Recensione: Katarsis

Di Federico Mahmoud - 28 Maggio 2009 - 0:00
Katarsis
Band: Methedras
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2009
Nazione:
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74

A tredici anni dalla fondazione, Methedras è una formazione più che mai attiva nel variopinto panorama dello Stivale; il palmares dei milanesi conta due full-length e svariate esibizioni di spalla a big del circuito internazionale, tra cui Entombed, Dismember, Tankard e, ultimi in ordine di tempo, Destruction. Tagliato il traguardo del fatidico terzo ellepì, i lombardi ambiscono al salto di qualità. Lo fanno sotto l’egida di Punishment 18 Records, label con un occhio di riguardo ai talenti nostrani, e forti di un sound tirato a lucido per l’occasione. Katarsis è un concentrato di thrash/death metal dal retrogusto hardcore, in cui la tecnica non è pretesto ma opportunità. Si tratta peraltro del primo album a godere di una distribuzione su larga scala: una chance che il gruppo ha tutto l’intento di capitalizzare.

Per quanto variegato e sensibile alle contaminazioni, Katarsis poggia su un impianto musicale collaudato. I primi brani fungono da valvola di sfogo… catartica: la nervosa T.D.K.M., introdotta dall’arabesco di Circle of Fire, non è altri che il volto più istintivo, bestiale del gruppo. Metabolizzati Civil War e Flag of Lie, che viaggiano sulle medesime coordinate dell’opener, la svolta è dietro l’angolo: Slave Your Mind, un miscuglio di riff torrenziali e melodie insolitamente orecchiabili, condito dalla fantasia del batterista Daniele Gotti. Al netto di fisiologici rimandi ai numi ispiratori (Testament in primis), la band meneghina ha personalità da vendere e quel pizzico di lucida follia che la sprona a uscire dal seminato: è il caso di Mass Control, in bilico tra un raffinato incipit acustico e strofe caterpillar, o dell’azzardo Nightmares, sorta di rock gotico impreziosito dal talento di Lady Godyva. Quel che resta del disco alterna luci e ombre: se Betrayed Again rappresenta l’anello debole della catena, il perentorio incedere di Katarsis trasuda ignoranza genuina. Il taglio grezzo dei suoni esacerba l’offensiva del gruppo, che sfoggia discrete individualità (i chitarristi Eros Mozzi e Pietro Baggi) e un gioco di squadra rodato. Da rivedere il missaggio, penalizzante nei riguardi della sezione ritmica, vero fulcro dell’ensemble.

Il terzo Methedras certifica su pentagramma i progressi di una band che, a coronamento di una tenace abnegazione, pare finalmente aver trovato la quadratura del cerchio. Ma, attenzione, il percorso creativo dei Nostri è tutt’altro che finito: Katarsis è l’anticamera di un’ulteriore evoluzione, che presumibilmente porterà a limare le imperfezioni ancora presenti. Restate sintonizzati.

Federico Mahmoud

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Tracklist:
01 Circle of Fire
02 T.D.K.M.
03 Civil War
04 Flag of Lie
05 Slave Your Mind
06 On My Knees
07 Katarsis
08 Mass Control
09 Betrayed Again
10 Nightmares

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