Recensione: Inner Strength
Seconda prova per i greci Inner Wish, che dopo l’anonimo esordio del 2004 targato “Silent Faces”, tentano la scalata ai piani alti dell’olimpo metallico grazie a questo “Inner Strength“, che fa dell’immediatezza e della “facilità d’uso” la sua carta principale. Il sound è un classico intruglio power di scuola tedesca, povero di keyboards e poco incline alle scorribande sinfoniche. L’impostazione del cd è quantomeno prevedibile, con la solita bilanciatissima alternanza di brani speed (3 per la precisione), rocciosi mid-tempo, lentoni neomelodici e suite conclusiva, una consuetudine che sembra diventata per molti necessaria, quasi a voler dimostrare la propria maturità in fase di songwriting. Fin dai primi ascolti si nota una certa staticità dei brani, che mancano di quel cambio di passo indispensabile per dare esplosività alle linee vocali. Alcune di queste piacciono fin dai primi ascolti, ma lasciano un po’ dubbiosi sulla loro possibile longevità e soprattutto sulla mancanza di cori veramente corposi e maestosi che possano in qualche modo colpire e affondare i nostri sensi. Complice anche una produzione formalmente perfetta, ma un filo troppo sterile quando gli ellenici si lanciano in doppia cassa alla caccia del chorus da stadio. Se vogliamo essere obiettivi “Inner Strength” non ha nulla di veramente “sbagliato”, ma lascia la sensazione del “già sentito” e soprattutto di una mancata pomposità che avrebbe giovato non poco alle composizioni di questo piacevole album.
I bellissimi 30 secondi iniziali di “Trivial” sono il perfetto antipasto dell’opener “Travellers In Time” che giustamente viene messa come apripista, visti i preziosi intrecci fra le twin guitars, il doppio pedale sempre attivo e brillante e le melodie di un ritornello immediato, ma non scontato. La formula è la stessa delle altre 2 speed tracks presenti, “Bleeding Soul” e la title-track, che ricalcano perfettamente i canoni più classici del power di maniera. Nel resto del disco abbiamo a che fare con un serie di brani cadenzati e massicci, le cui vocals raramente vanno a segno, salvo sottolineare l’armoniosa mielosità di “Never Let You Down“, sinuoso slow-motion di buon livello, o le melodie dirette di “Far Away“, grintosa heavy song senza troppi fronzoli. Anche l’articolata suite finale “Gates Of Fire” non brilla per originalità e dinamismo, ma riassume in modo fedele i punti salienti dello stle degli ellenici.
Tecnicamente gli Inner Wish si mostrano preparati e ogni membro della band svolge senza grossi problemi il proprio compito. Anche il singer risulta ben amalgamato al contesto sonoro, per quanto non si possa parlare di prestazione sopra le righe. L’impressione finale è comunque buona, anche se manca quel famoso “quid” che potrebbe far compiere ai nostri quel definitivo salto di qualità, in grado di sciogliere quel collante che ancora li tiene legati ad un power metal troppo statico e canonico per colpire dritto al cuore.
Tracklist:
1. Trivial
2. Travellers in Time
3. Far Away
4. Lonely Lady
5. Bleeding Soul
6. Feel the Magic
7. Eye of the Storm
8. Final Prophecy
9. Never Let You Down
10. Dreamer of the Night
11. Inner Stength
12. Gates of Fire