tutta la durata dell’assolo. “Waiting On You” è poi l’unica ballad del disco: lo stile ritmico tagliente e marcato scompare, per lasciare spazio ad un passaggio che lascia il segno nella sua tranquillità.
Risaltano molto bene i cori nel ritornello, cosa che si può dire anche dell’assolo, ben inserito nonostante la velocità d’esecuzione e lo stile aggressivo. L’ottava traccia ha la durata di nemmeno 30 secondi: si tratta della strumentale “Moonlight Sonata” di Beethoven eseguita a velocità inaudita, non dal solista Chuck King, ma dal cantante-chitarrista Ken Tamplin. L’episodio stona molto con l’album e non pare realizzato con una precisione chitarristica impeccabile.
Chiude “It’s All I Need“, pezzo dal carattere più allegro ma sempre sul tipico stile Rock, seppure la presenza della tastiera, non più in sottofondo, ma ben marcata nel ritornello, garantisca forse il “tocco allegro” di cui sopra.
Non di sicuro ai livelli dei grandi capolavori Hard Rock o Heavy Metal, questo cd si distingue tuttavia sia nello stile abbastanza innovativo sia nell’abilità dei musicisti che l’hanno composto. Un album da non sottovalutare e da aver almeno ascoltato una volta se si ama la tipica musica Hard’n’Heavy anni’80.
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Line Up:
Ken Tamplin: Chitarra Ritmica & Voce
Chuck King: Chitarra Solista
Loren Robinson: Basso
Joseph Galletta: Batteria
Mark Hugonberger: Tastiere
Tracklist:
01.When The Love Is Gone
02.Give Me An Answer
03.Faith, Hope And Love
04.Gettin’ Ready
05.In Your Face
06.Getting On With Life
07.Waiting On You
08.Moonlight Sonata (in 32 notes)
09.It’s All I Need