Recensione: Insidious

Di Matteo Bovio - 21 Settembre 2004 - 0:00
Insidious
Band: Emeth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
72

Alla scena del Brutal moderno vanno ad aggiungersi gli Emeth, nuovissima realtà europea. I nostri vengono dal Belgio per la precisione, e come anticipato si dedicano a quel tipo di sonorità molto in voga oggi in ambito estremo: Death Metal spinto oltre ogni limite, che valica persino il consueto confine del Brutal alla ricerca di soluzioni sempre più estreme e, quasi paradossalmente, particolari. Un discorso portato avanti da un numero sempre maggiore di band, sia qui in Europa che in territorio Americano, e che ha permesso a moltissime band di emergere dal discorso puramente underground.

Questo non vuol dire che la loro musica sia alla portata di tutti, semplicemente che le etichette sembrano dimostrare un certo interesse per queste sonorità. Gli Emeth invece fanno “selezione all’ingresso” piazzando in apertura “Impermance Of Being“, una mazzata di portata incredibile che racchiude in sè gran parte degli elementi del loro suono. Innanzitutto un drumming al limite dell’umano, per lo più ostentante dei blast-beat terremotanti (supportati presumibilmente da trigger), ma che sa anche seguire la complessità delle strutture chitarristiche. In questo il gruppo perde parzialmente colpi sulla linearità, in quanto le canzoni si bloccano per poi ripartire a intervalli irregolari; ma la potenza che questa soluzione dona alle canzoni è qualcosa di raramente sentito fin ora.

Ovviamente il cantato si inserisce nel contesto nell’unica maniera immaginabile: molto basso come timbrica, ma anche potente e non impastato. Un peccato invece che, nel complesso, il lavoro di chitarra rimanga quasi completamente nascosto: questo almeno fino a “Manifestation“, prima traccia in cui anche il riffing trova uno suo discreto spazio. Vaghi accenni al sound dei Visceral Bleeding si fanno avanti nella parte centrale della canzone, ma in linea di massima il loro suono è molto più accostabile a una versione Immersed In Blood spogliata di qualsiasi linearità. Peccato appunto che in diversi passaggi il suono delle chitarre si perda nel marasma sonoro, e vada ricercato aguzzando le orecchie. Le soluzioni infatti sono tutt’altro che banali, molto articolate ed eseguite in maniera impeccabile. E lo stesso discorso lo si potrebbe fare per il basso, ancora più soffocato dai rimanenti strumenti.

Insidious soffre particolarmente su questo punto: il gruppo ha voluto puntare in maniera esclusiva sulla violenza, riuscendo appieno nell’intento, ma tralasciando il fattore della longevità. Alla lunga diventa difficile riuscire a star dietro ai passaggi di ogni singola canzone, e l’interesse suscitato dai primi ascolti pian piano si affievolisce, fino a diventare una sorta di freddo rispetto. Ovvio che dopo qualche giorno passato ad ascoltare altro, reinserire gli Emeth nel lettore equivale a rimanere nuovamente a bocca aperta, ma il limite compositivo a cui ho accennato permane.

Insomma, un debutto che mostra un normalissimo ostacolo, ma che allo stesso tempo è prova di grandi capacità. Innanzitutto saper sviluppare un sound così potente, suggerito non tanto dalla produzione quanto dal songwriting, è qualcosa da encomiare. In secondo luogo, da un gruppo con così tanta padronanza degli strumenti e con questa attitudine ci si può solo aspettare un ritorno terremotante. Con una maggiore maturità compositiva e qualche concessione all’ascoltabilità potrebbe uscire qualcosa il cui pensiero mi fa già venire l’acquolina…
Matteo Bovio

Ultimi album di Emeth

Band: Emeth
Genere:
Anno: 2004
72