Recensione: Killing Music
A volte ritornano: frase abusata ma necessaria per le vecchie glorie del metal (estremo, in questo caso), che tra sparizioni pluriennali (chi ha detto Konkhra?) e rese incondizionate (vedi i Bolt Thrower e il loro destino incerto) lasciano i fan della prima ora, ancora attaccati a quel modo di fare metal che rifuggiva il giocattolone che sarebbe diventato nel terzo millennio, delusi o rassegnati. È quindi bello vedere che gente come i Benediction, che di traversie ne ha passate tante, torna sulle scene con un album che ha sì luci e ombre, ma dimostra un indubbio e feroce attaccamento al death metal.
Killing Music, come spesso succede per gruppi come questo, vuole essere un vero e proprio manifesto, una dichiarazione d’intenti che ricordi a tutti chi sono e da dove vengono. La produzione è volutamente scarna e aggressiva, con delle chitarre tanto abrasive da risultare quasi fastidiose per chi non sia abituato al death metal primigenio dei britannici; e la scelta di Dave Hunt per il timbro della propria voce è vicina addirittura al primo grindcore, tanto è ruvida, senza scivolare nei canoni del growl a cui siamo abituati per il death metal. Riff semplici, con la nota influenza crust/punk ancora più accentuata del solito, e una batteria grassa e potente, a stampare pezzi senza il minimo fronzolo, sono i principali attori dello stile dei Benediction nel 2008.
Ovviamente è difficile pescare tracce guida, canzoni capaci di esemplificare il sound o risaltare nel disco, dato che, più che al pezzo d’impatto, gruppi come loro tendono a creare un macigno unico; ma la doppia cassa e il riff quasi melodico (e comunque azzeccatissimo) di They Must Die Screaming, con la sua strofa thrashettona, sono sicuramente uno dei momenti meglio riusciti di un album omogeneo ma non noioso. La ripartenza in velocità ha molto del death svedese originario, con Hunt che si avvicina spesso al miglior L.G. Petrov anche per intensità espressiva (ebbene sì, anche un feroce latrato esprime qualcosa), e la struttura strofa/chorus/break/strofa/chorus si fa amare immediatamente da chi non cerca orpelli progressivi in ogni angolo del metal. Allo stesso modo, il riffone stoppato di Wrath And Regret è uno di quelli che si ricordano, un proiettile tanto semplice quanto efficace.
Ritorno azzeccato, solido, in una parola: brillante, anche se non con la dovuta costanza. Con la speranza ad ogni modo che i Benediction possano guidare le fila di chi non si arrende, invece di gettare la spugna, salvo poi riunirsi al momento giu$to.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Intro 01:32
2. The Grey Man 02:44
3. Controlopolis (Rats In The Mask) 02:54
4. Killing Music 03:41
5. They Must Die Screaming 03:54
6. Dripping With Disgust 03:56
7. Wrath And Regret 03:48
8. As Her Skin Weeps 01:53
9. Cold, Deathless, Unrepentant 03:08
10. Immaculate Facade 04:51
11. Burying The Hatchet 01:58
12. Beg, You Dogs 03:54