Recensione: Into The Eye Of Satan
I Deiphago uno dei gruppi, se non ‘il’, più violenti del Mondo?
La domanda suona un po’ strana, giacché i tre pazzi scatenati con sede nel Costa Rica (ma originari delle Filippine) bazzicano il più sotterraneo degli underground, e sin’ora non hanno lasciato granché traccia, nella Storia del metal. Ciò, malgrado “Into The Eye Of Satan” sia già il quarto full-length di una carriera iniziata nel lontano 1991, costellata inoltre da altro materiale discografico di natura semi-artigianale.
Invece, proprio “Into The Eye Of Satan” lascia pensare, anche dopo parecchi ascolti e una buona riflessione, che davvero Voltaire 666, Sidapa e Savnok non abbiano eguali, in fatto di furia demolitrice propagantesi sotto forma di onde sonore. I nove brani del platter sono qualcosa di inimmaginabile, una sequenza mostruosa di song una più veloce e brutale dell’altra; concepite per soddisfare un unico obiettivo: la distruzione totale.
La misantropia che trasuda a fiotti da “Into The Eye Of Satan”, supportata da robuste tematiche antireligiose, è letteralmente palpabile, afferrabile, da far propria per dare un senso al male che pervade e vince l’animo umano. La rabbia che esplode da brani dal furore inenarrabile, quali l’innominabile “(6 x 6 x 6) / 3” o la terremotante “Ritual Death Of The Enemy”, è un’emozione coinvolgente nel senso più stretto del termine. Davvero il sound dei Deiphago, rozzo, involuto, pre-umano, spinge la mente oltre ogni comprensione per i crimini di cui si macchiano gli esseri umani. Crimini che non sono la cui efferatezza non è solo fisica ma, forse maggiormente, psicologia. Egoismo, personalismo, spregio dei sentimenti, invidia. Uomini e donne che si beffano delle emozioni di altri uomini e donne, facendoli sprofondare nel dolore e nella disperazione.
“Into The Eye Of Satan”, con il suo infinito impatto energetico, con la spinta di una sezione ritmica inaudita, guidata dalle bestiali sferzate del basso di Voltaire 666, fornisce ai sofferenti una sorta di redenzione come rivincita del più debole di fronte al più forte. Che, spesso e volentieri, si pone in tale posizione con il sopruso e la sopraffazione. “Evil And Adverse”, “Calculated Acts Of Cruelty” e “Bloodbath Of Genocide” sono lì apposta: per spazzare via tutto e tutti. Il drumming a mitraglia di Savnok, a volte confuso nella propria sconquassante foga, è la panacea che proietta la mente oltre la miseria umana, là, chissà dove, nello spazio profondo, fra le galassie, dorme da eoni il giustiziere finale.
Una proiezione che avviene nel tipico stato di trance da hyper-speed: quando, cioè, i BPM sforano abbondantemente la barriera del suono per disperdersi nel vuoto cosmico, trascinati dall’inarrestabile slancio di trazione operato dai più estremi dei blast-beats (“Red Dragon Of Chaos”), nonché dai ‘chainsaw-riff’ del cavernicolo Sidapa. Autore, oltre all’efferato lavoro ritmico, di ipnotici e lisergici soli che trapassano da una parte all’altra lo sbalorditivo muraglione di suono eretto dalla band stessa.
Terminata la title-track, che chiude il lavoro, allora, viene spontanea la risposta alla domanda primigenia: i Deiphago sono davvero imbattibili in quanto a selvaggia veemenza compositiva e, soprattutto, esecutiva. “Into The Eye Of Satan” è la loro arma termonucleare, dal suono unico al Mondo, atta ad annullare la razza umana. Immeritevole di strisciare sul meraviglioso Pianeta Terra.
Daniele D’Adamo