Recensione: Insanity
“Insanity”: mai titolo poteva essere più adatto per entrare a contatto col mondo degli spagnoli Dark Confessions. I Cinque di Murcia propongono un metalcore contaminato con sprazzi che vanno dal death melodico al brutal, rendendo il discorso musicale non scontato e abbastanza fresco. Merito soprattutto del leader Enrique, che si cimenta in maniera disinvolta su diversi stili, dando un tocco in più al risultato finale. Il disco segue a distanza di un anno il primo “Century Of Blood” e trova pochi spunti originali – dovuti al poco tempo impiegato per la sua realizzazione – , soprattutto per quanto riguarda la composizione.
L’intro sinfonica di “Frozen Soul”, dove s’inseriscono tromboni e pianoforte, annuncia “My Turn”, che alterna una prima parte brutal a una prettamente metalcore, che sarà il leitmotiv dell’intero disco. Una chitarra melodica dà il via a ”Sea Of Oblivion”, che cavalca l’ondata melodica svedese tipica di At The Gates e In Flames, mentre un grilletto in caricamento è la nota caratteristica di “Biohazard“, che muove anch’essa sull’alternarsi di elementi noti con altri derivanti dall’ambito *-core, con risultati altalenanti, che si riscontrano anche in “The Voice Of Apocalypse”, dove Enrique si dimena tra rap e hip-hop. “Prelude To Tragedy” ricorda l’omonimo platter dei Black Sabbath per l’ambientazione da temporale autunnale, che va a fondersi con un tacchettio in stile Pink Floyd, e sfocia nell’arpeggio di “Scars Of Insanity”, che presto lascia spazio al riffing della coppia Cerventes/Garrido, e a un solo di chitarra dal carattere esotico. L’intro un po’ troppo lungo e senza particolare interesse di “Denigration” ci accompagna al brano più lungo del disco: anche questo intriso di deathcore e blast-beats, che riesce comunque ad avere buoni cambi ritmici e metrici che destano interesse, grazie anche al ritornello facilmente assimilabile. Gli elementi usati dal combo sono comunque ben assemblati e conducono “Inferno Infection” verso il ritornello, dopodiché qualche sprazzo industrial anticipa un solo di chitarra e un riff aggressivo thrashy, placato solo dall’infezione che porta a una chiusura in fader. Con “Distorted Reality” è il caso di insistere su come la visione della realtà sia per i Nostri completamente distorta, ma continua inesorabilmente a pizzicare materiale in giro: questa volta tocca al riffing tipico dei Machine Head essere sottoposto a clone, mentre “Bloodshed” chiude questo secondo capitolo Dark Confessions, ed è senz’altro il miglior brano del disco, almeno sotto il profilo della composizione e della personalizzazione stilistica, con la sua intro brutale cui si contrappone una sezione slow che lancia un riff sul quale lo screaming di Enrique si esalta fino a degli stop’n’go finali che dichiarano finito il gioco di “Insanity”.
Un pot-pourri di generi, che comunque trovano una giusta sistemazione nelle mani dei Dark Confessions, che riescono – seppur senza troppa fantasia – a rendere “Insanity” un disco fruibile e altamente digeribile, ma non per i più esigenti. Per la prossima release è il caso che spendano qualche mese in più per incanalare in maniera ottimale la loro strada e il loro sound, che risulta comunque accattivante ma mancante di quel piglio – compositivo e creativo – che potrebbe fargli fare il grande salto.
Vittorio “VS” Sabelli
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Tracce:
1. Frozen Soul 1:31
2. My Turn 3:27
3. Sea Of Oblivion 3:44
4. Biohazard 4:35
5. The Voice Of Apocalypse 4:19
6. Prelude To Tragedy 1:34
7. Scars Of Insanity 4:34
8. Denigration 5:20
9. Inferno Infection 4:43
10. Distorted Reality 3:20
11. Bloodshed 3:40
Durata 40 min.
Formazione:
Enrique Balsalobre Martinez – Voce
Marcos Garrido Cervantes – Chitarra
Jose Angel Moreno Garrido – Chitarra
David Palazòn Gamero – Basso
Sèbastien Alcolea Garrido – Batteria