Recensione: Involution

Di Roberto Castellucci - 18 Luglio 2023 - 11:00
Involution
Etichetta: Elevate Records
Genere: Heavy 
Anno: 2023
Nazione:
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65

Sono pronto a scommettere che chiunque abbia creato un monicker come MotörTrinken lo abbia fatto appositamente per generare una certa curiosità in tutti i metallari degni di tale titolo. Torna utile quel po’ di tedesco imparato leggendo i testi delle nostre amate band teutoniche: il verbo trinken si traduce in italiano con bere…guarda caso uno dei passatempi preferiti dai metallari di cui sopra. Riguardo alle prime cinque lettere, invece, che dire? La prima parte del monicker sembra essere stata presa direttamente dal nome di uno dei gruppi più noti ed amati di tutto il panorama Hard ‘n’ Heavy: gli immortali Motörhead. La citazione non è ovviamente dovuta al caso: “Involution”, secondo album in studio dei MotörTrinken, svela sin dai primi minuti di ascolto le principali influenze musicali elaborate dal quartetto bergamasco, tra le quali ovviamente va inclusa la band del compianto Lemmy Kilmister. Le otto tracce del disco, sempre in bilico tra Heavy Metal di stampo classico e Hard Rock, compongono un album diretto e senza fronzoli, capace di far trascorrere ai fan una quarantina di minuti spensierati e in allegria. Scusate se è poco, soprattutto considerando il difficile momento storico che stiamo vivendo. Pandemie, guerre, instabilità sociale e alienazione tecnologica…è proprio in questo senso che va inteso il titolo dell’album. L’involuzione di cui parlano i MotörTrinken altro non è se non il graduale declino della nostra società, stritolata da una distorta forma di progresso che ci spinge a chiuderci sempre di più in noi stessi, ingannati dagli apparenti vantaggi della digitalizzazione di ogni aspetto della vita umana. La bella copertina del disco, tra l’altro, sembra dare corpo a queste inquietudini: è una scena che ricorda molto da vicino il film Matrix del 1999, in cui vediamo la mascotte del gruppo intenta a sperimentare chissà quali aberrazioni su di un inerme uomo chiuso in un bozzolo sintetico. Questo minaccioso parente dei Terminator cinematografici faceva già bella mostra di sé nella copertina del primo album dei MotörTrinken, “Cyborgmotorcycle”, pubblicato nel 2017. In quell’illustrazione lo possiamo ammirare trasformato in un centauro futuristico, fantasioso simbolo del ‘mondo’ da cui arrivano i quattro ragazzi: l’ambiente dei bikers, i cui motoraduni spesso vengono allietati proprio dalla musica dei MotörTrinken. Gli stessi membri del gruppo sono orgogliosi motociclisti, il che mi rende doppiamente desideroso di vedere un loro concerto all’interno del loro habitat naturale: il palco di qualche motoraduno. Basta una veloce occhiata alla pagina Facebook del gruppo per rendersi conto di quanti Bar, Pub e motoraduni abbiano ospitato i MotörTrinken, senza contare la partecipazione al festival sloveno Metal Camp del 2012, show di cui i ragazzi vanno giustamente fieri. Canzoni come “Leather Rebel”, “Born to Kill”, “L.I.A.R” e “It’s Too Late” sembrano fatte apposta per essere suonate di fronte ad un pubblico festoso, meglio se con un sottofondo di motociclette rombanti e fragorosi brindisi eseguiti con enormi boccali di birra.

L’appartenenza alla galassia dei bikers, con tutto l’armamentario di motori, libertà e divertimento che inevitabilmente porta con sé, sembra in qualche modo permeare tutto il disco, tradendo così la fondamentale natura di live band che i MotörTrinken non hanno mai nascosto fin dalla loro nascita, avvenuta addirittura nel 2006. La lunga e travagliata carriera, i frequenti cambi di formazione e i moltissimi concerti hanno contribuito a forgiare la solidità della proposta musicale del gruppo. Non ci si deve aspettare esperimenti innovativi né articolate geometrie sonore: i MotörTrinken vanno dritti per la loro strada, suonando con istinto e cuore e facendo della schiettezza il loro punto di forza. Rimanendo in attesa di poterli incrociare dal vivo, invito tutti i Lettori desiderosi di ascoltare un po’ di sano Heavy Metal a dare una chance a questi quattro centauri. Buon ascolto!

 

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