Recensione: Kapitulation 2013

Di Daniele D'Adamo - 28 Novembre 2013 - 0:10
Kapitulation 2013
Band: Endstille
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2013
Nazione:
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80

 

Guai a farsi ingannare dai gelidi disegni di copertina degli album, dai belligeranti titoli delle canzoni, dagli aggressivi war-name: gli Endstille, paladini del back metal Made in Germany, rifuggono con forza e determinazione ogni credo politico. Infilando le dita nelle ferite ancora aperte della/dalla loro Madre Patria durante la Seconda Guerra Mondiale per ricordare l’orrore indicibile causato dai conflitti, la disperazione senza fine che segue le decisioni dei governanti di mandare al massacro milioni di vite umane, lo strazio dei più deboli. La propaganda totalitaria, di qualunque colore essa sia, porta solo e soltanto alla morte e alla distruzione totale.

Desolazione, sminuimento assoluto del valore della vita umana, volontà di soggiogare le menti, sono azioni che si percepiscono con chiarezza fra le righe delle violentissime canzoni di “Kapitulation 2013”; ottavo full-length in tredici anni di carriera, costellata inoltre da un demo e due split. Si potrebbe obiettare, al quartetto di Kiel, non aver granché variato, in oltre due lustri, una proposta primigenia fondata sull’esclusivo utilizzo della forza bruta. Affermazione in parte vera, questa, solo perché la base progettata e costruita dalla band utilizza, da sempre, il raw black metal come principale materiale di una lega inossidabile, inalterabile nel corso del tempo. Su tale fondazione, tuttavia, Zingultus e compagni hanno elaborato un sound via via meno esclusivamente devastante e distruttivo: imbullonando su di esso degli innesti volti a rimpolpare una soluzione stilistica che, questo sì, senza tali elaborazioni si sarebbe mantenuta eternamente uguale a se stessa.

Venendo quindi un po’ meno la loro frenesia demolitrice, gli Endstille hanno potuto approfondire lo strato musicale, dando al sound altre sensazioni, diverse da quella imperante, cioè di gelo e spersonalizzazione. Sensazioni più cupe, a volte drammatiche, in certe occasioni malinconiche; quasi a sottolineare che l’insegnamento della Storia in merito alle grandi, infinite tragedie per i popoli coinvolti nelle guerre non sia servito assolutamente a nulla. Certo, Mayhemic Destructor è un drummer la cui valutazione oggettiva è ardua a causa di una produzione (voluta) che predilige le chitarre; ma nonostante ciò non fa mancare migliaia e migliaia di proiettili all’artiglieria ritmica, reggendo lunghi segmenti di blast-bleast annichilenti. Il basso di Cruor è quello che ci vuole in questi casi: accompagnamento e niente più, per rinforzare quanto più sia possibile l’impatto frontale del sound. Rilevante, invece, anche e soprattutto come leggibilità, il formidabile lavoro di L. Wachtfels, sempiterno autore di riff deliberatamente monotoni ma spesso epici, vera e propria spina dorsale di un suono apparentemente caotico ma, invece, solo vertiginoso. Un suono preso in mano con grande decisione da Zingultus, a volte sguaiato nel vomitare sul microfono il suo scellerato e insano semi-scream che, nelle parti più lente e melodiche (“The Refined Nation”), perde un po’ della sua pura aggressività per assumere quel tono stentoreo e demoniaco-mellifluo tipico dei dittatori.

Nonostante la presenza di certe repentine decelerazioni (“Reich An Jugend”) e di alcune aperture pseudo-armoniche (“Nostalgia”, “Stalin Note”), gli Endistille non graffiano nemmeno un po’ la corazza di un sound totalmente massiccio, coeso, fulminate e avvolgente l’etere nelle tre dimensioni. Un sound debordante personalità, carattere, decisione, segni distintivi in abbondanza per distinguerlo da tantissimi altri similiri che bazzicano la strada del black metal, divenendo per ciò una specie di metro di paragone, di teorica influenza primigenia per altri act che dovessero intraprendere un percorso analogo. Interessante la cover dei Sodom (“Blasphemer”, dal leggendario “In The Sign Of Evil”, EP del 1984), giusto per far toccare con mano o forse meglio con orecchio che, malgrado tutto, trent’anni di metal estremo non sono passati inutilmente, in termini di nera evoluzione.  

Endstille, ancora una volta, si dimostra sinonimo di black metal ‘atipico’, piuttosto lontano cioè dai canoni lirico/musicali super-consolidati dalle formazioni scandinave. Un black metal difficile da riscontrare altrove e per ciò degno di grande menzione. Oltre al fatto che “Kapitulation 2013” non solo spacca tutto e tutti, ma cerca di farlo in profondità, entrando nell’anima, e non più – solo – in superficie, scarificando la carne.

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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