Recensione: Insurrection Rising
Uno schermo. Zapping annoiato, senza particolare attenzione, fino a che non guizza qualcosa, un nome, un titolo, una storia: “Savage Messiah”. Sgranati gli occhi di fronte ai credits del film di Ken Russell, un ispirato Dave Silver sentenzia: “Questo si che è un nome per chi fa Heavy Metal”. Tuttavia i parallelismi con la trasposizione cinematografica che racconta la vita dello scultore francese Henri Gaudier-Brzeska si fermano qui, dove comincia la storia dei Savage Messiah.
La giovane formazione vede la luce nel 2007 attraverso il filtro di una Londra cosmopolita che tiene a definirsi patria di un UK thrash sposato ad un sound più classicamente heavy metal congegnato da quella che viene definita ironicamente dallo stesso Dave Silver (vocalist nonché chitarrista del quartetto) una “Anglo-German-Uruguan-Australian-Spanish band” . Le danze dei debuttanti si aprono con “Spitting Venom” proprio nel 2007, dato alle stampe attraverso SMR Production: lavoro accolto con positività universale e che ha fatto conoscere i Nostri quanto bastava per firmare, nel gennaio del corrente anno, un contratto niente male con Candlelight Records per cui cominciano immediatamente a registrare “Insurrection Rising” sotto l’egida leggendaria del produttore Chris Tsangarides (nomination al Grammy Award per colui che vanta collaborazioni marchiate a fuoco nella storia, da “Painkiller” dei Judas Priest a “Tattooed Millionares” di Bruce Dickinson passando attraverso i lavori di Thin Lizzy, Black Sabbath, Yngwie Malmsteen, Angra, Exodus, Helloween…). Ed è proprio la produzione a brillare fin nei primi accordi regalando suoni puliti e distinti caratterizzati da volumi impeccabili: qui il mixaggio di Scott Atkins (Cradle of Filth, Gama Bomb) regala emozioni ed acustiche calibrate per mantenere l’incisività acuminata di un genere storico poco avvezzo a sofficità avvolgenti.
Ciò che i Savage Messiah propongono è dunque un quadro moderno dell’intendere classic heavy metal senza dimenticare influenze più propriamente thrash old school calate in una cornice inusuale su cui pennellate di colori alla Judas Priest e sfondi maideniani convivono con spatolate più riconducibili a Testament, ai Metallica di “Ride the Lightning” e tocchi più bui che rimanda al groove dei Pantera.
“Insurrection Rising”, first track dell’omonimo album è un ottimo esempio di questo connubio che si apre attraverso stoccate di chitarre stridenti sentite come marchio di fabbrica dell’intero lavoro, un tumulto che ho trovato piuttosto gradevole perché inserite sapientemente su un lastricato di groove ben congeniato ma non troppo originale. Provvidenziale in questo senso il timbro sferzante e pungente di Dave Silver, che coniugato ad assoli di un tecnicismo notevole salvano sonorità latenti che sembrano ricalcare troppo alla lettera le lezioni dei grandi ispiratori della band.
“Corruption X” rivela nuovi spunti strumentali molto attraenti, spesso incarnati da giri di basso firmati Sasha Cron ed accattivanti variazioni di tempos che rendono la track una curiosa tela su cui si intrecciano i ricami di riffing che si inseguono e si intrecciano dando origine a figure stuzzicanti, protagoniste di una partitura ricca di colpi di scena.
Segue l’attacco di “In Absence of Liberty” per cui ti volti, domandandoti se qualche faccendiere notoriamente avversario del genere non abbia silenziosamente cambiato disco: intro melodica spiazzante dall’eco maideniano attraverso cui i Savege Messiah si svestono dell’armamentario bellico sfoderato finora per attraversare sentieri melodici che si riservano di condurre in una vallata evocativa e affascinante per ripiombare senza troppi preamboli nel consueto sottobosco heavy . Cambi di ritmo sostenuti non fanno rimpiangere la scelta di costruire una track di ben di ben 6 minuti che fluisce attraverso un avvincente monologo di chitarra sapientemente sdraiata su un letto di sonorità acustiche a cui i Savage Messiah sanno accostare ad un arredo heavy senza imperfezioni.
Vena ispirata che va a diluirsi un po’ in creature quali “The serpent tongue of the divinity” e in “Vigilo f the Navigator”, nonostante siano molto buone gli accordi che sembrano guizzare negli assoli rimangono ancorati a partiture piuttosto semplici per distillarsi attraverso una monotonia da cui faticano a riemergere. Il notevole lavoro di drumming by Ernie Nogara che accompagna l’ascolto di “Enemy Image (Dehumanization)” risveglia invece il ritmo complice un riffing forsennato che sa chiudere la propria morsa sulle aspettative dell’ascoltatore.
Nuova sorpresa con “Silent Empire” fondata su un intro heavy attraverso cui aggraziati intermezzi melodici e vocals che richiamano forte lo stile NWOBHM si sposano con l’acidità di venature più thrash in un connubio ben riuscito.
Ogni sonorità rimbomba nel lavoro che presenta il variegato album attraverso l’art work nervosamente ribelle firmato Marcelo Vasco (le vostre impressioni sul fatto che non sia un novellino sono fondate, avendo firmato già cover di Belphegor, Absu e Satyricon), pregevole espressione degli intrecci sonori, squillanti e foschi nel medesimo istante, che tinteggiano un prodotto denso e ricco di particolari.
E’ una prova piuttosto notevole che si dichiara come un ampio spettro di sonorità tuttavia in alcuni frangenti fatica a slegarsi dalla tradizione rimanendo una lezione eseguita diligentemente dagli ottimi alunni Savage Messiah. La band molto recente non ha ancora raggiunto una dimensione personale completa, anche se il tentativo si sente in alcuni passaggi d’interesse rendendo l’album una raccolta di premesse affascinanti e cariche di prospettive.
Tenete presente questo nome: nel momento in cui sapranno divincolarsi dalle solide catene storiche che affiorano un po’ troppo prepotenti, avranno molte pagine da scrivere.
Lucia Cal
Tracklist:
1. Insurrection Rising * MySpace *
2. Corruption X
3. In Absence of Liberty * MySpace *
4. The Serpent Tongue of Divinity
5. Vigil of the Navigator
6. Enemy Image (Dehumanization)
7. Silent Empire
8. The Nihilist Machine
9. He Who Laughs Last
Line-up:
Dave Silver – Lead Guitar and Vocals
Sy Taplin – Lead Guitar
Sasha Cron – Bass
Ernie Nogara – Drums