Recensione: Inhale And Get Pale
E no, questa volta non ci siamo.
I gruppi svedesi, ormai tantissimi, ci hanno abituati a quantità sproporzionate di dischi che si attestano su standard qualitativi molto alti ma, quando tale prerogativa non viene rispettata, c’è il rischio che finiscano direttamente dallo scaffale del negozio al dimenticatoio, nonostante l’album in questione ammetta qualche momento di svago.
E’ il caso di Inhale And Get Pale dei Leaded Fuel, un disco studiato per compiacere ai fan di Guns N’ Roses, Mötley Crüe, Faster Pussycat, LA Guns, Crashdiet e Misfits ma che, tirando le somme, finisce per scontentare un po’ tutti. Il motivo?
Un songwriting immaturo, inadatto, un album da manifesta inferiorità rispetto agli agguerriti colleghi.
Qualche riferimento biografico. I Leaded Fuel, cinque ragazzi provenienti dalla fredda Stoccolma, nascono nel 2006 grazie agli attuali componenti Liz Lascivious (voce) e Iron Kongo (batteria), che incontrano John Priest (chitarra) in un “rock pub” della zona. Liz si ricorda di un vecchio amico, Ollie Rickforce, un altro talentuoso chitarrista che accetta di far parte della combriccola e che, a sua volta, recluta Andy Jons (basso), l’ultimo tassello che andrà a completare la formazione scandinava.
Un paio di mesi per investire tempo e denaro sul primo demo, e la chiamata di Martin Sweet dei Crashdiet che rimasterizza le tracce, le re-inserisce sulla pagina MySpace e raggiunge l’obiettivo: Leaded Fuel sui palchi svedesi a partire dal 24 marzo 2007 in poi. Da qui l’escalation fino al primo contratto, onorato dal debutto di Inhale And Get Pale.
Esordio imperfetto, come vi dicevo, che non convince proprio a partire dalla voce di un Liz Lascivious in modalità “debuttante allo sbaraglio” (ascoltare il pezzo acustico finale The Way We Are per credere), cantante che estende le sue (in)capacità su territori che non sempre gli competono. A questo aggiungete un songwriting superficiale, velleitario, e il danno è fatto.
Non sono sufficienti, dunque, le capigliature cotonate, le bandane, gli stivaletti pitonati, e non basta nemmeno una buona produzione per esaltare a dovere lo street punk rock dei cinque di Stoccolma, che si divertono a fare le rock star senza tener conto dei grandi e gravi limiti compositivi che deteriorano Ihale And Get Pale. Ma stiamo pur sempre parlando di un esordio, c’è tempo per maturare e provare a progredire.
Pollice verso.
Gaetano Loffredo
Tracklist:
01.Leaded Fuel
02.Dirty Bitch Boogie
03.Southern Bell
04.Max Rear Traction
05.231 Miles
06.Hostage Situation
07.Yeah! You Bother Me
08.Side Effects
09.Rip It Up
10.The Way We Are