Recensione: Kill Grid
“Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare …” una band di Thrash Metal che ti spaccherà le orecchie in quattro parti distinte.
Questo è quello che fanno gli Enforced, di Richmond in Virginia, con il loro sound violento ed iracondo, una tempesta sonora che raccoglie energia da Slayer, Demolition Hammer, Sepultura e S.O.D. e che segue la scia dei più recenti Power Trip (ciao Riley).
‘Kill Grid’ è il loro secondo album, disponibile dal 12 marzo 2021 tramite Century Media Records.
Successore del già valido ‘At the Walls’ del 2019, il nuovo lavoro mostra una band che ha preso coscienza delle proprie potenzialità e che si è assestata, senza un vero e proprio mutamento di lineup, ma con una definitiva assegnazione dei ruoli: Alex Bishop è l’unico batterista presente (su ‘At the Walls’ aveva diviso le percussioni con Isaac Hullinger) e le parti di basso sono state tutte affidate a Ethan Gensurowsky; per il resto troviamo sempre Will Wagstaff e Zach Monahan alle asce ed il furibondo Knox Colby dietro al microfono.
Rispetto al precedente album troviamo una maggior cura del songwriting, con brani sempre diretti, ma più strutturati e di maggior minutaggio (di pari numero di canzoni, la differenza di durata tra i due platters è di quasi un quarto d’ora) con, addirittura, la Title Track che supera i sette minuti.
Statistiche a parte, si sente la crescita affiancata ad una decisa intenzione di non perdere la propria personalità: gli Enforced sono perennemente incazzati ed è questo il loro punto di forza.
Voce furiosa con molto Hardcore dentro e piena di odio, una sacco di assoli che vanno dal nervoso al ricercato, ritmiche serrate con basso e batteria uniti in un sol corpo, una buona produzione che esalta l’alto impatto sonico scurendo malvagiamente i toni … un bel pezzo di Thrash – Crossover in poche parole, che viaggia per direttissima arroventando l’aria che sposta.
‘Kill Grid’ è nero, violento e senza tregua, basato su una potente alternanza di parti veloci con altre strenuamente cadenzate, che, andando ben oltre il semplice cambio di tempo per spezzare i ritmi, costituiscono anch’esse la struttura portante del pezzo.
L’assalto è immediato, gli Enforced non vogliono fare prigionieri: il colpo di maglio della veloce ‘The Doctrine’ non lascia scampo mentre la pestata ‘UXO’ frantuma le ossa.
La diretta ed essenziale ‘Beneath Me’ riprende il modo di scrivere dei primi anni ed è essenziale per introdurre ‘Malignance’, che, invece, evidenzia il balzo in avanti compiuto dal combo: riff taglienti, rabbia, velocità, groove, un cambio secco di tempo da paura ed un assolo che inchioda … non si può chiedere altro, uno dei pezzi migliori dell’album.
“Uno dei” perché la lunga ‘Kill Grid’ e la potente ‘Courtain Fire’, con le quali gli Enforced ci dicono che sanno scrivere brani efficaci anche rallentando (di poco) le andature, non sono da meno.
‘Hemorrhage’ e ‘Blood Ribbon’ staccano l’intonaco dai muri e la grintosa ‘Trespasser’ chiude il lavoro con lo stesso effetto dell’assalto incisivo e mortale di un crotalo.
In poche parole, ‘Kill Grid’ è un buon album, che evidenzia una band coesa, che sa il fatto suo e che sta crescendo esponenzialmente.
Unico difetto: pericoloso da ascoltare in casa, soprattutto se si è vicini a cristalliere, lampade a stelo o mobili dell’Ikea traballanti.
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