Recensione: Into Night’s Requiem Infernal
Nati nell’ormai lontano 1989, la band di cui vi sto per parlare è purtroppo semisconosciuta ai più. Purtroppo. Già, sfortunatamente i Novembers Doom sono conosciuti da quelle poche, a mio avviso intelligenti, persone che sanno apprezzare il Death più sperimentale (e se parliamo dei Novembers Doom, sperimentale neanche troppo), che non giudicano negative le commistioni di diversi generi in un unico album, se fatte bene. Persefone, Dark Lunacy, Dominia, Amorphis, per citarne alcuni, hanno portato avanti la dura battaglia dell’inusuale nel Death Metal. C’è quindi chi inserisce elementi Prog, chi elementi della musica sinfonica/classica, chi elementi della musica Doom e così via. I Novembers Doom ci propongono un Death Metal dalle tante sfumature, che sarà apprezzato dai fan di band come Katatonia e My Dying Bride. Into Night’s Requiem Infernal, così si chiama l’album che festeggia i 20 anni di attività (anche se il primo full è stato rilasciato nel 1995) della band. Una band, questa, che ha saputo mantenersi su livelli costanti, piuttosto alti, ad ogni release. Allo stesso modo quest’ultima fatica si colloca tra i più bei lavori Death del 2009.
Ma quali sono allora le sperimentazioni di cui parlavo prima? Ci arriverò, con la dovuta calma. L’approccio a questo album non deve essere quello di chi sta per comprare l’ultimo, che so, dei Morbid Angel: la parola chiave non è la violenza la più pura – seppur presente in alcuni punti – e non è nemmeno la ricerca di un sound grezzo o marcio che sia. Into Night’s Requiem Infernal si presenta come un album da gustare con la dovuta calma, che alterna riff veloci e spiazzanti a momenti più rilassanti, accostati ad un growl basso e sommesso e alla voce pulita, calma e distensiva.
L’album si apre con i suoni elettronici della title-track, che lasciano spazio dopo una manciata di secondi alle chitarre elettriche che si lanciano in un riff “a effetto scapoccio”. E non è solo la genialità dei riff a sorprendere, ma anche i numerosi cambi d’umore che troviamo in A Eulogy For The Living Lost, dove parti decisamente più pesanti, accompagnati dalla doppia cassa, si alternano a pezzi di chitarra acustica con costante insistenza. E, se poco dopo la metà, Empathy’s Greed si trasforma per pochi secondi in un interessante intermezzo musicale a mo’ di rock progressivo dove poco dopo un giro di basso ossessionante si riconduce con prepotenza al riff portante, la seguente The Fifth Day Of March prende spunto direttamente dal sound più doomy dei già citati Katatonia. Attenzione, non pensate nemmeno lontanamente che i Novembers Doom siano un gruppo totalmente derivativo, un gruppo “scopiazzatura”. Per carità. La loro personalità è palpabile di nota in nota, autoritaria e continua in tutti i 45 e rotti minuti dell’album. Ma, tanto per farvi capire sommariamente di cosa sto parlando, i paragoni sono inevitabili. Inevitabili anche ora, dicendovi che in I Hurt Those I Adore troverete un po’ degli Amorphis, a metà strada tra il Death/Doom di Tales From The Thousand Lakes e l’Heavy melodico di Eclipse. A fare da chiusura troviamo When Desperation Fills The Void, secondo il mio parere la migliore di tutto l’album. Per i primi tre minuti e mezzo la canzone segue la falsa riga di The Day Fifth Of March: la dolcezza di una ballad unita ad atmosfere malinconiche viene squarciata da un assolo lento e davvero emozionante, accompagnato da riff moderati e dal cantato quasi recitato del singer Paul Kuhr. Il tutto si trasforma, a un minuto e mezzo dalla fine, in una canzone puramente Doom. I tempi, il growl, la distorsione, tutto ricorda quel Metal triste e malinconico, emozioni rese perfettamente anche da alcuni suoni elettronici in sottofondo che oserei definire davvero inquietanti.
E’ il momento di tirare le somme. Into Night’s Requiem Infernal ha l’animo proveniente direttamente dall’Inferno. Le idee, i suoni, le atmosfere, tutto porta a sottolineare la genialità della band che lo ha scritto, una genialità che ha fatto comporre loro canzoni complesse e piene di piccole ma importanti sfumature. Un album che soddisferà tutti coloro che adorano l’unione del Death Metal al Doom, farcito con atmosfere angoscianti ma talvolta contraddistinto da riff martellanti, suonati al fulmicotone con la batteria. Non manca in alcuni punti l’incontro con il rock progressivo, non mancano quelli con l’Heavy più ragionato. Insomma, questo è un full tutto da scoprire. Non un miracolo, non un capolavoro assoluto. Ma un disco suonato onestamente, con una buonissima dose di personalità che promette di farsi ascoltare più e più volte.
“La disperazione ha riempito il vuoto…”
Luca Dei Rossi
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Tracklist:
1.Into Night’s Requiem Infernal
2.Eulogy For The Living Lost
3.Empathy’s Greed
4.The Fifth Day Of March
5.Lazarus Regret
6.I Hurt Those I Adore
7.The Harlots Lie
8.When Desperation Fills The Void