Recensione: Keys to Ascension

Di Abbadon - 15 Marzo 2004 - 0:00
Keys to Ascension
Band: Yes
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 1996
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
70

NdA : album secondo me non classico, qui pubblicato per attuale mancanza di una linea “vecchie” recensioni.

Tempo di live ultimamente su Truemetal classici, compito mio continuare questa saga dei dischi dal vivo che hanno (più, meno, molto meno) fatto la storia della nostra musica. Questa volta riporto alla luce un disco piuttosto recente, ovvero il primo della coppia “Keys to Ascension” degli Yes. Questo prodotto è, come appena detto, il primo di una coppia (“Keys to ascension 2” il secondo) di semi-live che la band, tornata nella sua formazione storica (con White al posto di Bruford) pubblicò a cavallo fra il 1996 e il 1997. Perché semi live? Semi perché, pur riprendendo in gran parte una esibizione dal vivo, Keys possiede anche delle tracce nuove

registrate in studio. Analizzerò le due parti separatamente.

Live : la parte dal vivo dell’album contiene la registrazione del concerto di Squire e compagni a San Luis Obispo nel marzo del 1996, e rappresenta un bel mix che, fuso con Keys 2, ripercorre una gran parte della carriera del combo. Ecco dunque sposati brani classicissimi come “Roundabout” o “Siberian Khatru” con song più “moderne” come “Awaken” e “Onward” (che sono di fine anni ’70, tratte rispettivamente da “Going for the One” e “Tormato) e con pezzi vecchissimi e introvabili come America (fatta originariamente sul sampler album “Age of Atlantic” e disponibile sulla raccolta “Yesyears”). Le canzoni presenti sono, a dire il vero, molto poche (solo 7), ma occupano lo stesso molto tempo in quanto per la maggior decisamente decisamente lunghe (molte lievemente allungate, vedi ad esempio “Starship Trooper”), tanto lunghe da aver reso necessaria la pubblicazione del live come doppio Cd (ben oltre i 100 minuti di musica). Se l’apporto del pubblico nel cd è appena sufficiente, giusto gli applausi fra una song e l’altra, và detto che l’esecuzione delle canzoni è ben fatta, in maniera sicuramente meno “pomposa” di Yessongs ma con un sound decisamente migliore (e, diciamoci la verità, forse anche meno genuino del già citato capolavoro del ’73). C’è comunque da dire Wakeman, Anderson, White, Howe e Squire in materia di intrattenimento sono secondi a ben poca gente, e di sicuro lo spettacolo è garantito. Descritta a grandi linee la parte live vediamo ora le studio tracks. Esse sono solamente due e piuttosto differenti fra di loro. “Be The One” è un lento, un gran lento (inizialmente, poi si enfatizza e velocizza), con una melodia assolutamente di rilievo. Ha ben poco dei primi Yes, accostandosi decisamente alla seconda (o terza) era della band, la qualità della canzone però è grande. Soprattutto in chiave melodica Be The One esprime la sua massima grandezza, con 10 minuti scarsi che non lasciano un cuore romantico e sognatore indifferente. Tantissimo effetto lo dà la voce di Anderson, che coinvolge e convince pienamente, poco dietro vi è Howe, con degli arpeggi speciali, ma nessuno demerita, nemmeno nei tratti dove la traccia si velocizza e assume tonalità più “oscure” (nel tratto centrale). Grande arpeggio iniziale, semispagnoleggiante (introdotto da delle keyboards appena udibili sullo sfondo) per “That, that is”. Dicevo che le due song sono piuttosto diverse. Questa diversità non si ha tanto per tecnica (anche se That that is ricorda di più, sebben in maniera molto più melodica, i primi tempi della band, rispetto a quanto non faccia Be the one), ma soprattutto in chiave di emozioni scatenate. Se la prima song era fondamentalmente romantica, questo arpeggio è decisamente triste, e si chiude in fade dopo qualche minuto mentre, sempre in fade (in), esplode un tribale drumming, che apre  la parte veloce, sì di classe ma che non ha la stessa potenza di altri capisaldi del combo. Le due track sono comunque buonissime, e vanno a completare un doppio disco che potrebbe deludere in parte. Non perché brutto in sè (in quanto complessivamente ho dato in sede di rece un giudizio piuttosto positivo), ma perché se privato di “Keys 2”, contentente l’altra metà del concerto, Keys 1 sembra forzatamente un ottimo moncone, visto tutte le tracce famose che mancano. Se invece si possiedono entrambi i live, la combinazione che ne esce, pur non raggiungendo Yessongs, molto più “puro”, è comunque di grande spessore, come non può non essere per gente con questa classe.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :

1) Siberian Khatru

2) The revealing science of God

3) America

4) Onward

5) Awaken

6) Roundabout

7) Starship Trooper

8) Be the One

9) That, that is

Ultimi album di Yes

Band: Yes
Genere: Progressive 
Anno: 2023
78
Band: Yes
Genere: Progressive 
Anno: 2021
65
Band: Yes
Genere: Progressive 
Anno: 1977
85
Band: Yes
Genere:
Anno: 2014
70
Band: Yes
Genere:
Anno: 1978
81