Recensione: Independence

Di Mauro Gelsomini - 29 Agosto 2006 - 0:00
Independence
Band: Xing
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2006
Nazione:
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72

I pressoché sconosciuti “Crossing” (questa la pronuncia del monicker suggerita dalle note biografiche) sono attivi dal 1988, ma giungono solo oggi al debut discografico in seguito allo sforzo del leader Umberto Carretti (voce e chitarra) di riunire gli elementi del gruppo, provenienti dalle più disparate realtà musicali, in pianta stabile in una band con fissa dimora in quel di Monaco di Baviera.
E’ proprio dalla Germania che parte l’iniziativa discografica, con la MTM in cooperazione con ArtistWorXX e la MusicBuyMail che prende il quintetto sotto la sua ala protettrice.

Stilisticamente i Crossing si autodefinisco autori di un Melodic Prog Rock moderno, etichetta che trova abbastanza d’accordo il sottoscritto, anche se bisogna dissociarsi da alcune sparate effettivamente azzardate, quali le influenze “Power Metal à la Linkin Park o Faith No More”.
Sicuramente il variegato bagaglio musicale dei suoi membri porta gli Xing a convogliare in “Independence” una miriade di influenze, non sempre definite e isolabili; questo dal punto di vista di un amante del progressive e della sperimentazione melodica non può che essere apprezzabile, denotando amalgama e capacità di omogeneizzare in un sound personale i contributi dei songwriter per quanto essi possano cozzare tra loro: non sempre si riesce ad ascoltare in piena rilassatezza pezzi come “Why Don’t We Fall In Love Again” e “Looking By My Side”, ballate dichiaratemente romantiche, dai refrain cantabili e suadenti, fermi restando i loro echi alternative e addirittura grunge!
Forse quello della traccia citata è l’esempio più eclatante, ma non sarà arduo trovare innesti metal/rap/industrial mescolati a cori gospel (“Calling My Name”), o aperture danzanti in pieno rockabilly anni ’50 ben inserito in un contesto tipicamente Faith No More (“If You Gonna Cry”), o ancora prog metal e introspezione in stile Marillion (“Man In Disguise” e “Welcome Your Day”).
Mi macchio volentieri di parzialità affermando che la traccia migliore del lotto è “Un Giorno Saprò”, cantata in italiano da Umberto (le cui origini sono abbastanza chiare) in duetto con una sorprendente voce femminile, probabilmente quella della bassista Tina Reitberger, dalla timbrica molto vicina a famose interpreti della musica leggera italiana.

Costantemente volto alla cantabilità e alla melodia, dunque, ecco che il sound dei Crossing assume come gruppi di riferimento non certo i capisaldi dell’alternative rock o del grunge o ancora dell’industial o del pop inglese di ultima generazione, bensì i neo-progster del calibro di Spock’s Beard, Magellan, King’s X e via discorrendo, referenze che non possono far altro che confermare quanto di buono è stato detto in precedenza, rendendo ancora più strano il fatto che questi monegaschi non abbiano provato prima la strada dello studio-album, sebbene vantino apparizioni Live con Bonfire e Avalon, e una discreta reputazione nella Germania meridionale.

Tracklist:

  1. Wondering Man
  2. Now I Know
  3. If You Wanna Cry
  4. Warning
  5. Independence
  6. Don’t Want To Live Without You
  7. Why Don’t We Fall In Love Again
  8. Calling My Name
  9. Man In Disguise
  10. Welcome Your Day
  11. Looking By My Side
  12. Un Giorno Saprò
  13. Deal With God
  14. Crown Of Thorns

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