Recensione: Italian Thrash Annihilation
Le compilation AA.VV. sono testimonianza di quella che è stata l’evoluzione del movimento musicale e culturale dell’epoca a cui si riferiscono.
Ne è un chiaro esempio la basilare ‘Metal For Muthas’ Vol. 1, pubblicata dalla Sanctuary Records nel lontano 1980 e comprendente gli allora debuttanti della storica NWOBHM.
In un colpo solo, in un’ epoca in cui non era così immediato reperire gli album d’importazione, si poterono cominciare a conoscere Angel Witch, Praying Mantis, Samson e … ahh già … gli Iron Maiden.
Non da meno è la serie di compilation ‘Metal Massacre’, edita dalla Metal Blade, il cui Vol. 1 uscito nel 1982, ad esempio, preannunciava l’invasione di Malice, Ratt, Cirith Ungol, Metallica …
Ed ancora è stata fondamentale ‘Death Metal’, compilation dal profetico nome, fatta uscire nel 1984 da Noise Records, con Hellhammer, Helloween, Running Wild e Dark Avengers.
Nella nostra penisola, nella quale il movimento era sufficientemente vivace per progredire e generare interesse, fu la Reflex Records – CGD a muoversi. Nel 1985 pubblicò la raccolta ‘Metallo Italia’, la “prima compilation di Hard Rock Italiano”. Non era vero e non è che le cose funzionarono tanto bene, ad essere sinceri; nonostante questo il disco rimane un esempio del metallo fuso che all’epoca veniva riversato lungo lo stivale da Vanexa, Crossbones, Steel Crown, Elektradrive ed altri ancora.
Anno Domini 2021: il mondo è incredibilmente cambiato, non c’è più bisogno di fare ricerche nei negozi di dischi; in pochi attimi, dal proprio computer, purtroppo anche da soli, si può ascoltare quello che si vuole e creare la propria ‘playlist’ digitale, modificabile, cancellabile ed anche dimenticabile in pochi secondi a costo ‘0’.
Non si perde, neanche, più tempo a fare quei complicati calcoli per far stare più brani possibile dentro un’audiocassetta, sempre di una manciata di secondi troppo breve …
Comprare una raccolta per conoscere più gruppi possibili in un colpo solo e decidere chi seguire, pare sia diventato inutile!!!
Fortunatamente la nostrana Planet K Records non la pensa così.
Dopo un lavoro mastodontico, con il quale ha raggruppato diciotto band italiche appartenenti all’attuale scena Thrash (e non solo, ma si sa che la distinzione di genere non è mai troppo netta), ha dato alle stampe la compilation ‘Italian Thrash Annihilation’, disponibile dall’ 8 maggio 2021.
Se c’è ancora qualcuno che pensa che il movimento del ‘battere e percuotere’ si sia fermato nel 1990, con questa granitica raccolta si dovrà ricredere: lungo la nostra penisola le fonderie che producono tonante acciaio di alta qualità sono parecchie e stanno lavorando a tutto vapore.
‘Italian Thrash Annihilation’ racchiude un arco temporale che va dal 2003 ai giorni nostri, mettendo assieme band che possono dirsi veterane, come i National Suicide di Trento ed i romani Engine Driven Cultivators, con altre che sono sulla scena da meno anni, come gli Ural di Torino, gli Injury di Reggio Emilia ed i romani Asphaltator, oppure che stanno uscendo adesso, come i Methedrine di Udine, i romani Krangs e i palermitani Ireful.
Punto in comune: la qualità. Ogni band ha il suo perché, ha qualcosa da dire, sa quello che fa e porta alta la nostra bandiera. Lasciando perdere i paragoni con la Old School, appartenente ad un tempo passato che al momento non torna, guardando a questo momento: non ce ne frega niente. Bay Area, scena tedesca, svedese, spagnola, greca o che dir si voglia, non temiamo il confronto con nessuno.
Agli antipodi sono invece gli stili: c’è tanta personalità e voglia di distinguersi in ‘Italian Thrash Annihilation’. Si ascolta il Thrash puro in ‘Massacre Elite’ dei National Suicide ed in ‘So What’ degli Ural, l’influenza bastarda dei Motorhead in ‘Matapuercos’ dei Methedrine (brano inedito scritto per la raccolta) e quella malvagia dei Black Sabbath in ‘John Von Lovers’ degli Underball.
Furia e disprezzo vengono fuori in ‘Sicko’s Short Fuse’ degli Ireful, mentre le contaminazioni Black e Death infettano ‘Eyes That Kill’ degli Instable Collective, ‘Baron Blood’ dei Kryptonomicon, ‘Ruins of Sorrow’ degli In My Ashes ed ‘Infaithcted’ dei Necrofili, in alcuni casi un po’ troppo, a mio parere, ma pazienza, ci si può passare sopra.
Non manca la strafottenza nel Thrash ‘N’ Roll di ‘The Sea Lane’ degli scuri Old Roger’s Revenge e nel Crossover di ‘L’imbarazzo della Scienza’ dei diabolicamente folli A.I.D.S. ed un irresistibile richiamo alla Vergine di Ferro nella registrazione live di ‘The Dark Wave’ dei Tytus.
Per i gruppi che non ho citato: chiedo perdono, siete troppi … ma tutti di ugual valore.
Per cui, se dobbiamo rispondere alla domanda ‘serve ancora pubblicare una compilation oggi?’ Ascoltando ‘Italian Thrash Annihilation’ non possiamo che rispondere ‘SI’.