Recensione: Inside The Unreal [20th Anniversary Ltd. Edition]
La scena metallica italiana nel corso dei primi anni novanta è stata senz’altro tra le più fulgide e promettenti cui il Bel Paese abbia dato i natali. Coloro che hanno vissuto direttamente quel periodo, con buona probabilità, ricorderanno che dopo l’avvento delle ‘vecchie glorie’ degli eigthies, in Italia, si stava affacciando una nuova generazione di musicisti preparati e determinati a imporsi non solo in ambito nazionale. Si poteva quasi respirare la loro volontà di non porsi come obiettivo la semplice emulazione dei grandi gruppi d’oltreoceano (o d’oltremanica), ma di provare a rivaleggiare con essi. Tant’è che, specie in campo thrash/death, sulla spinta di etichette come la Dracma Records, la Rosemary (Contempo) o in seguito la Scarlet Records, sembrava proprio che il movimento potesse esplodere da un momento all’altro e qualcuno arrivò effettivamente ad affermarsi anche all’estero (vedi Sadist, ad esempio).
Purtroppo, per ragioni che non andremo ad analizzare, in molti non riuscirono a realizzare più di uno/due dischi (oggi divenuti oggetti di culto, di non facile reperibilità) prima del fatidico scioglimento, facendo per così dire implodere la scena su se stessa e buona parte delle attese al riguardo. I loro lavori e la loro musica però, evidentemente, non erano destinati all’oblio: c’è chi è pronto a scommettere che possano funzionare anche ai giorni nostri e si è preso la briga di ristamparli, come nei recenti casi di Broken Glazz, In.Si.Dia o dello split Baratro/Entity/Undead o addirittura rimasterizzarli.
Una di queste perle rare rimaste sepolte per quasi due decenni è proprio “Inside The Unreal” dei bolognesi Electrocution. Disco che all’epoca lanciò il gruppo nel mercato internazionale, portandolo ad aprire dal vivo per Death, Carcass, Benediction e persino Motörhead e convinse il quartetto a trasferirsi negli States, sebbene per un breve periodo. Purtroppo, quell’avventura non proseguì in maniera altrettanto fortunata e, a parte un paio di EP e uno split album, gli Electrocution fecero perdere le proprie tracce. Almeno fino a quando, in occasione dei venti anni dalla prima registrazione, la Goregorecords (braccio estremo della Aural Music) non proporrà di ristampare il loro unico full-length.
Si può notare subito che per l’occasione è stato compiuto un restyling della copertina e ‘ripulito’ il suono, ma -non temete miei cari deathster intransigenti- senza stravolgere il fascino lugubre e malsano che ammantava la prima stampa. Quel devastante death legato a ‘doppia lama’ al più violento thrash, quel sulfureo mix ‘poliglotta’ tra le sonorità dei primi Sepultura (non a caso Guadagnoli è stato in corsa, al tempo, per sostituire Max Cavalera), dei Protector e della seminale scena statunitense con Death (fino a “Human”), Deicide, Morbid Angel e Malevolent Creation, infatti, non esce minimamente intaccato da questo tipo di operazione.
Dopo un brevissimo intro, a dispetto dei due decenni passati, la partenza di “Premature Burial” è a tutti gli effetti ancora un pugno nello stomaco, il frenetico riffing work delle due asce arriva sporadicamente a sconfinare nel grind e gli stop’n’go in occasione dei soli colpiscono come rasoiate l’inerme ascoltatore. Elevatissimo poi il potenziale distruttivo di “Growing Into The Flesh” e “They Died Without Crosses”, merito anche di una sezione ritmica implacabile e di una generale ferocia esecutiva all’altezza delle migliori produzioni scandinave. Per non parlare poi del micidiale trittico finale composto da “Back To The Leprosy Death”, “Behind The Truth” e “Bells Of The End”, che non lascia un attimo di respiro fino al ridotto outro finale e molto probabilmente vi farà venire la morbosa voglia di pigiare nuovamente il tasto play, per ripartire dall’opener.
Non è però soltanto la furia cieca a farla da padrona tra i solchi di “Inside The Unreal”, poiché si possono già sentire i primi passaggi technical death che caratterizzeranno le release successive e che porteranno i Nostri a confrontarsi con l’operato della celebre triade Atheist, Cynic, Pestilence. Un esempio su tutti “Rising Of Infection”, dalle contorte ritmiche sinuose e poi l’articolata “Ghost Of Past”, l’unico brano a sfiorare i sei minuti e la sempre brutale “Under The Wings Only Remains”, ci danno l’idea di un gruppo molto preparato sul piano tecnico, oltre che compositivo. È giusto chiarire, infine, che sebbene siano svariati e piuttosto diversi tra loro gli ensemble che hanno contribuito a forgiare le composizioni degli Electrocution, il loro stile è notevolmente riconoscibile e personale.
“Inside The Unreal” è un album talmente compatto che ogni singola traccia convince senza eccezioni e riascoltandolo oggi si ha la netta sensazione che, pur non essendo tra gli inventori del genere e senza raggiungere la fama dei vari gruppi citati tra le fonti d’ispirazione, a loro modo, abbiano contribuito ai successivi sviluppi del death metal in Italia e non solo.
Fatelo vostro!
Orso “Orso80” Comellini
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Tracce:
1. Premature Burial 3:55
2. Rising Of Infection 3:42
3. They Died Without Crosses 4:24
4. Growing Into The Flesh (Bleed To Death) 3:37
5. Body’s Decay 3:32
6. Ghost Of Past 5:51
7. Under The Wings Only Remains 4:10
8. Back To The Leprosy Death 2:22
9. Behind The Truth 3:35
10. Bells Of The End 4:04
Durata 39 min. ca.
Formazione:
Mick Montaguti – Voce, Chitarra
Alex Guadagnoli – Chitarra
Max Canali – Basso
Luca Canali – Batteria