Recensione: Keep The Nite Light Burning

Di Giulio Caputi - 13 Luglio 2004 - 0:00
Keep The Nite Light Burning
Band: Magnum
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
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85

“Keep the nite light burning” non è altro che la ri-proposizione in chiave acustica dei classici del gruppo britannico, ma anche di canzoni non tanto conosciute pescate qua e là nella discografia. A differenza di tante altre uscite del genere, i Magnum con questo lavoro offrono ai loro fan un raffinato gioiello “Art Rock” di alta classe, che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che il gusto ed il grande senso della melodia di Clarkin e soci hanno davvero pochi eguali nel loro genere. Ciò che colpisce maggiormente ad un primo ascolto è soprattutto la semplicita ed il buon gusto con cui i Magnum ripropongono i loro vecchi cavalli di battaglia, esaltandone il lato più romantico ed intimista; l’effetto è quello quindi di condurre l’ascoltatore verso uno stato d’animo di serenità e di rilassamento.

L’album presenta in apertura una delle canzoni più belle ma anche più sottovalutate del repertorio della band, e cioè “The prize”, tratta da “Eleventh hour” del 1983: quando ho ascoltato questa nuova versione per la prima volta sono rimasto senza fiato. Infatti, seppure la tracia originale non fosse affatto male, questa mi ha lasciato a bocca aperta, risultando nel refrain molto più incisiva e diretta; uno dei problemi che caratterizzò “The eleventh hour” era infatti la produzione, che ridimensionò il successo di quell’ottimo album. La seconda “Heart broken busted” (da Goodnight L.A.) è forse tra le meglio riuscite di questa affascinante antologia, un mid tempo elettroacustico che cattura subito al primo ascolto sia per l’accattivante refrain che per l’ottima prova di Bob Catley. Da “Magnum II” del 1979 è stata ripescata “Foolish heart”, ed anche in questo caso mi sento di asserire che i nostri compiono un ottimo lavoro, conferendo maggior fascino alla traccia in questione rispetto all’originale. Da sottolineare come tutti gli strumenti si complementano alla perfezione esaltando oltremisura il cantato di Catley che così sembra essere ancora più evocativo. E che dire di “Lonely Nights”? Su “Vigilante” (del 1986) risultava un normalissimo ed orecchiabile mid tempo, mentre questa versione è un vero capolavoro, il ritmo è notevolmente rallentato e la batteria lascia il posto alle percussioni che conferiscono quel tocco suggestivo al tutto, mentre la chitarra acustica di Clarkin e la voce di Catley si superano nella migliore prova dell’album. Ennesimo colpo vincente è “Start talking love”, da Wings of heaven” (del 1988), raro caso che non migliora la versione originale, pur essendo ottima la prova dei musicisti sotto tutti i punti di vista. Il vero ed unico passo falso è a mio avviso “Only a memory”, canzone sicuramente particolare per il fatto che a farla da padrone è soltanto la voce di Catley, ma che non convince affatto, un piccolo neo che non intacca la qualità del lavoro. L’originale andamento a metà tra lo slow blues ed il reggae caratterizza “Need a lot of love”, discreta ma non essenziale, altra buona song estrapolata da “Vigilante. E’ invece sicuramente riuscita e splendida questa nuova versione di “Maybe tonight”, traccia sognante, di un romanticismo che ormai è proprio di pochi eletti, insomma dopo “Lonely nights” è forse la migliore di “keep…”. Dal platter “Eleventh hour” ritroviamo “One night of passion”, che conferma quanto di buono ho detto fin ora, la musica scorre via che è un piacere e sfocia nella sofferta e malinconica “Without your love” . Non viene smentito il netto miglioramento anche nel caso di “Shoot”, presa da “Goodnight L.A.”, soprattutto perché l’album originale era pieno di sovraincisioni da cui è stata liberata, acquisendo quindi un maggiore spessore qualitativo. Affascinante infine è la riproposizione di “Soldier of the line” da “Chase the dragon”. Si sente però la mancanza dell’elettricità e della potenza che avevano reso questo un classico immortale del gruppo. Sarà che la produzione di “keep…” è senza dubbio sopra le righe, ma ascoltare questi classici in versione acustica è una vera e propria sorpresa, non tanto per il fatto che sono suonati tutti in maniera “divina”, quanto perché nella stragrande maggioranza dei casi vengono esaltate le melodie (da sempre arma vincente del gruppo) nonché certi passaggi musicali di sicuro valore che sui dischi originali venivano nascosti come già detto sia da fastidiosi “Fillers” tipici degli anni ’80 (è il caso di “Vigilante” e “Goodnight L.A.) sia da produzioni non eccelse (come per “Eleventh hour” e “Magnum II”. E’ inutile che mi soffermo a sottolineare l’infinita classe di questo straordinario e spesso sottovalutato gruppo inglese, che con “keep the nite light burning” sembra voler recuperare e ricordare agli ascoltatori che molti dei loro classici e non, possono essere risuonati e vivere di luce propria anche da un altro punto di vista come nella versione acustica qui ottimamente proposta.

Tracklist:

  1. Prize, The
  2. Heart Broken Busted
  3. Foolish Heart
  4. Lonely Nights
  5. Start Talking Love
  6. Only A Memory
  7. Need A Lot Of Love
  8. Maybe Tonight
  9. One Night Of Passion
  10. Without Your Love
  11. Shoot
  12. Soldier Of Line

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