Recensione: Into The Labyrinth

Di Stefano Ricetti - 12 Gennaio 2009 - 0:00
Into The Labyrinth
Band: Saxon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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84

Intro crepuscolare arricchito da suoni di campane, un organo antico e poi una cascata di riff in piena tradizione Saxon – quindi pulizia e potenza – fino all’arrivo del prode e fiero nocchiero dell’HM inglese: Peter Rodney Byford da Barnsley, nato il 5 gennaio 1951 e detto Biff. Il resto è letteralmente da orgasmo metallico: il basso di Nibbs Carter pompa come uno stallone prezzolato e lo stile stra-classico del vecchio leone Nigel Glockler bombarda che è un piacere sentirlo, soprattutto quando si esalta con la doppia cassa, al pari del vecchio amico e collega Philty Animal Taylor, in tempi di Motorheadiani fasti. L’epica di questo brano si taglia a fette, il coro è da brividi: i Saxon hanno scritto un altro anthem in grado di garantire eternità al Metallo: Battalions Of Steel è il titolo migliore che potessero scegliere i guerrieri di Sheffield, signori senza macchia e senza paura dell’acciaio.

 

“WOOAAAARGHH!”
Excuse me, but I’ve just finished listening to Saxon’s Wheels Of Steel and I’m reeling shellshocked in the aftermath. My brain’s scrambled, my mind’s minced, my ‘critical faculties’ are in confusion and all I want to do is go- “WOOAAAARGHH!”

Yeah, one more time – “WOOAAAARGHH!!”

 

Questo scrisse il “grande” Geoff Barton nella primavera del 1980, all’interno della recensione dell’immenso Wheels Of Steel sul magazine Sounds. Mi permetto di riportare pari pari le Sue sensazioni dopo essermi gustato innumerevoli volte il pezzo Battalions Of Steel, che mi ha fatto appunto riandare con la memoria allo scritto del giornalista inglese, per via dell’adrenalina che a stento riesco a contenere. Il tipico brano che da solo vale l’acquisto dell’album. 

Già mi vedo il pubblico Defender, borchie alla mano e capelli al vento, a braccia alzate di fronte agli Stallions Of The Highway durante l’esecuzione di Live To Rock, un pezzo scritto per essere urlato dal vivo. I pochi secondi di tregua che precedono Demon Sweeney Todd sono solo la calma prima della tempesta: il Sassone spinge a fondo sull’acceleratore, senza redenzione alcuna, dimostrando ai giovani virgulti – e non – che quando c’è da picchiare ci sa ancora fare alla grande e lo “smollamento” degli ‘anta (sempre più ‘anta) è ancora di lì a venire. The Letter apre all’esercizio chitarristico della coppia Quinn/Scarrat, chirurgici più che mai, tanto da scomodare un’istituzione come Princess Of The Night, per poi lasciare spazio a un brano dalla struttura ortodossa, che risponde al titolo di Valley of The Kings, dal coro soave ed epico che fa venire la pelle d’oca.

Tutto è nato dal Blues, poi è arrivato l’Hard Rock seguito dall’Heavy Metal. I Saxon ce lo ricordano con Slow Lane Blues. Crime Of Passion, dalle chitarre moderniste, è un filler bell’e buono. Le Acciaierie e Ferriere inglesi Saxon ci regalano ancora brividi lungo la schiena con i 40 secondi di rasoiate in Premonition in D Minor, che apre l’amabile Voice, dolce nell’incedere ma con un Biff incazzoso più che mai nell’interpretazione. Protect Yourselves è la seconda battuta a vuoto di turno mentre Hellcat rappresenta l’immancabile Rock’N’Roll metallizzato di Sassone memoria che pare uscito da una B-side di Forever Free. Ancora chitarroni HM protagonisti in Come Rock Of Ages(The Circle Is Complete), un mid tempo d’antica memoria che lascia spazio a tutti gli strumenti, nella tipica consuetudine dei guerrieri dello Yorkshire. Ian Kilmister fece Whorehouse Blues nel 2004, album Inferno. Peter Byford decreta la fine del disco tramite la versione acustica di Coming Home, reprise del brano già presente su Killing Ground, assoluto strappamutande per le numerose orde di Defender romanticoni che, fra una toppa vintage e l’altra non dimenticano le origini dell’Hard.   
        
Into The Labyrinth convince, suona possente, si dimentica dell’anagrafica, in un paio di occasioni toppa clamorosamente ma permette ancora una volta all’aquila britannica di veleggiare autoritaria nei cieli che attorniano l’Olimpo del Metallo e soprattutto costituisce il viatico per poterla vedere di nuovo dal vivo, precisamente il 22 di febbraio in quel di Milano, al Rolling Stone.

Quando si sarà gomito a gomito nel pit, sudati e senza voce, con il braccio di borchie adornato diretto verso il cielo a urlare “Wheels Of Steel”, d’incanto tutte le elucubrazioni da recensione, insieme con le varie s***e mentali da precisini spariranno. E ancora una volta l’heavy metal avrà trionfato, trent’anni dopo “Saxon”, l’esordio del 1979. Amen.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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Tracklist:
1. Battalions Of Steel 
2. Live To Rock  
3. Demon Sweeney Todd  
4. The Letter  
5. Valley Of The Kings  
6. Slow Lane Blues  
7. Crime Of Passion  
8. Premonition In D Minor  
9. Voice  
10. Protect Yourselves  
11. Hellcat  
12. Come Rock Of Ages (The Circle Is Complete) 
13. Coming Home (Bottleneck Version) 

PS: Into The Labyrinth è disponibile anche in formato Lp e Cd digipak. Quest’ultimo contiene un  bonus DVD con:

* Parzival movie with Biff acting as King Arthur
* Tour Documentary
* “Live To Rock” video clip
* Audio Interview with Biff Byford

 

Line-up:
Peter “Biff” Byford – Vocals
Paul Quinn – Guitar
Doug Scarratt – Guitar
Tim “Nibbs” Carter – Bass
Nigel Glockler – Drums

 

 

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