Recensione: Into The Maelstrom
Che sarebbe successo se i Beatles avessero ascoltato gli Hawkwind e l’hard rock? Una domanda che probabilmente in pochi si sono posti fino ad oggi. Pure tra questi deve sicuramente figurare Damon Fox fondatore dei Bigelf, band non propriamente allineata e dalla produzione quantomai sporadica. Nati a Los Angeles poco dopo la caduta del muro infatti, i nostri si presentarono come una innovativa band glam, che successivamente avrebbe abbracciato la scena stoner della west coast, riuscendo però a dare le stampe solo ad un misero EP nel corso dei favolosi anni novanta. Un po’ meglio andò col nuovo millennio, quando i Bigelf riuscirono ad incidere 4 full length nel corso di 14 anni.
L’ultimo di questi è proprio Into the mailstorm, di cui in questa sede si disquisisce ed il quale ci riporta alla frase con cui la disamina si è aperta. Damon e soci infatti propongono una curiosa mistura tra l’orecchiabilità dei fab four, miscelata a tematiche psychospaziali ed all’acidità degli Hawkwind, il tutto condito da un sound comunque pesante e molto roccioso, in dosi diverse a seconda dei vari episodi.
Probabilmente alla componente hard rock viene data una grossa mano, o meglio vengono date due grosse braccia, grazie all’innesto in formazione di tale Mike Portnoy. L’ex dream boy infatti contribuisce non poco ad irrobustire il già roccioso sound cui i Bigelf erano giunti nel precedente Cheat The Gallows. Ciò nonostante non va ad inficiare l’ammiccante orecchiabilità che ha sempre contraddistinto i nostri, accentuata tra l’altro dall’eliminazione di certi fronzoli prog presenti nei primi due dischi.
La micidiale opener (Incredible time machine) infatti è pervasa in ogni dove da strofe fuoriuscite da Abbey road e chitarre granitiche, così come debitrice di Abbey road e Sgt Pepper risultano essere The professor & The Madman o Theater of Dreams. In Hypersleep invece, più lenta ed allucinata, grazie anche ad una ottima prova alle tastiere del mastermind prendono invece forma i viaggi spaziali del Vento del Falco. Menzione d’obbligo poi per l’ottimo singolo estratto Alien Frequency, che fonde tutti gli ingredienti alla perfezione.
Mr Harry Mc Quahe, ballata in stile ultimi Beardfish invece funge da spartiacque e ci induce una seconda parte in cui domina con maggiore determinazione l’hard rock psychedelico, in particolare in Control Freak. Perfino due semiballad come High (sempre in stile Beardfish) ed Edge of Oblivion vengono arricchite da accelerazioni e basi masselle. Chiude infine la Suite ITM, vero e proprio viaggio cosmico nella musica dei Bigelf.
Che dire dunque: ottima melodia, grandissima atmosfera acidospaziale e hard rock a rendere il tutto più adrenalinico, una produzione coi controfiocchi fornita dalla sempre puntuale InsideOut. Into the maelstrom potrebbe essere la colonna sonora perfetta per un droga(leggera)party, pure risulta un po’ troppo vincolato ai modelli citati durante l’analisi. Poche idee ma molto ben organizzate che danno vita ad una prova frizzante che molto probabilmente cambierà la vita di pochi, ma migliorerà quella di molti.
Tiziano Vlkodlak Marasco
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