Recensione: Inside Of The Machine

Di Francesco Sgrò - 25 Ottobre 2013 - 12:00
Inside Of The Machine
Band: Assignment
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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80

Partiti da fondamenta musicali riconducibili al Thrash e al Death Metal, i teutonici Assignment hanno ben presto virato con decisione verso lande più squisitamente Progressive, arrivando quest’anno a rilasciare sul mercato il terzo album in carriera, intitolato “Inside Of The Machine”, edito per la prolifica Mausoleum Records.
L’evocativo artwork anticipa le atmosfere e le tematiche futuristiche e fantascientifiche, attraverso le quali si snoda il concept preparato dal combo germanico, per un esito complessivo di tutto rispetto.

Una produzione asciutta e cristallina completa a dovere un’opera che fin dai primi istanti dell’iniziale “Upload The System”, proietta l’ascoltatore in un universo di mistica melodia, in cui le tastiere suonate dal bravo Gert Sprick, risultano fondamentali nel donare al sound del gruppo una teatralità mai fuori luogo, in grado di aumentare notevolmente il valore del brano proposto. Dopo una lunga intro atmosferica, l’opener esplode in un concentrato di decadente melodia dominata da un ottimo lavoro chitarristico, sul quale si staglia un oscuro coro vocale che pare quasi ricordare lo spirito dei migliori Symphony X.
Un alone di mistero avvolge la seguente “The Intrusion”, nella quale il gruppo è attento nel bilanciare perfettamente gli ottimi riff inanellati da chitarre e dalle tastiere, su cui a dominare è la voce del bravissimo Michael Bormann, il quale orchestra con sapienza le interessanti trame melodiche che caratterizzano il platter.

I ritmi si alzano sulle note della gelida “I Am The Machine”, contraddistinta ancora dalla massiccia presenza delle tastiere, senza dubbio autentica struttura “ossea” del songwriting dei tedeschi, abili nel confezionare un Refrain melodico e ben realizzato. Eccellente la prova vocale di Mats Leven, al solito encomiabile per espressività e trasporto.
La sanguigna “Resistence”, contraddistinta da un solido lavoro chitarristico volto ad inanellare una serie di riff granitici, risulta squarciata da un chorus estremamente suggestivo, precedendo una serie parti soliste davvero pregevoli.
Mantenendo sempre le tastiere in primo piano, i nostri proseguono su ottimi livelli grazie alla notevole “Love Between Heaven And Hell”, nella quale torna la suadente voce (già apparsa nella precedente traccia), della celebre e sempre bravissima Robin Beck che, amalgamandosi ottimamente alla timbrica del già citato Michael Bormann, riesce a dare vita ad un coro di grande impatto e dalla notevole carica emotiva.
Un vortice di melodia, teatralità e potenza caratterizza l’anima della maligna “The Betrayal”(Carsten Kaiser degli Angel Dust alla voce), alla quale segue l’altrettanto oscura “Messiah’s Fall”, traccia che dimostra perfettamente quanto la vena compositiva del combo tedesco sia continuamente attiva.

“Ending Love” è una nuova intensa sfuriata Heavy Prog, dominata ancora dall’interpretazione eccezionale dei due cantanti, supportati con perizia dal resto del gruppo: a spiccare è il lavoro dell’onnipresente tastierista Gert Sprick.
La riuscita ballad elettro acustica “Another Sacrifice”, arriva a cullare dolcemente i sogni prima di dare spazio alla spietata “Electric City”, pezzo che ritrova il consueto stile della band intenta nello sfornare un altro ottimo episodio di sano Prog Metal.
“Walk Alone” ed “Eternal Silence”, confermano ancora una volta il valore di un album che si avvia alla conclusione con la notevolissima strumentale “Bug In The System”, caratterizzata da una superba concentrazione di melodia dall’ascolto molto “agevole” e con la lunga e articolata “End Of The Machine”, a concludere la storia narrata .

Il disco si chiude tuttavia con la bella ed orecchiabile “Nowhere Fast”, inclusa come Bonus Track e posta ad estremo sigillo di un album gustosissimo e davvero ben realizzato.

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