Recensione: Incarcerated sorrows
Secondo lavoro per gli svedesi Grave Flowers, gruppo nato come one-man-band nel 1993 da un idea di Matte Andersson e diventata duo con l’inserimento del chitarrista Jason Janson per poi essere completata dai session man Elena Andersson (tastiera) e Jakob Bäckman (batteria). La band ci propone un gothic-doom metal molto atmosferico che fa delle parti sinfoniche il suo punto di forza.
Questo “Incarcerated sorrow” è un lavoro molto particolare e non troppo semplice da assimilare dal momento che i brani in esso presenti sono alquanto complessi; parti estremamente lente caratterizzate dalla quasi completa assenza di chitarra e da un pianoforte che la fa da padrona si alternano a ritornelli in chiaro stile doom con riff granitici cadenzati all’inverosimile come nel caso di “At night” e “Lackrosy” in cui la sofferenza dei testi permea attraverso note basse e cupe per poi esplodere la propria rabbia in una sorta di teatrale infelicità.
In “Fear of future” invece è l’atmosfera creata dalle tastiere a rendere il tutto piacevole e tremendamente cupo grazie anche alla voce di Matte che riesce ad essere tristemente espressivo senza mai essere lagnoso con alcuni momenti dardeggianti che di certo non guastano.
“Sleep demon sleep” è forse la canzone migliore di tutto il cd e può essere quasi vista come una ninna-nanna per un demone in cui la voce riesce ad essere tanto dolce quanto melodiosa anche nelle parti più ritmate creando una sorta di dialogo tra essa e gli strumenti. Particolarmente apprezzabile risulta anche l’assolo perfettamente in stile con il resto del brano.
Decisamente più incisivi invece sono brani come “Freeze the time” e “Your memory lives on” in cui i riff si fanno più potenti e a tratti veloci senza però diminuire l’atmosfera doom presente anche in questo caso; purtroppo però la voce di Matte non si adatta molto bene a questo genere di brani sembrano in alcuni frangenti quasi fuori luogo per mancanza di convinzione e di tiro.
Unico brano che convince davvero poco è “Erase/delete” a causa dei suoi riff troppo ripetitivi e sempre uguali per tutta la durata della canzone e per una mancanza di energia e potenza che lascia spazio ad un cantato che in alcuni tratti si fa fatica addirittura a sentire diventando quasi un sussurro sovrastato dagli altri strumenti.
Con ” My final night” siamo di fronte ad una sorta di duetto tra voce e piano con tutta la sessione ritmica che passa in secondo piano e relegata a creare un tappeto sonoro di indubbia bellezza che riesce a fornire all’ascoltatore un atmosfera tanto particolare quanto triste e che rende il brano leggibile come una riflessione interiore di un uomo che, in prospettiva di una sua prossima dipartita, riguarda agli errori fatti in tutta la sua vita.
Nella versione commerciale del cd è presente anche la cover dei Count Raven “Leaving the warzone”
Questo “Incarcerated sorrows” è quindi un ottimo lavoro sia per quanto riguarda le idee che per la loro esecuzione ma ha il grosso difetto di essere un lavoro che avrà i suoi estimatori in un settore molto di nicchia; credo infatti che sarà molto apprezzato dai cultori del doom e del dark, decisamente meno interessante per quelli che amano il gothic e noioso per coloro che non ascoltano questi generi. È sicuramente un lavoro difficile da assimilare visto che i brani ad un primo sommario ascolto non rimangono in mente, eccezion fatta per qualche sporadico ritornello; diventa invece un cd unico nel suo genere se lo si ascolta con maggiore attenzione ponendo soprattutto l’attenzione sull’aspetto atmosferico e psicologico delle canzoni.
TRACKLIST:
1) At night
2) Lackrosy
3) Fear of future
4) Sleep demon sleep
5) Freeze the time
6) Save me or destroy me
7) Esrase / delete
8) Cold despair
9) Your memory lives on
10) My final night
11) Leaving the warzone (Count Raven cover)