Recensione: Iron Cross
Un gruppo/album di culto è qualcosa che, per una serie di vicende più o meno rocambolesche, è ingiustamente sprofondato nel tenebroso reame dell’oblio, sebbene avesse le carte in regola per conquistarsi un futuro decisamente meno anonimo.
É una soddisfazione incredibile (per musicisti e fans) vedere ristampato in gran stile quel qualcosa (ormai divenuto “culto” appunto) grazie al quale i loro sogni/sforzi non sono stati dimenticati attraverso gli anni. Tra i tanti, è anche il caso degli statunitensi Iron Cross e del lodevole operato della teutonica IronGlory records.
Piuttosto che aggiungere quei soliti, noiosissimi, 3-4 paragrafi riguardanti la storia e la saga discografica di questa band, preferirei saltare direttamente all’analisi globale del disco. Non che sia così pigro da non volermi cimentare in questo tipo di riassunti cronistorici (anzi!!!), ma sinceramente ci sono spazi e tempi più indicati (l’Enciclopedia o eventuali articoli sull’argomento; di prossima pubblicazione) che sono in grado di compensare questa mancanza. essenzialmente evitabili.
Quindi, evitiamo l’evitabile e passiamo senz’altro all’analisi di “Iron Cross”, primo disco su cd della mitica band di Orlando (USA). In questa release sono contenuti i passaggi più significativi dell’intera produzione della “Croce di Ferro”. Visto che appunto le tracks sono state estratte da diverse releases del gruppo, capiamo il perché il livello della qualità di registrazione non sia uniforme per l’intera tracklist. Poco male, perché il risultato è più che accettabile ed esso non fa che conferire un ulteriore tocco retrò che in questi casi non guasta mai.
Gli Iron Cross si fanno autori di un Power Metal assai particolare; distorsioni malate, riff inquietanti, ritmiche mai troppo scontate e l’allucinante timbro del cantante/chitarrista Rob Skelton interagiscono insieme nella tessitura di melodie ed armonie metalliche tutt’altro che convenzionali, prediligendo spesso, alla potenza grezza dell’impatto, un incedere horrorifico cadenzato e riflessivo.
Piano piano, senza far presagire nulla, questi quattro pazzi scatenati sono capaci di trasformare in men che non si dica una oscura sinfonia da incubo in un assalto US Power Metal da urlo: prendete l’opener “Die like That” o la spaventosa “BloodLust” per vedere un po’ di che sono capaci!
In un contesto così musicalmente criptico e personale, addirittura “Iron Cross” si va a frammentare in una serie di passaggi abbastanza differente tra loro (ricordate che le tracks sono state scritte e registrate in periodi diversi). Possiamo dunque passare dalla solennità tenebrosa di “Halloween”, alla furia esasperata di “Archangel”; dalle malsane melodie di “Mistress of the Dark”, alla stregonesca “Rest in Peace” (uno dei brani più rappresentativi, insieme alle prime tre tracks della personalità della band).
Un lungo ed imprevedibile viaggio nei meandri più lontani dalla concezione canonica del power metal, mica male insomma, no?
Gli Iron Cross cantano di sangue, paure, demoni, morte e terrore; concretizzano tutte queste parole in una forma di musica assolutamente unica, malvagia ed in un certo senso abbastanza teatrale (prestate attenzione alla follia delle backing vocals dei vari chorus; da brivido!). Aggiunte a questo che il loro approccio è ovviamente un po’ ostico (nonché “traumatico” per i profani del genere) e avrete, almeno in parte, un quadro più o meno completo di quel gran bel disco chiamato “Iron Cross”.
Acquisto caldamente consigliato a chi pensa che Iron Saviour e HammerFall siano paladini dell’80s Power Metal, nonché a chi è maniaco delle sonorità non convenzionali e..kult!
Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli
1) Die Like That
2) Demon’s Deciple
3) BloodLust
4) Mistress of the Dark
5) Demons
6) Halloween
7) Archangel
8) S+M Medley
9) Believer Deceiver
10) Rest in Peace
11) Dark Dreams
12) Am I Insane
13) Fantasy World