Recensione: Kick Out The Jams

Di Ramalama - 30 Luglio 2003 - 0:00
Kick Out The Jams
Band: MC5
Etichetta:
Genere:
Anno: 1969
Nazione:
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90

Il Russ Gibb’s Grande Ballroom di Detroit
La notte di Halloween del 1968
Rob Tyner (lead singer degli Mc5) urlò: “Kick out the jams, motherfuckers!!”
ed iniziò così uno dei più memorabili concerti, ed in seguito album live della storia del rock (con la R maiuscola) eccitante, fuori di testa, seminale per tutto quello che il Rock partorirà in seguito, e mai come nessun altro così colpevolmente ignorato. MC5 è un acronimo che sta per “Motor City Five” ed è il nome che il gruppo prese nel 1965 dopo lo scioglimento dei Bounty Hunters. Gli MC5 erano formati da Wayne Kramer, cantante e chitarrista nonché carismatico leader; Fred “Sonic” Smith, chitarrista (in seguito marito dell’icona rock Patti Smith); Robert Derminer, in arte Rob Tyner, cantante; Michael Davis al basso e Dennis Thompson alla batteria. Tutto ciò esprimeva il caos sonoro ideale per i deliri sovversivi di John Sinclair, leader spirituale della band, nonché esponente di spicco del movimento delle “White Panters” (finito in galera subito dopo la pubblicazione di “Kick out the jams”). Le “White Panters” furono una cellula anarco-rivoluzionaria, che avrebbe dovuto liberare l’America da “porci” e bigotti, che ostacolavano gli impulsi edonisti e rivoluzionari della nuova generazione. Predicavano “…l’assalto totale alla cultura, con ogni mezzo necessario, compreso il rock, la droga e il sesso per strada. Scambio libero d’energia e materiale: la fine dei soldi! Cibo, vestiti, case, droghe, musica, corpi, cure mediche gratis. Tutto gratis per tutti!…”.
Gli MC5 furono l’esempio più bello di questo passaggio storico/culturale, portando fin nel sottoscala compositivo le loro deliranti intuizioni musicali, prodromi sine ablatione di tutte le ispirazioni rock successive.
Dopo un paio di brani registrati per misconosciute case discografiche, nel 1968 la Elektra (innovativa casa discografica che annoverava gruppi come i Doors, gli Stooges ed artisti del calibro di Tim Buckley), decise di investire dollari anche su questo talentuoso nuovo combo, li mise sotto contratto, e da uno dei loro più vaneggianti e fantasmagorici live prese vita “Kick Out The Jams”, loro album d’esordio. Fu Sinclair stesso che volle un album registrato dal vivo perché diceva che “…solo così poteva essere apprezzata in pieno la devastante potenza degli MC5…”, non sbagliò di una virgola. Venne così alla luce un disordinato baccanale, un’orgiastica sintesi tra garage-rock, primitivismo sfrenato, rumorismo e psichedelia astratta capace ancora oggi di far tremare le vene dei polsi.
Al di là dell’importanza musicale che esso ricopre, “Kick out the jams” è rilevante per l’incalcolabile influenza che ha esercitato e che eserciterà sulle future generazioni di musicisti; tutti gli stilemi musicali esistenti oggi, che vanno dal rock al metal passando per la musica “sperimentale”, trovano la loro origine proprio tra i solchi di questo album seminale.
Fatte le debite premesse, non resta altro che rilevare l’importanza dell’elemento “concreto” nell’economia della sintesi rivoluzionaria incarnata in questo album degli MC5. Se, da un lato, sono presenti autentiche escursioni sonore che sono delle vere e proprie “astrazioni”, dall’altro ci si imbatte in epiderimche ctonie della realtà che reclamano il loro diritto a diventare “segno” proprio di quella effettività, ormai alienante e angosciante, che sfugge a ogni definizione risolutiva.
La prima gemma che ci viene regalata è la folle e vaneggiante “Ramblin’ Rose” chitarre distorte, ritmica martellante, ed un isterico e malizioso falsetto di Tyner, fanno di questo brano l’aere di future eratiche sperimentazioni.
La title-track si apre con un riff devastante, che traghetta, come audiofilo caronte, l’ascoltatore in un clima di tensione insostenibile mentre la voce del nostro Tyner urla tutta la sua rabbia con un vero e proprio sfogo animale.
In “Come Together“, chiaro riferimento ai Fab Four, tutt’altro che casuale, la sezione ritmica non dà respiro e le chitarre si lanciano in fraseggi di sapore psichedelico.
Un riff assassino di chitarra introduce il caos di “Rocket reduced no. 62 (Rama Lama Fa Fa Fa)“, la follia fatta canzone, suoni distorti, cacofonia e accostamenti melodici di una bizzarria e originalità ineguagliabile una sorta di anello di congiunzione tra James Brown, Jimi Hendrix e Bartok; Tyner lancia slogan rivoluzionari con furia trasgressiva, mentre Kramer e Smith con le loro chitarre mitragliano accordi senza pietà, fino a sciogliersi in un liberatorio finale.
La successiva “Borderline” è adrenalina pura, i nostri scendo fin dentro le viscere della Terra e come operosi minatori belgi si aprono la strada per aspera ad astra con un’esplosione di energia primordiale capace di scorporare qualsiasi umana sinapsi.
Il brano seguente “Motor city is burning“, si presenta all’apparenza come un tipico blues sporco, bollente e sudato, ma viene subito martoriato da continue rasoiate esacordiche di Kramer e Smith.
Ed infine si arriva a quello che a detta di molti è il capolavoro del disco, “Starship“, composto insieme al jazzista Sun Ra, questo brano schizofrenico e peritoneo stupisce per il suo equilibrio tragico tra sequenze “concrete” e devastanti impennate pletorico-musicali. La Musica diventa qui lirismo lisergico-anarchico, parossismo dello spirito inquieto, e lascia che ogni nostra emozione si sovrapponga ad ogni nuova emozione, fino allo sfinimento, fino al delirio che è già presentimento della fine. Una voluta sonica e un’imbastitura armonica che schianta qualsiasi capacità di ascolto disincantato, musica che parte e prosegue su pletorici piani siderali aprendo in modo sesquipedale spazi cosmici dove le sfuriate canoro-musicali, imbastite dagli MC5, si allocano definitivamente in un catartico sintagma armonico.
Kick Out The Jams ha ancora tantissimo da insegnare a tutti quelli che nella musica cercano le domande e in modo certosino costruiscono le risposte; non sogni, ma angosce disposte; non disimpegno, ma autenticità e coraggio. Non solo musica di sapore tecnoteista, ma visioni di “universi possibili” e creazioni sonore inarrivabili.

Tracklist:

1) Ramblin’ Rose
2) Kick Out The Jams
3) Come Together
4) Rocket Reducer N.62 (Rama Lama Fa Fa Fa)
5) Borderline
6) Motor City Is Burning
7) I Want You Right Now
8) Starship

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