Recensione: Invincible
Esiste una ricetta per il successo? In molti si sono interrogati in merito ed in molti, cercandola, hanno fallito miseramente, ottenendo l’esatto contrario. Miscelare gli ingredienti di maggior appeal, aggiungere un po’ di sale e pepe e cuocere in forno a cottura media non è sufficiente per entrare nel cuore delle persone. È necessario partire dal basso, dalla gavetta, ed avere tanta pazienza costruendosi un’esperienza fatta certamente di delusioni, ma anche di piccole soddisfazioni.
La premessa è doverosa in quanto la Storia ha dimostrato che è proprio chi il successo non lo cerca che, spesso e volentieri, riesce ad ottenerlo. Basti pensare a tutti i grandi pensatori che hanno cercato di ragionare in maniera innovativa per raggiungere scopi fuori dalla portata della gente comune. La medesima cosa è avvenuta in ambito musicale, dove le grandi rivoluzioni sono state perpetrate da personaggi i quali hanno avuto il gran pregio di pensare con la propria testa, lasciando perdere le mode del momento e suonando anzitutto ciò che piace a loro per primi.
In questa nicchia di persone entrano di diritto gli Holy Martyr, gruppo sardo migrato in terra lombarda nel 2008. Autrice di diversi demo, un paio di Ep e di due full length, la band arriva oggi al terzo parto sulla lunga distanza e, incredibile ma vero, riesce a non sbagliare un colpo anche in quest’occasione, così com’era accaduto per i precedenti Still At War ed Hellenic Warrior Spirit. Addirittura l’assalto frontale dei brani viene accentuato da linee vocali ed assoli ispiratissimi con il cantante Alex Mereu mai come ora sugli scudi con una prestazione che dimostra grandi dosi di carattere e versatilità.
Invincible cambia ancora una volta le carte in tavola, traendo ispirazione dalla terra del sol levante (i due album precedenti erano invece dedicati alle gesta dei grandi guerrieri romani e greci), dai suoi eroi e dai loro valori, onore in primis. Si comincia così con una suggestiva intro che ha il compito di portare l’ascoltatore verso il primo brano, cioè la titletrack e sin da subito è comprensibile come il lavoro del quintetto sia stato certosino: atmosfera ed impatto si uniscono in un brano evocativo con un’impronta fortemente maideniana, caratterizzata da un break centrale dedicato agli assoli, ispirati lungo tutta la durata del disco.
L’incedere anthemico e da puro headbanging di Lord Of War e Ghost Dog rendono questi due pezzi perfetti per i concerti e non mancheranno di far proseliti negli appuntamenti dal vivo della band. Superato l’intermezzo The Soul Of My Katana, arriva Shichinin No Samurai, fra i brani migliori del lotto e sicuramente tra i più articolati, una sciabolata assestata con perizia proprio dove fa più male che è però anche caratterizzata da un’atmosfera più cadenzata ed anthemica nell’intermezzo centrale.
Veloce, diretto e privo di sbavature, Takeda Shinghen punta diretto ad un assalto frontale al ritmo dell’epic più propriamente detto. Anche in questo caso, oltre al cantato da brividi di Mereu, vanno elogiate le chitarre della premiata ditta Spiga/Melis, ancora una volta ispirate nel colorare il brano con un riffing vincente e degli assoli veramente azzeccati. La successiva Kagemusha, invece, raggiunge il picco di epicità come pezzo più evocativo della tracklist, cadenzato ed in odor di Manowar, almeno nella strofa. Dopo una prima metà caratterizzata dall’heavy metal più duro e puro, si affronta un interludio acustico per poi ripartire con un’altra bordata ricca di pathos con chitarre distorte, la porta alla conclusione del brano più lungo di tutti (quasi 9 minuti).
La chiusura di Invincible viene affidata a Sekigahara, canzone dai tempi thrash che piace per l’ennesimo assalto sonoro, ed a Zatoichi, brano che porta il marchio di fabbrica Holy Martyr e che conclude un disco caratterizzato da un buon bilanciamento tra tempi medi e veloci.
Non ultimo, i suoni rendono giustizia alla proposta del Sacro Martire ed un lavoro egregio di bilanciamento fa emergere ogni singolo strumento senza che esso sovrasti gli altri. Due parole vanno anche spese sulla copertina: un disegno dai toni caldi e sanguigni che ben rappresenta la musica contenuta nel disco.
Tante parole per dire cosa, alla fine? Che Invincible è un grande album, forse superiore anche al suo predecessore, quell’Hellenic Warrior Spirit che all’epoca fece gridare al miracolo non pochi appassionati dell’heavy metal più epico e meno incline ai compromessi, ma questo sarà il tempo a deciderlo. Intanto va elogiata la prestazione di un gruppo che non cerca il successo, ma procede dritto per la propria strada e fa ciò che gli riesce meglio: HM con i controfiocchi. E scusate se è poco…
Andrea Rodella
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Tracklist:
1 – Iwo Jima
2 – Invincible
3 – Lord Of War
4 – Ghost Dog
5 – The Soul Of My Katana
6 – Shichinin No Samurai
7 – Takeda Shinchen
8 – Kagemusha
9 – Sekigara
10 – Zatoichi
Durata: 54:15 min.
Lineup:
Alex Mereu – Vocals
Eros Melis – Guitar
Ivano Spiga – Guitar
Nicola Pirroni – Bass
Daniele Ferru – Drums