Recensione: Inanimate

Di Andrea Poletti - 20 Aprile 2017 - 8:48
Inanimate
Band: Naga
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2017
Nazione:
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75

A tre anni di distanza dal precedente disco i Naga tornano con un EP, di durata ad ogni modo considerevole, che lungo i suoi 29 minuti ci dimostra la forza e la coerenza della band. “Inanimate” è stato realizzato e precedentmente pubblicato in vinile nel 2016, solamente oggi però riesce a prendere la pubblicità che merita attraverso la Everlasting Spew Records che ha fiutato bene e ne pubblica anche la versione CD. Cinque brani che trascinano in un vortice di colpe e dolori, intensi come l’odio puro; la base degli Ufomammut si addentra in un mondo drone, hardcore e post-punk con virate allo sludge più ferale così profondo da rimanere storiditi. Razionalmente queste sono le coordinate su cui la progressione dei brani vive indomita e selvaggia; le velocità non diventano mai così forti e cacofoniche a tal punto da non comprendere cosa si ha di fronte. Una visione chiara e limpida ci si prospetta di fronte, un carattere forte e autoritario che ridisegnal’inferno.

I Naga rispetto al precedente capitolo sono andati più in profondità, cercando di levigare la patina più ofuscata in maniera semplice e diretta, lasciando cadere ogni composizione in un buco nero forgiato da zero vitalità. Un aberrante e involontario distorcere del tempo, musiche introspettive se escludiamo “Loner”, dove la tempistica standard è di una marzialità assoluta, ritualistica e visionaria al punto giusto. Pure la cover proposta che va ad omaggiare i Fang, posta in un quarta posizione (TMWRRI), riesce a rivedere con singolarità e carisma un monolite degli anni 80 che ha fatto scuola. Tutte le sensazioni che risalgono pesantemente lungo gli ascolti sono percepibili anche in sede live, ho avuto la fortuna di vederli recentemente e dal vivo la carica introspettiva è ancora maggiore, i brani prendo spessorre e vita. La testimonianza di come un brano, se suonato con sincerità e passione, esce bene sotto ogni singolo aspetto. I ragazzi giocano splendidamente tra le chitarre e i loro contrasti, bilanciando professionalmente brani come “Worm”, che ci rendono partecipi in prima persona di un involontario oblio in salsa doom-sludge. I paragoni ad ogni modo servono a poco con album come questo, la forza maggiore di “Inanimate” è la sua selvaggia e sinuosa marcia al decadimento, dentro un genere che ha poco da inventare oggi, i Naga giocano dentro spirali che lacerano le percezioni audiovisive. La scelta di una produzione semplice e senza molti ricami è andata a giovare al risultato finale, offrendoci un piccolo e brevo saggio della bravura dei nostri.

Attendiamo il disco nuovo, il full-length definitvo, per la consacrazione che vista la strada intrapresa non tarderà ad arrivare. Applausi e poche chiacchiere.

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