Recensione: Invisible Circles

Di Alessandro Di Clemente - 18 Aprile 2004 - 0:00
Invisible Circles
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Genere:
Anno: 2004
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70

Tornano con un nuovo platter gli olandesi After Forever, dopo 3 albums, vari mini-cds e un dvd.
Portabandiera di un melodic dark metal dalle tinte sinfoniche (sulla falsariga dei vari Within Temptation e Nightwish), i nostri pur dando alle stampe un prodotto ben suonato, ottimamente prodotto (forse fin troppo pulito e cristallino,a  là Stratovarius per intenderci), purtroppo denota una spiccata impersonalità.
Gli intrecci di generi: gothic (3rd And The Mortal, primi Theatre Of Tragedy, ecc…), power sinfonico (Nightwish, Stratovarius, ma anche quello contaminato dal prog metal, simil-Symphony X), si risolvono in un copia/incolla dai succitati gruppi e non è difficile riuscire a riconoscere le influenze (messe troppo bene in evidenza).
Tutto questo pero’ non comporta un cattivo songwriting, tutt’altro: il cd si lascia ascoltare piacevolmente; gli arrangiamenti sono gradevoli e mai sconclusionati con la bella voce soprano di Floor Jansen a farla da padrona.
I difetti di questo disco sono le simili soluzioni armonico/melodiche adottate e le strutture praticamente identiche in tutte le canzoni, come se si fossere imposti una determinata forma-canzone da seguire pedissequamente variando, di quando in quando, solo gli abbellimenti (che possono essere il growl di un chitarrista o le clean vocals maschili dell’altra ascia, gli incipit di soli batteria e basso o gli stacchi al fulmicotone di chitarre e tastiere molto “malmsteeniane”).
Alla luce di questi fatti un’analisi track by track risulta essere superflua, da sottolineare però: ‘Between Love And Fire’ che presenta un’ altrenanza ben riuscita tra la voce pulita di Floor e il growl del chitarrista Sander Gommans; la classica (solo voce e pianoforte)’Eccentric’, posizionata quasi a metà album, atta, forse, a spezzare la continuità del resto delle composizioni; la “Evergrey-ana” ‘Digital Deceit’, probabilmente la migliore in quanto ad arrangiamenti, vi è un filo conduttore che unisce ogni cambio d’atmosfera ed il ritornello, molto a.o.r. oriented in quanto a melodie vocali (ma sempre in chiave gothic), è veramente apprezzabile; l’ultima meritevole di menzione è quella posta a fine album, ‘Life’s Vortex’, forse la più aggressiva (anche se presenta un incipit molto pacato), chitarre pesanti, riffs che si rifanno allo swedish metal di qualche anno fa, stacchi strumentistici degni dei migliori Stratovarius (chitarre e tastiere che si rincorrono in scale minori melodiche ed armoniche).
Un discreto album che farà la felicità degli amanti del gothic metal (anzi melodic dark metal, come recita il retrocopertina); una band che, inserendo cospicue dosi di power sinfonico, risulta essere meno scontata di tante altre del genere.
Oppure, rivoltando il concetto: una band di metal sinfonico con cantato femminile (Nightwish su tutti) che sa distinguersi per quella vena goth e dark (grazie anche ad azzeccati inserimenti di voce growl in più di un’ occasione).

 

Tracklist:

1. Childhood In Minor
2. Beautiful Emptiness
3. Between Love And Fire
4. Sins Of Idealism
5. Eccentric
6. Digital Deceit
7. Through Square Eyes
8. Blind Pain
9. Two Sides
10. Victim Of Choices
11. Reflections
12. Life’s Vortex
 

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