Recensione: Ithyphallic
Nessuna progressione è infinita, Karl Sanders lo sa bene: prima o poi bisogna fermarsi e riflettere. Ogni musicista e ogni gruppo musicale è destinato a raggiungere un apice creativo, e nel caso dei Nile probabilmente siamo già oltre a ciò; un disco come In their darkened shrines era del resto tanto magniloquente da rendersi insuperabile. Ecco allora che il gruppo americano si era presentato, nel suo ultimo capitolo su Relapse, con il disco più brutale dai tempi di Amongst the Catacombs of Nephren-Ka, con in più la dote tecnica che era riuscito a costruirsi in anni di attività: Annihilation of the Wicked puntava intelligentemente su strutture intricate, lasciando volontariamente in secondo piano le parti atmosferiche di cui avevano tanto abbondato fino al capitolo precedente per rinnovare e rinfrescare parzialmente la propria proposta, senza per questo distaccarsi dal concept egizio che fa parte della natura stessa dei Nile.
Ma in quest’ottica come si pone allora il nuovo Ithyphallic? Ottima domanda.
Diciamo subito che la formula non si discosta di molto da quella di Annihilation: la tecnica la fa ancora di più da padrona, con alcuni picchi da mozzare il respiro, di cui parlerò a breve. La produzione è nettamente cambiata: in confronto alla compattezza del predecessore sembra che Neil Kernon abbia voluto un suono meno omogeneo, più concentrato sulla batteria, che mai come oggi è stata così in primo piano. Kollias del resto si rende protagonista di una performance fenomenale fin dalle primissime battute del disco, non facendo rimpiangere nemmeno per un attimo un certo Tony Laureano (ma la cosa era già evidente su Annihilation) e giocando non solo sulla potenza, ma anche sugli accenti e le finezze tecniche.
Inutile specificare che la prova di Sanders e di Dallas Toler-Wade cresce ad ogni album, con un tasso tecnico ormai a livelli irraggiungibili se non da qualche selezionato gruppo brutal: provate a sentire il main riff di una canzone come Papyrus Containing The Spell To Preserve Its Possessor Against Attacks From He Who Is In The Water (ce ne vuole di coraggio per dare un titolo del genere al primo singolo dell’album!), giocato interamente su sweep picking e batteria supersonica…
Cosa manca, allora, a Ithyphallic per giustificare un voto leggermente più basso del previsto? Un po’ di anima, probabilmente. Sì, perchè se su Annihilation si riusciva a scorgere il mood ‘epico’ che comunque permeava un riffing dal sapore sempre mediorientale, anche se intricatissimo, sembra che questa componente dei Nile stia lentamente scemando, lasciando il posto ad un interesse maggiore per l’evoluzione dei classici canoni brutal. I Nile sanno che non possono giocare sempre su arrangiamenti mediorientaleggianti e cori funerei, per cui decidono di utilizzare la propria abilità tecnica per dare al proprio concept epico una nuova veste, ma così facendo perdono un po’ della loro peculiarità.
Capiamoci, riconoscerete sempre il loro sound tra un milione, ma per la prima volta sembra che un loro album stia entrando pazialmente in binari non del tutto scritti da loro, e il tessuto sonoro si fa di difficile assimilazione. Non mancano i gioielli, come la succitata ‘Papyrus…’ o la bellissima title-track (incidentalmente anche la più epica del lotto), così come la catacombale traccia finale, 10 minuti di pesantezza, Even The Gods Must Die: degno epitaffio per un album sempre sopra ogni media immaginabile, solo un po’ più freddino.
Voto quindi comunque più che abbondante per quello che si pone subito come candidato ad album brutal dell’anno insieme a un pugno d’altri; ma i tempi dei Faraoni iniziano a scemare, che stia arrivando un nuovo Mosè a fregarli?
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. What Can Be Safely Written 08:15
2. As He Creates, So He Destroys 04:36
3. Ithyphallic 04:40
4. Papyrus Containing The Spell To Preserve Its Possessor Against Attacks From He Who Is In The Water 02:57
5. Eat Of The Dead 06:29
6. Laying Fire Upon Apep 03:25
7. The Essential Salts 03:51
8. The Infinity Of Stone 02:04
9. The Language Of The Shadows 03:30
10. Even The Gods Must Die