Recensione: Insanity Alert [Reissue]

Di Marco Donè - 15 Marzo 2018 - 0:01
Insanity Alert
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2018
Nazione:
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68

Insanity Alert… Un nome non nuovo, aspetta, la band austriaca del cantante dei punkster olandesi The Apers, che in questa nuova dimensione si fa chiamare Heavy Kevy? Esattamente, sono proprio loro! Gli Insanity Alert, infatti, sono nati con il trasferimento di Heavy Kevy in Austria e sono originari di Innsbruck. Attivi dal 2011, dopo aver pubblicato due dischi ed essersi creati un certo seguito nel circuito underground, arrivano al contratto “importante” firmando per la prestigiosa Season of Mist. La label francese dimostra di credere ciecamente nella compagine austriaca e, per colmare l’attesa che che ci separa dal loro imminente terzo full length, ne pubblica la ristampa del primo lavoro, l’omonimo disco, rilasciato nel 2014, che ci troviamo a curare in queste righe.

 

Ma qual è la proposta targata Insanity Alert? Come facilmente intuibile dalla copertina del disco, ci troviamo al cospetto di un quartetto che sbandiera fieramente l’appartenenza a quel revival thrash che sta andando per la maggiore in questi ultimi anni, in particolare al filone più festaiolo, descritto al perfezione dalla definizione crossover party thrash. Quindici sono le tracce che compongono “Insanity Alert”, per la durata di una mezz’ora scarsa, in cui i Nostri ci prendono a sassate in faccia con un vortice di velocità, follia, violenza e ubriachezza molesta, che si traduce in musica in un condensato di D.R.I., Anthrax, S.O.D. e primi Metallica, giusto per citare alcuni dei nomi che vengono in mente con l’ascolto del disco. Un lavoro che segue la lezione impartita dai Municipal Waste, con riff abrasivi, batteria assassina, parti in mosh, echi punk, aperture hardcore, voce vomitata sul microfono – l’assonanza con Tony Foresta non passa inosservata – e cori da cantare con la bottiglia di birra rivolta al cielo. Certo, il ritorno del crossover thrash ha portato alla ribalta tantissime formazioni, inflazionando un po’ il movimento, aumentando le difficoltà per potersi districare dal calderone dell’underground e lasciare un segno del proprio passaggio. Un concetto che deve essere ben chiaro nelle menti degli Insanity Alert che, fregandosene dell’originalità – se la cercate, andate altrove –, sfoggiano quell’attitudine capace di fare la differenza, trasmettendo energia pura all’ascoltatore. Se a questo sommiamo un’elevata dose di autoironia e tanta voglia di divertirsi, con testi spesso al limite della follia, è facile intuire come i Nostri siano riusciti a ritagliarsi uno spazio e porsi all’attenzione della Season of Mist. Per comprendere al meglio la dimensione del quartetto basta ascoltare ‘Run to the Pit’, canzone posta in chiusura d’album, in cui gli Insanity Alert fanno il verso agli Iron Maiden, rivisitando l’inno ‘Run to the Hills’. Il testo, riveduto per l’occasione e in cui viene espressa, con tanta autoironia, la visione dell’essenza thrash della band, fa letteralmente sganasciare dalle risate e trova il suo apice nel ritornello che, seguendo la linea vocale di Dickinson, porta a cantare

 

Run to the pit, mosh for your life
Run to the pit, mosh for your life

 

Da quanto fin qui scritto, risulta evidente come la prima fatica degli Insanity Alert possa essere descritta con questa semplice frase: un lavoro per i fan del crossover thrash. Un album onesto, che senza pretendere di inventare nulla di nuovo, travolgerà l’ascoltatore con la sua energia e ironia. Attendendo la terza prova sulla lunga distanza del quartetto austriaco, la prima per Season of Mist, sperando che la band mantenga intatta l’attitudine mostrata in questo esordio, non rimane che fare un plauso alla label francese per aver reso alla portata di tutti il debutto di Heavy Kevy e compagni. Buon ascolto thrasher!

 

Marco Donè

 

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