Recensione: Inheritance
Tempo di cambiamenti in casa Ashent, che si presentano con Inheritance al fatidico traguardo del terzo disco, tre anni dopo il pregevole Deconstructive. Nuovo disco sì, ma anche una formazione rivoluzionata, poiché nel volgere di due anni i fratelli Falanga si sono trovati a cambiare tutti e quattro i loro compagni di viaggio. Dapprima il cantante, con Titta Tani (ex Dgm, ex Necrophagia ed attualmente impegnato anche coi Goblin alla batteria) a sostituire lo statunitense Steve Braun. Da lì a poco l’ingresso nel gruppo del chitarrista Alessandro Cossu e del tastierista Gilles Boscolo, per finire, proprio negli ultimi mesi, con l’abbandono di Davide Buso, che ha abbandonato appena terminate le registrazioni del disco di cui oggi. In sostituzione è poi giunto Ivan Bidin.
Tale stravolgimento degli elementi potrebbe presupporre uno stravolgimento sonoro che, a conti fatti, non si rivela così marcato. La proposta del sestetto infatti rimane ancorata a certo prog power caratteristicamente italiano, per quanto Inheritance, rispetto hai suoi successorri, sia leggermente meno roccioso e thrash, tantoché i growl sono definitivamente spariti. La musica che ne viene fuori è dunque un originale contrasto tra una sessione ritmica decisamente indemoniata, con basso e batteria a mitraglia contrapposti a chitarre e tastiere molto più introspettive sicché, nonostante venga alzato un muro sonoro di notevole impatto, le 11 song che costituiscono l’album risultano pervase di malinconia. Il tutto unito alla inconfondibile atmosfera del metal italico, quella che sposta tutto di mezzo tono in là, donando un retrogusto comune agli Ashent come ai Vision Divine, ai Domine come ai Rhapsody, ma al contempo li rende diversi dagli Stratovarius, siccome dai Symphony X.
Ecco dunque fuoriuscire due pezzi a dir poco straordinari come Eve, continua altalena piena di cambi di ritmo e di chitarre taglienti, forse il brano più prog oriented del lotto, ma con una lieve componente indie, che tuttavia risulta ad una analisi superficiale un po’ dispersivo e di difficile assimilazione. Ecco anche Magnification of a Daydream, eletta a brano promozionale, dotata di una strofa molto catchy e di notevoli influenze Teatrali (riferite al Teatro del sogno). Tralasciando un tale inizio al fulmicotone, Inheritance si presenta assai compatto, nonostante le canzoni non siano dotate di strutture semplici, come testimonia il fatto che l’unico brano con un ritornello di facile assimilazione sia Fractural. Dall’altro lato però, la voce di Tani risulta decisamente caratterizzante per la band, con il suo cantato versatile, ora teso e prolungato, ora graffiante ed agressivo: nel secondo caso si veda Spider’s nest, il pezzo più tirato; per il primo la suadentissima ballad Renaissaince. Ancora, degna di note l’ottima Danzatrice scalza, che a discapito del titolo non preserva sorprese linguistiche, trattandosi di una strumentale, e infine la conclusiva Labyrinthique, delicatissimo autro minimale.
Secondo un antico detto, il terzo disco è quello che sancisce la definitiva consacrazione o bocciatura di una band. In questo caso è presto per capire se Inheritance trasformerà la promessa Ashent in una piacevole certezza del panorama italiano, a dare la risposta ci penserà soprattutto il pubblico. Certo, ci troviamo davanti un disco di sicuro valore e sicura qualità, nonostante alcune sbavature a livello compositivo. Se dunque il pubblico premierà questo nuovo corso, i veneti troveranno la strada spianata. In caso contrario invece, ci sentiamo comunque di consigliare a questa band di proseguire su questo percorso.
Tiziano “Vlkodlak” Marasco
Discutine sul topic relativo
Formazione
Titta Tani: voce
Onofrio Falanga: chitarra
Alessandro Cossu: chitarra
Gianpaolo Falanga: basso
Gilles Boscolo: tastiere
Ivan Moni Bidin: batteria
Tracklist
1. Eve (5:36)
2. Magnification Of A Daydream (4:50)
3. Shipwrecked Affair (5:22)
4. Fractural (6:21)
5. Spider’s Nest (4:10)
6. Renaissance (4:46)
7. The Starving Litany (5:05)
8. Confessions Of Riemann (5:21)
9. La Danzatrice Scalza (6:55)
10. The Defiant Boundary (4:48)
11. Labyrinthique (4:01)