Recensione: Infestation
‘One and one don’t make two, one and one make one’, cantavano nel 1971 i The Who nella canzone “Bargain”. Cos’ha a che vedere questa citazione con la recensione di un cruento disco Death Metal? E’ presto detto, considerando che il verso del brano si può tradurre più o meno così: ‘uno più uno non fa due, uno più uno fa uno’. Questa frase descrive alla perfezione la mossa architettata dagli Antipathic con la versione CD di “Infestation”, il loro ultimo EP: la copia fisica della loro fatica più recente viene infatti accompagnata dal precedente EP del 2020, “Covered with Rust”. Ciò permette alla band di plasmare un breve album intero partendo da due EP di quattro tracce ciascuno. Questa scelta rende particolarmente invitante l’acquisto dell’edizione in Compact Disc, a patto che si appartenga a quella nutrita schiera di metallari capaci di apprezzare sonorità assai estreme. Gli Antipathic, difatti, mescolano Death Metal tradizionale, sfuriate Grind e oppressivi elementi Slam creando un ibrido inumano e brutale.
L’intento del duo, attivo dal 2017, è quello di trasportarci in un futuro distopico in cui assistiamo ad un’apocalisse scatenata dalle intramontabili ‘macchine ribelli’. I nemici dell’umanità evocati dagli Antipathic, immortalati sulle copertine dei loro dischi, rimandano automaticamente agli implacabili Terminator che ogni buon appassionato della cinematografia anni’80/’90 apprezza e ricorda di buon grado. Inutile dire come la fusione di Fantascienza, Horror e Brutal Death Metal funzioni sempre alla grande, garantendo agli artisti una solida base espressiva e ai fans un ottimo rimedio contro le storture della vita quotidiana. Si tratta di aspetti che i seguaci di gruppi storici come Obituary e Cannibal Corpse conoscono bene…e non a caso mi permetto di scomodare certi mostri sacri. Nell’EP “Covered with Rust”, infatti, gli Antipathic pagano un giusto tributo a queste due band proponendo altrettanti brani cover, pescati rispettivamente da “World Demise” del 1994 e “Butchered at Birth” del 1991. Non riconoscerete a prima vista i titoli dei brani, leggermente variati dagli Antipathic per adattarli alle loro esigenze. Il brano che omaggia gli Obituary è “IDGAF”, un acronimo che traduce in modo più ‘diretto’ il titolo originale della canzone, “Don’t Care” (non importa). La canzone dei Cannibal Corpse selezionata per quest’operazione nostalgica invece è “Covered with Sores” (ricoperto di piaghe), il cui titolo in mano agli Antipathic diventa, per l’appunto, “Covered with Rust”. La ruggine (rust) sostituisce le piaghe (sores), come è giusto che sia dal momento che si parla di robot sanguinari. Persino la copertina dell’EP omonimo cita quella, delicatissima, di “Butchered at Birth”: al posto dei due leggendari ‘macellai zombi’ troviamo due crudeli macchine umanoidi.
Il primo EP del gruppo, pubblicato nel 2017 e intitolato “Autonomous Mechanical Extermination”, è l’unico disco degli Antipathic a non presentare in copertina questi spietati robot, che diventeranno le mascotte della band a partire dal successivo full length “Humanimals” del 2019. Le linee guida dello stile musicale dei Nostri, in questi due primi lavori, erano già state ampiamente tracciate e “Infestation” conferma senza particolari cambiamenti questa formula ormai collaudata. Il contrasto tra il parossismo Grindcore e la pesantezza dei passaggi Slam, pur essendo un’accostamento già sfruttato da molti altri artisti, si rivela perfetto per disumanizzare le canzoni e legare indissolubilmente la musica alla narrazione degli Antipathic. Fa sempre piacere, inoltre, imbattersi in un pizzico di Italia quando si ascoltano dischi che a prima vista sembrano arrivare da oltreoceano. La pagina Bandcamp degli Antipathic indica come luogo di origine della band Harrisburg, in Pennsylvania, ma basta andare leggermente più a fondo per scoprire come uno dei due membri, il bassista/cantante Giuseppe Tatangelo, diffonda il suo Death Metal da Jonadi, in Calabria. Alla faccia del telelavoro e di chi pensa che certe cose siano difficili da realizzare operando ‘in remoto’! Senza tirarla troppo per le lunghe: l’ultimo prodotto degli Antipathic si lascia ascoltare volentieri e, grazie al valore aggiunto del penultimo EP, concede ai futuri acquirenti della copia fisica poco meno di mezz’ora di massacro sonoro. Rimanendo in attesa di un nuovo album completo da affiancare al valido “Humanimals”, invito tutti i Lettori a investire un po’ del loro tempo nell’opera di questo ‘dinamico duo’ italo/americano: “Infestation” si rivelerà piacevole e stimolerà senz’altro la voglia di recuperare la discografia del gruppo. Buon ascolto!