Recensione: Industry [EP]

Di Daniele D'Adamo - 29 Settembre 2012 - 0:00
Industry [EP]
Band: Hyperial
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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78

Quasi che la sua popolazione sia composta per il 99% da death-metallers, la Polonia continua imperterrita a sfornare senza soluzione di continuità decine e decine di band dedite al genere figlio di Possessed e Death. E, con la stessa percentuale o quasi di quella più sopra indicata, si tratta di ensemble dal livello qualitativo più che buono, spesso eccellente, tali da formare una e propria armata chiamata ‘polish death metal’. Non si tratta, invero, di una definizione indicante uno stile preciso quanto, più genericamente, dell’indicazione di un vasto movimento in grado di alimentare le gesta di tantissimi musicisti.

Come quella degli Hyperial, formatisi nel 2006 in quel di Dobre Miasto e già autori di una cospicua discografia: due demo (“The Eternal Paradise Of The Illusion”, 2007; “Promo 2009”, 2009), tre compilation (“Black Pagan Death Salute Vol. I”, 2008; “The Dark Side Of The Blues – A Tribute To Danzig”, 2010; “Muzycnza Warmia I Mazury”, 2010) e un full-length (“Sceptical Vision”, 2010) con la Psycho Records. Nel 2011 c’è lo stop a causa dell’instabilità della line-up, durante il quale – tuttavia – il nucleo centrale composto da Grochu (chitarra e voce; ex-Dusk, ex-Sword), Kula (chitarra e backing vocals), Artur (basso e backing vocals) e Aneta (tastiere e campionamenti; ex-Dusk, ex-Sword) continua a scrivere nuovo materiale. Nuovo materiale che, con l’arrivo del batterista Bocian (also Thempest), trova supporto in questo EP autoprodotto, “Industry”, realizzato per avere – di nuovo – la possibilità di lavorare con una label ufficiale.
     
Allineandosi a un sound che caratterizza act polacchi quali i Crionics e Masachist, gli Hyperial interpretano il death metal in modo estensivo, intersecando le sue caratteristiche di base con le robuste trame elaborate dalle tastiere di Aneta. Ottenendo, così, un sound di ampio respiro, assai coinvolgente, dal tono spiccatamente futurista e, ultimo ma non ultimo, dotato di ottimi poteri visionari. Attenzione, però. Nonostante gli inserimenti elettronici delle keys siano notevolmente invasivi, le armonie del melodic death metal e dei suoi surrogati sono distanti anni-luce. Le atmosfere create da Kula e compagni, difatti, tendono a figurare un mondo alieno le cui superfici emerse sono perennemente coperte dai ghiacci e i cui cieli sono continuamente solcati da droni impegnati a eliminare qualsiasi forma di vita non-meccanica. Si potrebbe pensare a qualcosa di simile al cyber, allora, ma la terrificante furia demolitrice della coppia Artur/Bocian spazza via tutto – e quindi anche Fear Factory et similia – grazie al rombo delle linee di basso e ai poderosi blast-beats dell’incessante drumming. Le chitarre di Grochu e Kula, poi, non è che stiano a guardare. Anzi, la fabbricazione di riff durissimi e violentissimi è cospicua e continua.      

A parte “MMXII – MMXXX”, allucinato intermezzo ambient, e “The Eternal Paradise Of The Illusion”, ri-registrata dall’omonimo demo, “Industry” consta di quattro song nuove di zecca. Il gelido incipit elaborato dalle tastiere di Aneta dà il la a “Of Concrete And Ash Age”, poderosa opener dall’energia dirompente. Grochu è un vocalist non particolarmente originale ma assai preciso e sicuro di sé. Il suo approccio stentoreo e professionale compatta il suono in un nocciolo dall’alto peso specifico, proiettile perfetto per l’arma Hyperial. “Rotted Society”, travolgente, presenta all’inizio un fulminante cambio tempo tale da ribaltare un’astronave. In questa canzone, fra una sfuriata di blast-beats e l’altra, il tono assume un flavour più fantascientifico, quasi a rimarcare la voglia dei Nostri di evolvere il loro death metal verso orizzonti lontani e sconosciuti. Gli arcani campionamenti di “Toxic Secretion Of Being”, poi, non impediscono alla song di rivelarsi l’ennesima mazzata sui denti. Gli Hyperial lavorano di fino, certo, ma si caratterizzano anche e soprattutto per un sound esplosivo, impetuoso, inarrestabile; maestoso e compatto. L’apertura della title-track, “Industry”, è segnata da un intro horror, che è subito dilaniato dalla follia scardinatrice dell’ensemble, peraltro auto-prodottosi in modo impeccabile sì da non dare adito ad alcuna critica in merito a questo specifico aspetto.      

Lecito chiedersi, alla fine, che cosa aspettino le case discografiche a mettere sotto contratto gli Hyperial: “Industry” è un assaggio di quello che essi potrebbero fare, se supportati degnamente e con serietà.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Of Concrete And Ash Age 4:10     
2. Rotted Society 4:47     
3. Toxic Secretion Of Being 5:44     
4. Industry 3:32     
5. MMXII – MMXXX 1:15
6. The Eternal Paradise Of The Illusion 3:33                      

Durata 23 min.

Formazione:
Kamil “Grochu” Grochowski – Chitarra/Voce
Konrad “Kula” Kulesza – Chitarra/Backing vocals
Artur “Artur” Miarka – Basso/Backing vocals
Przemysław “Bocian” Bednarczyk – Batteria
Aneta “Aneta” Pawtel – Tastiere/Campionamenti
 

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