Recensione: Infinite Titanic Immortal

Di Daniele Balestrieri - 30 Aprile 2010 - 0:00
Infinite Titanic Immortal
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
63

Un demo e un album immediato sotto contratto: il sogno proibito di qualunque musicista in erba è diventato realtà nel glorioso 2009 degli A Hill to Die Upon. Impossibilitati a darsi un’etichetta precisa per prudenza forse eccessiva, i quattro guerrieri dell’apocalisse di Monmouth, Illinois, decidono che la migliore difesa è l’attacco sparpagliando sul tavolo tutte le carte a loro disposizione, aprendo e chiudendo con un mix esplosivo di viking-death-black extreme metal. Chiaro, mentirei se dicessi che è la prima volta che mi capita tra le mani un miscuglio simile, che anzi sulla carta funziona e ha spesso generato prodotti di prima classe.
Tuttavia non riesco a capire bene da dove derivi la qualifica black metal, a meno che qualche gracchio qua e là e una chitarra un po’ più zanzarosa delle altre siano sufficienti ad alimentare perpetuamente la nera fiamma; ma soprattutto non comprendo la qualifica “viking metal” con la quale fu avviata l’intera macchina promozionale.

Perché, vedete, è nientemeno che Gesù Cristo la dirompente forza motrice e grande ispirazione di questi quattro ragazzi, e basta una rudimentale conoscenza dell’inglese per capire dai loro testi che c’è qualcosa di sacro dietro a quei volti barbuti, al cipiglio da progenie dannata e ai petti glabri ricoperti di fango e sangue. Per carità, lungi da chiunque il negare l’esistenza dei vichinghi cristiani, sarebbe come negare l’eterno ciclo del giorno e della notte. Tuttavia questo non è viking metal, mancandone i concetti, e sono contento che l’etichetta sia presto stata messa da parte in favore di un più generico mismatch di generi estremi.
Dal punto di vista prettamente musicale, Infinite Titanic Immortal non si discosta dai canoni più classici del death metal melodico molto cadenzato, senza particolari “masturbazioni di chitarra” né idee particolarmente innovative: diciamo, per rimanere in tema, che siamo di fronte a una civile espressione del Nuovo Testamento del death metal, laboriosi mozzi di una nave il cui equipaggio non può essere formato solo da capitani e ammiragli, altrimenti colerebbe a picco.
Non che essere mozzi sia necessariamente un termine derogatorio; al contrario, gli Hill to Die Upon sembrano avere ben chiaro il proprio ruolo di intrattenitori, che svolgono in modo impeccabile. Non saranno mai la mia band preferita, eppure ricordo molte delle loro canzoni già a memoria. Buon segno sia di ascoltabilità che di potenzialità di permanenza nelle menti della collettività metal.

Come già detto, il fiume di Infinite Titanic Immortal scorre tranquillo, senza sassi che affiorano o gorghi improvvisi: potremmo paragonarlo a una Moldava di Smetana orfana delle rapide di S.Giovanni. Un disco potente e pacifico, con sequenze ben individuabili ma molto simili tra loro, spesso ridondanti di brano in brano, incoronate da un growl di mestiere che più che essere degno di nota risulta semplicemente non-sgradevole, sebbene colpevolmente monotono e tendente, di tanto in tanto, a una sguaiatezza tipica del -core. Difficile materializzare dei richiami precisi… in momenti di distrazione mi ha ricordato un po’ i Behemoth o i Black Dahlia Murder, ma non è difficile immaginare musicalmente una band dedita a un death metal lento e cadenzato, votato più alla ricerca dell’interiore che alla proclamazione al cielo di lavori possibilmente analoghi come Fate of Norns degli Amon Amarth.

Francamente, allo stato attuale, non vedo un motivo per acquistare questo Infinite Titanic Immortal. Forse per la splendida copertina? In realtà, di band come questa ne esistono a colli, e di band più interessanti, vivaci, epiche e meritevoli ne esistono a monti. C’è chi dice che in quest’epoca di massificazione della musica, essere normali non basta più. Potrebbe essere vero. Intanto, una visita al loro Facebook ufficiale è d’obbligo: tra salmi e versetti di vangelo, vi si stenderà dinnanzi una realtà “holy-death” che sono sicuro in pochi conoscono.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

Discutine sul forum dedicato al genere!

TRACKLIST:

01. Of Fire And Division
02. Prometheus Rebound
03. The King Never Smiles
04. Season Of The Starved Wolf
05. Twin Heads Of Vengeance
06. Heka Secundus (On Slithering Ice)
07. The Dark Road
08. We Soulless Men
09. Titanic Essence
10. Eclipse Of Serpents
11. Rime

Ultimi album di A Hill to Die Upon