Recensione: Indulgence
I Nasty Savage si formano nel 1983 a Brandon (Florida). In breve tempo pubblicano il demo autoprodotto “Wage Of Mayhem” (1984), che suscita molto scalpore nel circuito underground per merito, anche, della presenza del brano “XXX” sulla celebre raccolta “Metal Massacre VI”.
Ma, soprattutto, vale oro il contratto con la Metal Blade Records di Brian Slagel – sorta di Re Mida degli eighties – con la quale registrano l’ottimo debutto “Nasty Savage” (1985). Tuttavia, all’elevata qualità delle tracce presenti non corrisponde una vendita consistente, prevista all’origine in virtù dell’altezza del full-length. In più, la sfortuna si accanisce sul bassista Fred Dregischan il quale, a seguito delle ferite rimediate durante una rissa la notte di Capodanno del 1985, deve smettere di suonare (sorte avversa che i Nostri continueranno a portarsi dietro, trovandosi a dover cambiare quattro bassisti in quattro anni).
Ad ogni modo il combo dell’East Coast, arruolato il valido Dezso Istvan Bartha, nel 1986 entra in studio di registrazione per realizzare il secondo full-length, “Indulgence”. Tutto ruota attorno alla figura del carismatico frontman italo-americano Ronnie Galletti – ieri come oggi – , in arte ‘Nasty Ronnie’. Selvaggio singer dallo stile aggressivo e ruvido, alternato occasionalmente a un cantato in falsetto sulla falsariga dello specialista in materia: il mefistofelico King Diamond. Ma, soprattutto, instancabile animale da palco: il mito dei live-show dei Nasty Savage deriva dai folli ‘intrattenimenti’ on-stage del cantante (appassionato di Wrestling), culminanti solitamente con la distruzione di un televisore, spaccato con il petto o perfino con la testa…
L’innata propensione agli eccessi dell’autolesionista Nasty Ronnie, porta il sound e le composizioni del gruppo dall’U.S. power degli esordi al ‘thrasheggiante’ album oggetto della presente recensione: un heavy sporco e grezzo sulla scia di band come Venom e Possessed, senza comunque affrontare temi legati al satanismo. La riprova è la versione velocizzata, presente sul platter in esame, del loro classico (a luci rosse) “XXX”. Anche la produzione è, volutamente, tutt’altro che raffinata. Pur se realizzata in maniera professionale per merito del sempreverde Jim Morris (che farà poi la fortuna, dietro al mixer, d’importanti band death metal, all’epoca esordienti), presso i famosi Morrisound Studios di Tampa.
Le nove canzoni che compongono il disco si assestano su standard elevati e, complice la durata complessiva dell’album abbastanza contenuta, non concedono all’ascoltatore alcuna tregua o calo di tensione. Molto buona la prova del tandem Austin/Meyer alle chitarre, considerato anche il fatto che i due sono autori di gran parte delle composizioni (ripartite in maniera equa); eccezion fatta per la debordante “Inferno” scritta da Bartha, dove il lavoro della sezione ritmica offre un’energica trama su cui sfogare una dose massiccia di soli chitarristici. Tra i vari brani che compongono il lavoro, spiccano l’opener “Stabbed In The Back”, la spigolosa “Indulgence”, la cadenzata “Hypnotic Trance” e la basculante “Distorted Fanatic”.
“Indulgence” è una realizzazione sì strettamente legata al periodo storico di provenienza (gli anni ’80), ma che non sa di stantìo. Certo, se prediligete sonorità melodiche finemente ricamate, probabilmente i Nasty Savage non faranno per voi. Viceversa, se il versante del metal più ortodosso e senza tanti fronzoli è il vostro pane quotidiano, non lasciatevi sfuggire quest’album se si presentasse l’occasione d’afferrarlo.
Ad ogni modo, o si amano o si odiano.
Orso “Orso80” Comellini
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Track-list:
1. Stabbed In The Back 4:02
2. Divination 3:49
3. XXX 4:43
4. Indulgence 3:53
5. Inferno 4:11
6. Hypnotic Trance 4:40
7. Incursion Dementia 4:44
8. Distorted Fanatic 4:43
9. ? 3:51
All tracks 39 min. ca.
Line-up:
Nasty Ronnie – Vocals
David Austin – Guitar
Ben Meyer – Guitar
Dezso Istvan Bartha – Bass
Curtis Beeson – Drums