Recensione: In10sity

Di Mauro Gelsomini - 23 Marzo 2007 - 0:00
In10sity
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Anno: 2007
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80

A tre anni di distanza da “Thunderdome”, i Pink Cream 69 tornano sul mercato discografico festeggiando allo stesso tempo il ventesimo anniversario della carriera e il decimo studio-album, ricorrenza peraltro evidente fin dal titolo del CD.

Mentre il monicker della band viene, ancora oggi e con non poca ingratitudine, associato da alcuni alla figura dell’attuale singer degli Helloween, Andi Deris, che dopo averlo fondato nel 1987, lasciò il gruppo nel 1994.

Da allora il posto dietro al microfono è stato occupato da David Readman, inglese trasferitosi in Germania proprio per seguire la nuova formazione, e l’avvicendamento rappresenta uno dei motivi per cui il sottoscritto ha iniziato ad apprezzare i Pink Cream 69 all’indomani della dipartita di Deris.
I nostri hanno recentemente rafforzato la line-up grazie all’entrata di un secondo chitarrista, Uwe Reitenauer (tra l’altro già ascoltato insieme a tutti i Pink Cream 69 eccetto Readman sull’album Place Vendome, con Micheal Kiske alla voce), entrata che ha permesso di indurire su “In10sity” alcuni arrangiamenti in precedenza affidati alle tastiere.
Probabilmente è questa la chiave di lettura dell’album, fatto di brillanti e freschi esempi di melodic metal dai – mai come ora – chiari riferimenti al sound teutonico, prodotti dall’ormai esperto Dennis Ward.

Abbandonate del tutto le parti alternative rock apparse sull’album più discutibile, “Change”, con “Thunderdome” c’era stata un vago tentativo di creare pezzi orecchiabili, più rock che metal, per un risultato alquanto sciapo e impersonale. Di tutt’altra pasta questo “In10sity”, il cui titolo, oltre alla già citata ricorrenza, ben sottolinea il ritorno alle sonorità più energiche del melodic metal, con ovvi richiami a band come Fair Warning, ma anche strizzate d’occhio a Masterplan e Scorpions.

Gli highlight sono rappresentati sicuramente dai brani più heavy e catchy, ovvero “Children Of The Dawn”, “Out Of This World” e “Crossfire” (seppure con qualche modernismo di troppo), mentre forse la punta di diamante del lotto è da indicarsi in “No Way Out”, il cui refrain sembra l’armonizzazione minore di quello della famosissima “I Want Out”, degli Helloween.
Ottimi pezzi anche “I’m Not Afraid” e “My Darkest Hour”, bonus track per l’Europa, struggente la ballad “Last Train To Nowhere”, mentre un po’ sottotono “Stop The Madness” e “Wanna Hear You Rock”.

Per la serie “dieci album e non sentirli”, Dennis Ward e soci hanno sfornato un disco fresco, ispirato, ma soprattutto heavy, facendo sfoggio di una forma invidiabile tanto nel sound quanto nel songwriting, tanto nell’esecuzione quanto nella tecnica. Rinnovati.

Tracklist:

  1. Children Of The Dawn
  2. No Way Out
  3. Crossfire
  4. I’m Not Afraid
  5. A New Religion
  6. The Hour Of Freedom
  7. Stop This Madness
  8. Desert Land
  9. Out Of This World
  10. It’s Just A State Of Mind
  11. Wanna Hear You Rock
  12. My Darkest Hour
  13. Last Train To Nowhere

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