Recensione: Kabal

Di - 23 Luglio 2008 - 0:00
Kabal
Band: Kabal
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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72

I Kabal, da Parma, vedono la luce intorno al 2003, dopo che un manipolo di ragazzi, provenienti da ambienti musicali disparati, si ritrova intorno a un tavolo e decide di mettere in piedi una band. Verso la metà del 2004 i Nostri fanno uscire il primo demo, dal titolo Bullet Hole e, l’anno scorso, riescono a confezionare il primo full length, completamente autoprodotto che, a livello di packaging, ha davvero poco da invidiare a uno “vero”, a partir dalla copertina.

Le coordinate stilistiche dei Kabal si articolano su riff di chitarra sufficientemente graffianti ed elaborati che non disdegnano colorazioni morbide di tanto in tanto, con un sound costruito spaziando da influenze che partono dall’HM degli Eighties fino ad arrivare al Rock classico. La caratteristica principale del combo tricolore risiede nell’evitare di proporre pezzi sguaiati – pare che i parmensi vantino decenni di esperienza alle loro spalle, quasi che certe connotazioni acerbe siano ormai un ricordo lontano – , data il profumo “adulto” che regna all’interno delle dodici tracce presenti – delle quali due dal vivo – .          

Intrigante il coro suadente di Heart Attack, irrobustito da sane dosi di chitarra straight in face, così come marziale e dai riff Ac/Dc – prima – e Judas Priest – dopo – risulta la successiva The Eyes of the Evil, con un “Mike” Sozzi in versione Steve Sylvester dietro il microfono. Liar è massiccia al punto giusto, Why do We Fight sferraglia quanto basta così come The Mirror non lesina la doppia cassa. A chiusura degli episodi da segnalare, grande il lavoro delle chitarre “made in Uk” all’interno dell’oscura Shake to Hell così come gagliarda e magnetica suona Black Different Faces, la canzone numero 12, vagamente Death SS.    

Concludendo, Kabal si propone come un esordio interessante, probabilmente frutto di tante ore in sala prove e sacrifici vari che riesce a farmi riscoprire antichi pruriti tipici della Nwoihm, quando band – non a caso – come Rex Inferi, Dark Quarterer e Adramelch iniziavano a dettar legge. Certo, non fa gridare al miracolo ma nello stesso tempo dà l’idea di come l’underground del Bel Paese sia sempre attivo e alla ricerca di un sogno.   

Stefano “Steven Rich” Ricetti

Tracklist:
1.Ray of Light
2.Endless Narration
3.Heart Attack
4.The Eyes of the Evil
5.Hell in me
6.You could be Friends
7.Liar
8.Why do we Fight?
9.The Mirror

Bonus Track:
10.Open the gate (live)
11.Shake to Hell (live)
12.Black Different Faces

 

 

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