Recensione: Inquisantism
Quando ho ascoltato la prima volta questo disco dei palermitani quanto a me sconosciuti Trinakrius, mi recavo a Nola, per uno strano scherzo del destino, nella casa natale di Bruno Giordano, illustre vittima dell’inquisizione 500entesca, ed è così che sono entrato nell’ottica di questo EP (mini concept incentrato sull’inquisizione) in un modo alquanto affascinante. Il disco si compone di due cd, uno contenente 5 brani cantati in italiano, l’altro contenente stessi brani ma in versione inglese (comprensivi di una bonus track: la cover Love Bites dei Judas Priest), essendo le due versioni simili in tutto e per tutto ad eccezione della lingua, ho deciso di concentrarmi nella recensione della parte Italiana del prodotto, che, identica alla controparte inglese, può vantare di una grande freschezza ed originalità proprio grazie all’uso della lingua nostrana.
Diciamoci la verità senza girarci intorno ragazzi, non ho mai ascoltato in tutta la mia vita un lavoro, nell’ambito metal cantato in italiano (e non), di così elevata fattura. Quando ho inserito il disco la prima volta nel lettore ero quasi pronto a fare qualche risata all’ascolto di testi, mi ero preparato alla solita accozzaglia di frasi che in italiano sarebbero risultate assai ridicole, tuttavia così non è stato, e dopo una breve ma intensa intro, Inquisantism, che ha lo scopo di proiettarci nell’epoca dell’inquisizione giungiamo alla prima vera traccia del platter, parliamo di Intrinakrius, ed i ritmi di un lento e glorioso Doom Metal ci avvolgono grazie alle atmosfere a tratti cupe e medievaleggianti accompagnate da una voce che recita arcane parole. I ritmi del pezzo ci danno un piccolo assaggio di ciò che presto la band ci regalerà, puro e semplice Doom/Heavy metal accompagnato da una produzione professionale, chiara, limpida e potente allo stesso tempo.
I Diavoli del Re (The King’s Devil nella versione inglese) parte accompagnata dalla superba voce del singer Vitrano, un cantante che si pone ai vertici della scena italiana odierna per carisma, passione e potenza vocale andando così a donare ai brani una potenza interpretativa che aggiunge una grandissima epicità ad ogni nota dell’EP. I testi sono un concentrato di storia e poesia, da essi permea tutta la magica e tetra epicità che i nostri vogliono trasmettere con la loro proposta musicale. Il pezzo, forse di lontane reminescenze di matrice Candlemass, mette inoltre in evidenza la grandissima freschezza del songwriting e l’assolutamente elevata caratura tecnica di ogni musicista. Il lavoro chitarristico della coppia di axeman Montalto e Chiazzese è impeccabile e roccioso grazie a cavalcate di riff tanto eroiche quanto graffianti, è poi arcigna la prestazione (qui come nei restanti due brani) del batterista Florio, che, insieme agli ossianici giri di basso di Orlando, danno una grandissima spinta ad ogni brano del platter.
La seguente canzone dal titolo L’eretico (The Heretic nella controparte in inglese) si attesta ad essere forse il capolavoro assoluto dell’EP. Grazie ad una costruzione strumentale più “heavy metal oriented”, il brano si snoda su di un tappeto di riff epici e possenti su cui si adagia la maestosa voce del singer. Tuttavia la cosa più incredibile è l’emotività che questi ragazzi riescono a trasmettere con i loro testi in italiano che si incastonano in modo perfetto nella melodia e nell’atmosfera del brano, e così la storia di questo eretico condannato a morte che grida la sua rabbia al mondo non potrà non toccare in qualche modo i nostri cuori così come ha già fatto la musica in tutta la sua carica di straziante epicità allo stato puro e assoluta originalità compositiva. Dopo tanto splendore musicale la seguente traccia, Il Boia (The Executioner nella versione in inglese), riesce nella difficile impresa di riuscine a tenere il platter ancora su livelli altissimi senza mostrare nessun cedimento di sorta. E coì Il Boia scorre via nella sua carica di riff heavy che si perdono in un refrain epico e glorioso su cui si snoda la tetra poesia di un tempo che ci sembra ora così lontano ma che nella musica di questi ragazzi sembra rivivere in tutto il suo grande, cupo, mistico strazio.
In questo disco c’è Doom Metal, c’è Epic Metal, c’è Heavy Metal…oltre alla scelta dell’italiano come scelta vincente, l’altra mossa vincente della band è stata quella di affondare la propria musica in un Doom metal classico, di chiare reminescenze Heavy, senza contaminazioni di sorta e pieno di epicità. Se ora come ora devo eleggere una band a titolo di miglior Doom/Heavy metal (e non solo) band italiana, la mia scelta ricade sui Trinakrius.
Un EP completo quindi, completo dal punto di vista del sound, dell’originalità, della lingua (inglese ed italiano), sotto ogni punto di vista. Sperando presto in un full lenght album chiudo qui questa review.
Maestosità, potenza, epicità.
Doom On!
Voto versione inglese: 90
Voto versione italiana: 94
Vincenzo Ferrara