Recensione: Intergalactic Battle Tunes
“Intergalactic Battle Tunes” è il disco d’esordio degli Sculforge, quartetto di scavezzacollo che dalle lande alemanne propone uno speed power tematicamente legato in modo neanche troppo sottile al mondo di Warhammer 40000. Il lavoro si presenta come una sorta di narrazione episodica in cui coesistono brani musicali e intermezzi narrativi per un totale di un’ora abbondante di musica, un po’ come fatto dai Blind Guardian (giusto per tirare fuori un nome noto a tutti) col capolavoro “Nightfall in Middle Earth”. Scelta ambiziosa, che sebbene sulla carta risulti decisamente affascinante (soprattutto per uno come me, che della vendita del materiale targato Warhammer ha fatto una professione), nella realizzazione effettiva dimostra, in questo caso, qualche punto debole.
La materia sonora di cui è composto “Intergalactic Battle Tunes” si dimostra dinamica, colorando una base speed metal con melodie più accostabili al power teutonico degli anni ’90 e sporadiche fiammate trionfali per donare al tutto un profumo guerrafondaio ed eroico. Entro questo range sonoro, gli Sculforge passano da furenti scudisciate a pezzi maggiormente carichi di pathos, dimostrando un’attitudine agguerrita e buone capacità compositive. I problemi di “Intergalactic Battle Tunes” iniziano a farsi sentire col comparto vocale, a mio avviso non sempre all’altezza di quanto proposto dal combo tedesco in fase strumentale. La voce acida di Polly McSculwood, accostabile per certi versi a quella di un Kai Hansen d’annata in salsa punk, rende bene nei toni più arcigni e medio bassi, in cui la sua verve abrasiva raggiunge lo scopo, ma deve arrendersi quando i nostri cercano di “alzare l’asticella” e puntare sull’enfasi. Non va molto meglio con l’ingresso in scena dei cori, che nel loro tentativo di dare un sostegno soffrono degli stessi alti e bassi della voce principale (un esempio nella ricerca di pathos fin troppo caricato di “Glorious”, che finisce per risultare stucchevole), contribuendo a spezzare la tensione creata dalle trame strumentali. Ciò purtroppo non può che abbassare la valutazione complessiva di un album che, con qualche aggiustatina, poteva farsi apprezzare di più. “Intergalactic Battle Tunes” da il meglio di sé quando si deve picchiare sodo, anche grazie al suo fare caciarone e a suo modo spensierato (come si evince dal simil-folk finale “Sculforge Inn”, totalmente fuori contesto ma a suo modo esilarante), e con qualche aggiustatina mirata gli Sculforge potrebbero iniziare a farsi valere.