Recensione: Is Everybody Listening? [EP]

Di Gianluca Fontanesi - 30 Gennaio 2015 - 11:43
Is Everybody Listening?
Band: Zoax
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2015
Nazione:
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50

Gli Zoax sono una band londinese giovanissima, nata nel 2013 e con all’attivo un solo EP, “XIII”. Parliamo oggi del loro secondo parto, “Is Anybody Listening?”, EP che esce per Century Media e che ci offre cinque pezzi più una breve intro.

Dunque.

Oggi c’è la rinomata tendenza ad apporre la desinenza ‘core di fianco a qualsiasi cosa risulti aliena al metal più puro o fortemente ibridata da altri generi; qui la volete? Diciamo metalcore? O rockcore? O emocore? O un ‘core a caso? Negli anni ’90 si parlava di hardcore e basta, o era un porno o un genere musicale glorioso e rispettato da tutti; oggi c’è da tremare al solo sentire la parola. Perché? Perché generalmente va a braccetto con ogni corbelleria prodotta e data al mondo con tanto di paroloni e inneggi al miracolo tipo icona che piange sangue e descrive vita morte e miracoli (appunto) delle persone senza mai dare sei numeri vincenti. E va beh, anche i miracoli hanno i loro limiti, ancora di più però chi li decanta.

Nella proposta degli Zoax c’è quindi ancora molto da lavorare, non c’è niente di personale che possa distinguerla da una massa davvero tutta uguale e volta a un pubblico giovanissimo. Inutile girarci attorno, questo è un ‘genere’ che va, tira e tutto il resto; nulla però ci esime dal definirlo raccapricciante. È quella roba né leggera né pesante, che vuole essere radiofonica ma anche far vedere che è cattivona, che vuole suonare math ma manda al bath, che vuole far crescere male i nostri adolescenti che potenzialmente potrebbero essere sulla via del metallo, che regala lamette o un cappio nell’edizione limitata e che ci fa guardare Obzen, City, The Sound Of Perseverance con occhi desiderosi e mente che non vede l’ora che lo strazio finisca.

L’EP è ovviamente prodotto in maniera sopraffina e qualche buona idea la si può anche trovare, specialmente a livello strumentale; regna però un piattume generale che non si discosta dalla mediocrità per tutto il minutaggio qui proposto. Le linee vocali vanno dal solito pseudo scream a delle clean che rendono un accoppiamento tra yak la cosa più interessante del globo in confronto; il lavoro delle chitarre è basato su molti accordi aperti e note alte mentre la sezione ritmica sostiene il tutto senza infamia e senza lode.

L’EP scorre bene, fin troppo, talmente bene che alla fine non ci si ricorda niente nemmeno dopo molti ascolti. Questa, va detto, è musica non fatta per rimanere ma per catturare il momento; oggi va cosi, si coglie l’attimo a forza di social network e a furia di click e visualizzazioni su YouTube, chissenefrega della sostanza. Noi invece siamo gente all’antica, la sostanza la vogliamo eccome e ci riserviamo il diritto di passare oltre.

Gianluca Fontanesi

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