Recensione: Into The Sun

Di Fabio Vellata - 13 Gennaio 2010 - 0:00
Into The Sun
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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73

Guardando con occhio disattento grafica di copertina e confezione, anche il meno esperto dei frequentatori di hard rock sarà colto da una certezza più o meno immediata: “questi fanno stoner”

Bingo. Arrivano da Venezia e non certo dalla Death Valley, non hanno nomi ispanico-americani (ma) bensì, italianissimi e, probabilmente, le ispirazioni desertiche che animano la loro musica derivano più da immagini riportate che non da esperienze concrete fatte sul campo.
Eppure gli attacchi lisergici, ribassati ed ipnotici dei The Mexican Whi-sky, risultano esempio assolutamente credibile di cosa significhi proporre un genere di confine come questo.

Chitarre perennemente down, ritmi talora ripetitivi, suoni sabbathiani, atmosfere seventies e voce acidula, un po’ declamatoria ed un po’ urlata: tutti gl’ingredienti che costituiscono la ricetta base del rock da “sole rosso”, sono piazzati in bella mostra, esibiti senza alcuna remora in modo da fornire un’identificazione univoca e senza errori valutativi di sorta.
Kyuss, Fu Manchu, Unida, Hermano: i nomi di routine, i capisaldi di un movimento esiguo e limitato per audience ed uscite annuali, non possono di certo mancare nell’immaginario di una band decisa ad affiliarsi anima e corpo a questa singolare forma di rock duro che, lontanissima da spinte evolutive, da desideri di cambiamento o canoni imprecisi, tende a mantenersi fedele a se stessa perdendo ogni influenza innovativa o dissimile da uno schema consolidato ed immoto.
Derivativo già di per se stesso, lo stoner punta tutto sull’impatto duplice di due caratteristiche. La capacità di stordire su disco, di dar luogo a vividi trip mentali in cui favoleggiare ambienti ove la luce accecante del sole confonde ogni contorno. E la forza dirompente sulle assi del palco, aspetto decisivo ed indispensabile, del tutto funzionale e non secondario al primo.

A quanto pare il trio veneziano mostra un valido assortimento in ambedue i fondamentali: se, infatti, le composizioni ascoltabili nel loro primo full lenght autoprodotto “Into The Sun”, recano al proprio interno, narrazioni che paiono davvero ispirate a vagabondaggi in torride pietraie desertiche, ciò che si  racconta di loro in sede live soddisfa appieno le aspettative, consegnando agli appassionati ed ai fan, show incendiari e di gran coinvolgimento.

I risvolti un po’ industrialoidi dell’opener “Mr. T Bomb”, le divagazioni a doppia voce di “Leavin The Bedroom” e le conclusive “Mammoth” e “Down Again” (tracce già viste sul primissimo demo del gruppo), certificano la genuina bontà dell’offerta che, necessariamente, dovrà rientrare nel novero delle proprie preferenze per poter attecchire, ma che, vista in qualsiasi direzione, appare comunque più che valida e non priva d’ottima sostanza artistica.

Pieno supporto dunque, per questa singolare ma non rara realtà di casa nostra.
Forti di un debut album adornato d’ogni cura, confezionato in modo delizioso (alla maniera dei vecchi vinili) e capace di mantenere ciò che propone – ovvero, 100% stoner rock all’ennesima potenza – i The Mexican Whi-Sky guardano senza troppi timori reverenziali ai maestri del campo, mostrando d’aver appreso la lezione e di poterla mettere in pratica con altrettanta credibilità.

Davvero nulla di nuovo o mai sentito sia detto con chiarezza, tuttavia, se il genere fa per voi, insieme al recente nuovo album dei Fu Manchu regalatevi anche una copia di “Into The Sun” del combo lagunare.
Difficilmente avrete di che pentirvi.

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Tracklist:

01.    Mr. T Bomb
02.    Drinking All Along
03.    Muse Of My Music
04.    Leaving The Bedroom
05.    The Queen Of The Beach
06.    Electric City
07.    Into The Sun
08.    Mammoth
09.    Down Again

Line Up:

Enrico – Voce / Chitarra
Luke – Basso
Demis – Batteria

 

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