Recensione: Interlude
Con il loro omonimo debut album gli Iron Savior nel 1997 hanno ottenuto molti apprezzamenti da fan e critici. La cosa poteva sembrare scontata dal momento che oltre al validissimo cantante, chitarrista e compositore Piet Sielck militavano nel gruppo anche il mitico Kai Hansen (Ex Helloween, Gamma Ray) e Thomen Stauch alla batteria (Blind Guardian), poi sostituito dall’ex Gamma Ray Thomas Nack. In Interlude i “Salvatori del metallo” decidono di dividere l’album in due; la prima (formata da 5 tracce) immortalando l’esibizione al prestigioso Wacken Open Air Festival e la seconda dove ci vengono proposti quattro nuovi pezzi ed una cover dei grandiosi Judas Priest.
Ad aprire le danze ci pensa Iron Savior canzone non troppo veloce che vede subito le chitarre gemelle di Kai e Piet in primo piano con i loro riff che accompagnano le strofe e assoli veloci di indubbia qualità. Si prosegue con la veloce Brave new world dove è incessante il ritmo dettato dall’inossidabile Thomas Nack. Particolarmente riuscita l’alternanza alla voce tra Hansen e Sielck. Giunge così Watcher in the sky cantata dignitosamente da Kai. Non nascondo che questa è una delle mie song preferite dei Savior grazie alle atmosfere futuriste che le tastiere di Kuck riescono ad evocare e alle melodie molto curate, soprattutto nel coro. Stupendo il cambio di ritmo completato da due assoli veramente strepitosi per velocità, melodia e precisione. Riding on fire è invece una cavalcata che scorre senza intoppi sia nelle strofe che nel chorus ben interpretato dalle backing vocals. Riuscito il break centrale che dà una piccola (e meritata) pausa al preciso Nack e che rende meno prevedibile una traccia di indiscutibile valore. L’esibizione al Wacken del gruppo termina con For the world. Un pezzo dove inizialmente imperversa un granitico riff che accompagna magistralmente tutte le strofe per poi lasciare spazio a melodie curate e accattivanti nel ritornello. Rabbiosi e taglienti i solos guitar confezionati dal duo Kai / Piet, come al solito perfetti, che chiudono il live dei Savior.
Ogni volta che ascolto Contorsions of time sento un brivido dietro la schiena: la contrapposizione che dura per tutto il brano tra melodie curate nelle strofe e la potenza assoluta generata dai riff è semplicemente esaltante anche dopo diversi e ripetuti ascolti. Touching the rainbow è un piccolo gioiello. Ottimo il lavoro di Kuck con le tastiere, penetrante e convincente la voce roca di Piet, stupendo il break dove tre assoli melodici danno il colpo di coda inaspettato alla song che sembrava già finita. Più semplice, ma non per questo meno piacevole, Stonecold, track che ha come punto di forza il coro immediato e l’ assolo molto orecchiabile. The hatchet of war comincia con un dolce intro di keyboard, basso e batteria; poi entrano con violenza le chitarre, che fanno subito alzare il tempo. Il bridge a mio parere non è stupendo ma questa “pecca” viene colmata dal chorus potente e credibile. A mettere il sigillo sulla canzone ci pensa un bel lavoro di chitarra griffato P. Sielck. L’ultima song è una cover dei mitici Judas Priest, una band alla quale i Savior musicalmente parlando devono molto, che risponde al nome di Desert Plains interpretata veramente bene da tutto il gruppo.
Interlude è un buon disco. Tuttavia non so se consigliarvene l’acquisto perché, in definitiva, se avete già il debut album questo lavoro da un lato vi farà sentire i Savior dal vivo, ma dall’altro aggiungerà solo quattro brani nuovi. Ciò non toglie che ho ascoltato con immenso piacere questo cd di power metal potente che mi ha offerto 50 minuti di ottima musica.
Tracklist:
1. Iron Savior
2. Brave New World
3. Watcher in the Sky
4. Riding on Fire
5. For the World
6. Contortions of Time
7. Touching the Rainbow
8. Stonecold
9. The Hatchet of War
10. Desert Plains