Recensione: Into the Armageddon
I Thrashfire sono nati in Turchia nel 2006. Dalla formazione originale di 5 elementi, tutt’altro che stabile, sono passati a presentarsi come power trio, con Burak Tavus (voce e chitarra) unico fondatore superstite.
Dediti ad una più che discreta attività live, con il compito mai facile di dover scaldare il pubblico per band come Destruction, Artillery e Venom Inc., hanno suonato principalmente nel loro paese natio ma hanno fatto esperienza anche all’estero con un mini-tour in Germania nel 2017, che includeva una tappa al Taunus Metal Fest, e la partecipazione al True Thrash Fest di Amburgo a novembre di quest’anno.
A livello discografico hanno iniziato con un Demo nel 2007, poi un EP, dal titolo ‘World Domination Promo’ nel 2010 seguito dall’album d’esordio ‘Thrash Burned the Hell’ nel 2011. Siglato un contratto con la Xtreem Music hanno pubblicato un secondo EP, ‘Vengeance of Fire’ nel 2015 e, finalmente, il secondo album, dal titolo ‘Into the Armaggedon’ disponibile dal 10 ottobre 2019.
Viste le band per cui hanno aperto, i festival a cui hanno partecipato ed i titoli dei loro lavori è inutile dire che cosa suonano: un sound virulento, pieno d’odio e di ferocia, primordiale e odorante di zolfo maledettamente pestilenziale, in poche parole un Thrash senza freni e senza limiti.
‘Into the Armaggedon’ è un assalto brutale, continuo che non da tregua, l’equivalente di un pentolone di pece bollente che ti viene rovesciato sulla testa. E’ artisticamente grezzo e lancinante, non ha nulla di originale e non brilla per virtuosismi: la voce, urlata alla vecchia maniera, è terrificante senza il minimo apporto melodico, gli assoli sono nevrastenici e la ritmica è sintetica e martellante.
Il songwriting si basa quasi unicamente sulla stessa velocità d’esecuzione intervallata da robusti cambi di tempo, lanciati a pioggia giusto per cercare di non far capire che le idee non sono poi così tante.
Insomma, è l’ennesimo lavoro mediocre, che non va oltre quanto già sentito centinaia di volte, diventando anche monotono, quando il continuo ripetersi dello stesso cliché stufa e fa venir voglia di piantare lì.
Nonostante questo, qualcosa di buono lo troviamo anche dentro questo album: la grinta, la passione, la grande energia che escono dai solchi alla fine coinvolgono ed, anche se non sarà eccezionale, con ‘Into the Armaggeddon’ alla fine i Thrashfire riescono a dire la loro: il Thrash più atavico e nero è ancora vivo, scorre mellifluamente nelle loro vene ed alla fine esplode con la stessa violenza di un’eruzione vulcanica, con la lava che scaturisce direttamente dagli antri infernali. Ci vorrebbe un po’ più di fantasia compositiva per fare il balzo in avanti, che solo in alcuni brani scaturisce, come ‘Katacomb (The Kingdom of Ressurrection)’, ‘Through the Crimson Darkness’, ‘High Heel in the Hell’ e la title-track ‘Into the Armageddon’, di tessitura più variabile rispetto agli altri e che dimostrano che la band ha un potenziale, che probabilmente riuscirà a far emergere se si assesterà come formazione. Per ora il giudizio è sufficiente, ma ci aspettiamo qualcosa di meglio.