Recensione: Kailash
C’è voluta la nascita della neonata Trazeroeuno perché qualcuno si accorgesse dei Krom, pardon dei Kailash (nome che hanno deciso di adottare da questo disco in avanti) ed è un vero peccato. Certo la nostra penisola, a ben guardare, pullula di realtà underground che meriterebbero un contratto, ma poche sono quelle che fin da subito hanno saputo far brillare con tanta vividezza la luce della loro qualità. Fin dalla loro nascita, con il nome Hastur poi cambiato in Krom e ora in Kailash per seguire l’evoluzione del proprio sound, questi ragazzi si sono segnalati per capacità compositive decisamente fuori dall’ordinario. Capacità che andavano a braccetto con influenze musicali sempre più variegate e con una proposta in continuo cambiamento e arricchimento.
Partiti da un death/black grezzo, ma condito con una buona dose di tecnica individuale, poco a poco i Kailash sono passati a un black sempre più melodico e a tratti sinfonico, per poi inserire nelle proprie composizioni anche passaggi di pianoforte e di sax. Il risultato finale (ma solo per il momento) è un black melodico con forti influenze avantgarde e un’abbondante spruzzata di prog.
Di quanto questi ragazzi si sentano sicuri dei propri mezzi ce ne rendiamo conto fin dal brano di apertura: una lunga suite di oltre nove minuti dal titolo “The Sleepers”. Ma è tutt’altro che far addormentare il risultato che questo brano ottiene sull’ascoltatore. La canzone infatti è arrangiata così bene e così mutevole nella melodia, che a volte bisogna guardare lo schermo dello stereo per sincerarsi che si tratti ancora della stessa traccia.
La seconda “Wind Under the Door” sembra non voler essere da meno della prima e così ecco una canzone che supera gli otto minuti di durata. Di certo il brano non annoia anche se, ce ne si accorge quasi subito, non è certo la voce il filo conduttore. Al contrario la musica è la vera padrona di questa e di praticamente tutte le composizioni dei Kailash. In questo forse è più marcata l’influenza prog: nel prendere l’ascoltatore e farlo sedere in poltrona mentre gli strumenti intrecciano melodie nell’aria che vanno semplicemente gustate e assaporate, mentre la mente viaggia guidata dalle note.
Per quanto riguarda i restanti tre brani del cd, vi rimando QUI per una disamina più approfondita, essendo stati tratti, senza alcuna modifica, dal loro ultimo demo autoprodotto. Qualche parola mi sento però di poterla spendere ugualmente e riguarda principalmente le capacità di songwriting e di arrangiamento di questi ragazzi. Raramente infatti ho sentito risultati tanto buoni se non in opere realizzate da gente con anni e anni di esperienza alle spalle, qui invece ci troviamo di fronte a un disco d’esordio. Di certo si tratta di una presentazione buona come poche e spero sia anche il segnale che i Kailash sapranno fare sempre meglio.
Per concludere penso che ci troviamo di fronte a una delle migliori promesse (mantenute) del panorama underground italico. Le qualità di questo gruppo sono tante e sembrano non doversi esaurire con questo disco. Se continueranno per la strada che hanno finora calcato credo proprio che potremo aspettarci delle grandi sorprese da ogni loro nuovo cd. Nel frattempo cominciate a rifarvi le orecchie con questo.
Tracklist:
01 The Sleepers
02 Wind Under the Door
03 Spectrum
04 Token
05 Shift
Alex “Engash-Krul” Calvi