Recensione: Kill
Da quanto tempo aspettavamo un album dei Cannibal Corpse a pieno
regime? I più cinici (sì, mi ci includo) ormai parlavano di “brutal band da
fumetto”, visto che la band di Alex Webster & co. sembrava essersi
assestata su degli stereotipi da loro stessi diffusi, ma ormai abbastanza
stantii. L’immobilità non sempre paga, si sa, ed i Cannibal, che sono artisti
intelligenti quanto coerenti, hanno saputo rinnovarsi senza…cambiare!
Confusi? Il suono dei floridiani nel 2006 è in sostanza questo: brani brevi
e diretti, vere schegge impazzite di brutal alla massima potenza, prive degli
arrangiamenti “fangosi” che impantanavano spesso i loro dischi in alcuni
brani – ultimamente – un po’ troppo noiosi; il tutto confezionato da Mr. Erik
Rutan, di fama Hate Eternal, che con la sua produzione riesce a dare un
nuovo volto alle sonorità della band brutal più popolare al mondo. Vere e
proprie hit come The Time To Kill Is Now, praticamente un proiettile in
pieno viso in apertura di album, o Murder Worship sembrano voler
dimostrare l’indimostrabile: si impara anche dai propri discepoli. I Cannibal
sembrano infatti aver fatto proprie le idee di alcune brutal band moderne, con
il loro malatissimo senso della melodia, una potenza espressa non solo in
decibel ed un suono finalmente schietto, deciso, pulito. Non manca la song
pesante e rallentata, o per meglio dire cadenzata: una splendida e rocciosa Death
Walking Terror. E da notare è anche l’uso più sbilanciato che George ‘Corpsegrinder’
Fisher fa della propria voce: sbilanciato verso un growl decisamente più
adatto a queste nuove canoni rispetto al suo malatissimo screaming.
Un po’ di restyling serviva, insomma, a rinfrescare le idee di chi ha
praticamente portato sulle grandi scene il brutal death alla massima potenza:
per la prima volta da qualche anno è un vero piacere poter dire che i Cannibal
Corpse, con Kill, non sbagliano un solo colpo. Un gruppo che
ritorna affiatato come non mai, che si libera da qualche granello di polvere di
troppo e che ritrova il 100% della propria inspirazione non è certo un fatto
comunissimo, di questi tempi, in ambiente “band storiche”. Un motivo
in più per elogiare i floridiani, quindi.
Se non è il disco brutal death dell’anno poco ci manca, anche se di tempo a
dicembre ne manca ancora parecchio: comprate a scatola chiusa, questa è linfa
vitale per chi iniziava a sentirsi musicalmente un po’ orfano.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. The Time to Kill Is Now 02:04
2. Make Them Suffer 02:50
3. Murder Worship 03:57
4. Necrosadistic Warning 03:28
5. Five Nails Through the Neck 03:46
6. Purification by Fire 02:57
7. Death Walking Terror 03:32
8. Barbaric Bludgeonings 03:43
9. The Discipline of Revenge 03:39
10. Brain Removal Device 03:15
11. Maniacal 02:13
12. Submerged in Boiling Flesh 02:52
13. Infinite Misery 04:01