Recensione: Interludium
C’è aria di riordino dei cassetti in casa Powerwolf con l’uscita di Interludium. Infatti, questa nuova fatica dei cinque tedeschi, non è proprio un nuovo album, ma una mezza raccolta che raggruppa quattro pezzi già usciti in passato e sparpagliati come singoli, bonus track o EP. A questi si aggiungono altri quattro brani inediti più due singoli pubblicati nel 2022, che non si capisce bene se siano da considerare un anticipo dei pezzi nuovi o da annoverare tra quelli passati riproposti in questo nuovo lavoro.
Si parte con Wolves of War, primo inedito che dopo un intro dagli echi folk esplode in un brano in classico in stile Powerwolf. Una composizione in cui la band teutonica sfodera tutto il suo arsenale fatto di ritmiche sostenute, chitarre veloci e cori epico/gloriosi. Cose già sentite ma che si rivelano ancora efficaci. La successiva Sainted By The Storm è un anthem da battaglia che strizza l’occhio in maniera nemmeno tanto velata ai Sabaton. Non a caso entrambe le formazioni oltre ad aver esordito nello stesso periodo, hanno contribuito, grazie alle voci baritonali dei rispettivi cantanti, a spezzare quel luogo comune che voleva tutti i vocalist in ambito power come dei cloni delle voci di Kiske e Kotipelto. No Prayer At Midnight è un pezzo diretto con un ritornello immediato che si stampa in testa e non sfigurerebbe nelle future esibizioni live dei lupi teutonici.
My Will Be Done, singolo uscito nel 2022, è un power metal dalla struttura granitica dove Attila Dorn oltre all’inglese ricorre anche al latino. D’altronde l’utilizzo della Magna Lingua, non è una cosa tanto inusuale nelle liriche dei Powerwolf. Altars On Fire si mantiene sui territori heavy pomposi seguendo la tradizione di quanto proposto da Attila e company nel corso degli anni. Stesso discorso per Wolfborn pezzo veloce con riff di chitarra accompagnati da inserti di tastiere.
Stronger Than The Sacrament è un altro power glorioso dalle melodie facili che, nonostante proponga ancora idee già sentite, riesce a farsi comunque apprezzare. Un po’ meno magari Living On A Nightmare che, dopo una buona partenza con un incedere avvincente, si perde poi in un ritornello abbastanza anonimo. Non fa proprio faville nemmeno Midnight Madonna che lascia un po’ il tempo che trova.
Chiude il disco Bête du Gévaudan, un brano veloce che si fà notare per il testo cantato in francese. Pezzo abbastanza da copione, ma che grazie ad una certa verve, riesce a coinvolgere l’ascoltatore.
Magari, nelle intenzioni dei Powerwolf c’era davvero la volontà di dare ai fans l’occasione di procurarsi alcuni brani non presenti negli album ufficiali, ma Interludium lascia comunque un certo retrogusto di disco tappabuchi. Nonostante la presenza di qualche buon inedito alla fine non ci troviamo certo davanti ad un disco memorabile: in buona sostanza appare esattamente come un intermezzo. Che, perlomeno, ha il merito di dare il meglio di sé proprio nei pezzi nuovi, facendo così ben sperare per i lavori a venire.
Un album discreto, senza particolari pretese, ma che almeno scorre via in modo piacevole.